STORIA E TRADIZIONI

HomeNewsCulturaStoria e tradizioni

C'erano "l'Oreto" e "l'Elisa", gli Ingham e i Florio: i due brigantini che fecero la storia

Le costruirono a Palermo e furono le prime imbarcazioni commerciali del Regno delle Due Sicilie che coprirono delle distanze mai raggiunte prima

Antonino Prestigiacomo
Appassionato di storia, arte e folklore di Palermo
  • 27 maggio 2024

Dettaglio di un acquerello su Moby Dick dell'artista Giorgio d'Amato (foto di Antonino Prestigiacomo)

Se leggessimo oggi che due navi sono approdate rispettivamente nelle coste degli Stati Uniti e dell'Asia non ci troveremmo nulla di esaltante, ma se vi dicessi che stiamo parlando dell'Ottocento, che tali navi le costruirono a Palermo e che furono le prime imbarcazioni commerciali del Regno delle Due Sicilie, pilotate da capitani palermitani, a toccare i due continenti, forse cambieremmo idea.

Infatti «si dovette all'ardimento e all'iniziativa dei siciliani, il primo tentativo di effettuare con mezzi marittimi propri il trasporto negli Stati Uniti d'America dei prodotti agricoli della loro feconda isola».

Nel Giornale del Regno delle Due Sicilie del giovedì 10 settembre 1818 si leggeva la straordinaria notizia dell'arrivo a Boston, negli Stati Uniti, del brigantino siciliano l'Oreto: «Negli scorsi giorni è giunto nel nostro porto il brigantino siciliano l'Oreto, comandato dal capitano Bonaventura Consiglio, provegnente da Palermo.
Adv
È questo il primo bastimento italiano, condotto da italiani, che sia comparso nei nostri lidi. Il carico è stato subito venduto con profitto considerevole del proprietario signor Riso di Palermo. L'equipaggio, durante la sua permanenza in Boston si è portato in modo da meritarsi la stima generale».

Il capitano Consiglio fu il primo marittimo delle Due Sicilie a compiere la traversata nel Nordatlantico e con strumenti alquanto rudimentali, quali una semplice bussola, un cronometro e un ottante. Basandosi, inoltre, sulle istruzioni verbali dei capitani dei clipper (navi a vela) americani incontrati a Palermo. Impiegò circa due mesi prima di arrivare nelle coste americane.

Sessant'anni dopo, nel 1880, la tratta Palermo-New York sarà gestita dalla società Ignazio e Vincenzo Florio e poi dalla fusione di questa con la Rubattino.

Vent'anni dopo l'importante approdo nell'America del Nord, un altro capitano palermitano, Vincenzo di Bartolo di Ustica, compirà un viaggio meritorio, ma questa volta l'America risultò essere il punto di partenza e non di arrivo.

Salpando infatti da Boston, sul brigantino Elisa, di proprietà della famiglia Ingham di Palermo, il di Bartolo proseguì in direzione del continente asiatico verso Sumatra.

Ecco la descrizione delle tappe del viaggio dell'Elisa: «Il 18 febbraio 1839 fu deciso di inviare l'Elisa da Boston a Sumatra per caricarvi pepe, al nolo convenuto di $ 6000 "in tronco". Il mattino del 1° marzo 1839 l'Elisa lasciò Boston agli ordini del cap. di Bartolo col secondo Federico Montechiaro, un equipaggio di soli 11 uomini e il sovraccarico Francis August Bartholdy.

In 45 giorni l'Elisa raggiunse Trinidad e il 16 maggio doppiò il Capo di Buona Speranza. La traversata dell'Oceano Indiano durò circa due mesi durante i quali scarseggiò l'acqua e si dovettero raccogliere quasi 200 galloni di provvista piovana. Il 1° luglio 1839 l'Elisa dette fondo a Pulo Rihe dopo 120 giorni di navigazione ininterrotta.

Proseguì quindi per Rigas nell'isola di Sumatra, ove si trattenne dal 2 al 25 luglio, caricando 5.520 sacchi di pepe, del valore di $13.519. Fatte provviste locali di riso, melassa, caffè, olio di cocco, polleria, patate, dolci, mango, ecc. il 26 luglio l'Elisa lasciò Sumatra e raggiunse il Capo di Buona Speranza in 63 giorni di navigazione; diresse quindi per l'isola di Sant'Elena, ove ancorò il 12 ottobre. Fatte altre provviste di acqua, viveri, frutta e verdura, proseguì per Gibilterra, ove transitò il 5 dicembre, rientrando infine a Palermo il 14 dicembre 1839, dopo 13 mesi e 17 giorni di assenza».

In seguito a questa impresa, il capitano di Bartolo fu nominato alfiere di vascello soprannumero della Real Marina e insignito con la medaglia d'oro al merito civile da re Ferdinando II.

L'eccellenza dei due capitani palermitani non fu solo il frutto di mere capacità ed esperienze personali, ma anche, e soprattutto, il risultato, a distanza di tempo, della visione, della fiducia e dell'investimento nel proprio territorio di un altro uomo, Giuseppe Gioeni e Valguarnera dei duchi d'Angiò, amante dell'arte del navigare, il quale impiegò il suo tempo, nonché il suo denaro, costruendo nel 1775 una casa di pietra a forma di nave nella spiaggia dell'Acquasanta e istituendovi nel 1789 «il nucleo del primitivo Seminario Nautico» di Palermo, ovvero la prima scuola nautica della città: «Quando nel 1789 ospitò i primi allievi, la Nave di pietra si presentava come una vera e propria imbarcazione corredata di pennone, vele, sartie e di tutte quelle attrezzature necessarie a fare esercitare i futuri capitani di mare».

(Per maggiori approfondimenti confronta "Storia della marina mercantile delle Due Sicilie 1735-1860" di Lamberto Radogna; "Sul viaggio del brigantino siciliano Elisa alle Indie Orientali" di Ignazio Filiberto; "Sulle orme dei Florio" di Gaetano Corselli d'Ondes e Paola D'Amore Lo Bue).
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI