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Basta poco per innamorarsene, profuma "d'oro siciliano": dov'è il borgo (di tutti)

È terra d’amuri dicono gli abitanti, ma tanti sacrifici sono stati fatti. Si acchiana e si scinni tra le stradine, tra “casine riprese colorate”. Vi ci portiamo

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 25 giugno 2025

Il borgo di Cianciana

“Terra d’amuri, quante ginestre inteneriscono… [...]. Cianciana cara, la tua collina, le tue vallate piene di fiori… [...]. Cianciana mia terra d’incanti, questa canzone la dedico a te.” Accompagnati dalle note di un canto siciliano, la nostra visita ci guida alla scoperta del “Comune degli Stranieri".

Uscendo fuori dalle coste agrigentine, la SP 32 sviluppa un percorso immergendosi nell'entroterra agrigentino. Nel lontano 2012 ebbe i riflettori puntati su di sé quando, grazie a una "genaliata" dell’amministrazione, vennero vendute le case a un euro. Un prezzo simbolico che avvicinò molti stranieri nel piccolo paese.

Un atto volto a stravolgere le sorti sociali. Ad accoglierci - meravigliosamente - la nebbia agli irti colli (cosa che accade spesso in quelle zone). Pervade gli animi curiosi. È un gioco di riflessi, dove storia e architettura non possono mancare all'appuntamento. Il viale è imprevedibile, a tal punto che induce il turista a scegliere.

Da dove iniziare? Dal centro storico oppure salire su verso la zona vecchia o, magari, lasciarsi prendere dai pensieri dei massimi autori siciliani e dei musei? Scelta ardua, ovunque vada sarà un successo. Echeggiano vocine sussurranti nei vicoli del borgo. I gatti intontiti dalle nottate burrascose si lasciano coccolare mentre dai balconi sovvengono profumi maliziosi.

È terra d’amuri dicono gli abitanti, ma tanti sacrifici sono stati fatti. Si acchiana e si scinni tra le stradine, tra “casine riprese colorate” e altre che giacciono nelle loro antiche opere ingegneristiche. Dai 370 m.s.l.m. saliamo verso il Calvario, punto estremo del comune. Gli ultimi 150 metri sembrano interminabili, epilogo silenzioso dello sforzo prodotto.

Lassù è doveroso togliere la maschera della stanchezza, il panorama soddisfa i palati fini del viaggiatore. I Monti Sicani si rendono protagonisti con il Monte Cavallo, Pizzo Firriara e Monte Chiappara (voci di popolo confermano di aver visto anche l’isola di Pantelleria). Parlano di scoperte interessanti, a partire dalle grotte con riferimenti archeologici e naturalistici.

Meritano un capitolo a parte! Il luogo emana spiritualità, quella che i fedeli provano a toccare con mano. Ornato da una piccola chiesetta (grazie all’impegno economico di Francesco Ciravolo) e una croce lignea, il Venerdì Santo diventa centro delle attenzioni religiose.

La vivacità dei boschetti si infrange con la attenta conformazione strutturale del borgo. Diviso in sette quartieri, ognuno di essi racconta storie popolari di vittorie e sconfitte. Nel frattempo ci troviamo a San Gaetano tra uno scatto e l’altro. L’obiettivo si concentra verso Piazza, il centro storico e nevralgico del paese. Smaltita la fatica, ci accingiamo a raccogliere i frutti della nostra scelta. La discesa è un trampolino di lancio verso la Torre dell’Orologio. Rintocchi eleganti accolgono la nostra presenza, è tempo di studiare. Posta tra i Casotti, fu costruita nel 1908 (prendendo spunto dall’orologio di Piazza Signoria, Firenze).

Si presta a dovere con la Chiesa del Purgatorio. Dedicata alle anime del Purgatorio, di gusto neoclassico, fu costruita nel 1716. Il portale è in pietra calcarea sopra il quale è dipinto un finto rosone.

Custodisce una statua del Cristo Risorto e il simulacro della Madonna della Mercede. Nemmeno il tempo di fiatare ed eccoci ai Casotti (due edifici a pianta rettangolare che delimitano l’ampia scalinata). Fanno da cornice alla via centrale di Cianciana. Respiriamo una prima, seconda e terza volta, finché il signor Angelo Pace si avvicina.

Chi è costui? Un ometto ottantacinquenne abbastanza “arzillo”. Ha tanta voglia di raccontare la sua storia da zolfataro. “Quante ne abbiamo passate”. “Entrato da “caruso” (bambino), sono uscito picconiere e operaio. Una vita di sacrifici. Le zolfare sono sparite, portando con sé un pezzo di storia ciancianese”.

Ci saluta affettuosamente, conscio di aver lasciato qualcosa in dote. La passeggiata conduce alla volta dei palazzi nobiliari. Marino, Joppolo (dove nacque il poeta Alessio Di Giovanni) e De Michele-Abatellis fanno parte di un percorso ricco di sfumature. È tutta la storia del territorio che ha radici molto antiche, sin dai tempi dei cretesi.

Gli stessi si recavano in una salina chiamata Chiancana. Oltre ai cretesi misero piede i greci, romani e arabi. Vecchi documenti parlano di una villa. Insediamento distrutto dagli arabi (Kalat-Ibla Tanu) e a sua volta (l’insediamento arabo) distrutto da Federico II. Altre fonti parlano di una città (La Ferla) di 25 mila unità rasa al suolo da un terremoto.

Oltremodo - in seguito - fece parte della Ducea di Bivona a partire dal 1554. Successivamente venne ceduta ripetutamente a varie famiglie nobiliari fino al 1812 quando, finalmente, assunse il titolo di comune libero.

Seguendo il viale raggiungiamo la Chiesa di Sant’Antonio. A pianta rettangolare, presenta un’unica navata e termina in un’abside. In stile barocco siciliano, custodisce tele e statue di ottima fattura. L’ingresso è abbellito da alcune panchine. Queste “acchiappano” le curiosità del turista. Con immagini e pensieri coinvolgono tutti. Gli edifici religiosi non mancano.

Le chiese della Santissima Trinità e del Carmine non sono da sottovalutare. La nostra idea è quella di raggiungere il portone di San Rocco. Dopo una lunga “scorpacciata”, tra saliscendi vari, siamo di fronte all’unico ingresso antico rimasto ancora in piedi. Narrasi leggenda che in quel luogo, dopo le sue fatiche, San Rocco (protettore dei cani) decise di riposarsi.

Oggi versa in condizioni d’incuria. Gatti indolenti ci accompagnano verso il centro cittadino, alla ricerca - dicono i documenti - di una villa comunale ricca di particolari. Questa si trova nella “zona recente”. Si possono ammirare la piccola “Torre Eiffel” (costruita dai minatori) e il Monumento allo Zolfataro.

Stranamente, rispetto alle visite precedenti, l’aspetto culinario è stato spodestato dall'incantevole scoperta. Dopo tante ore è tempo di arancini, formaggi, degustazione di oli e cassateddi. Che abbia inizio il meritato riposo (nonostante il Museo Archeologico sia chiuso - piccola macchia nel mezzo di tante soddisfazioni).

Il borgo agrigentino lascia stupefatti per il nuovo progetto d’innovazione. Un esempio da seguire per sopravvivere allo spopolamento in atto. Ogni angolo ha saputo mescolare lo stile antico a quello contemporaneo, opera di contrasto affascinante.

Non possiamo fare altro che lasciarci cullare dalla bellezza del territorio ciancianese fino all’ultimo istante.
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