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L'hanno fatto i romani e c'entrano gli elefanti: la leggenda del Ponte sullo Stretto

Una dei misteri sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina risale addirittura alle ultime fasi della Prima guerra punica: vi raccontiamo una storia

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 26 agosto 2025

La leggenda del Ponte sullo Stretto

Una delle leggende che circola di più in rete sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina riguarda la costruzione da parte dei romani di un ipotetico antico ponte di legno, durante le ultime fasi della Prima guerra punica.

Secondo il mito, questo ponte sarebbe stato costruito dalle legioni romane per permettere l’attraversamento dello stretto degli elefanti catturati nella Sicilia occidentale, all’epoca ancora sotto il controllo dell’esercito cartaginese.

Sfortunatamente, però, non esiste alcuna citazione di questo evento nei libri di storia scritti all’epoca di questo conflitto e il passo citato da molti sul web, preso da un passaggio della “Geografia” di Strabone, sarebbe inventato.

Andiamo però con ordine.

Nel III secolo a.C., per la prima volta nella storia Roma cominciò ad interfacciarsi seriamente al Mediterraneo, avendo terminato di conquistare i territori che erano presenti sulla penisola italiana.

Giunti in Calabria, i romani entrano finalmente in contatto con le ambascerie delle città greche siciliote della Sicilia orientale, all’epoca capitanate da Messina e da Siracusa.

Le città greche, spossate dopo secoli di guerra contro i Cartaginesi, sono a un bivio. Possono continuare a combattere le comunità puniche della Sicilia occidentale (in particolare Mozia e Panormus) o approfittare della vicinanza degli eserciti romani, per stipulare un’alleanza contro i punici.

Dal canto loro i romani sono interessati alla Sicilia, per le sue floride coltivazioni di grano. Fu così che le principali città siciliote si allearono con Roma, finché un incidente di percorso non fornì nel 264 a.C. un casus belli ai romani.

Un gruppo di mercenari italici, noti come Mamertini, occuparono Messina e dopo aver passato alcuni anni a scorrazzare nella Sicilia orientale, dichiararono guerra a Siracusa.

Essi però furono molto presto costretti a ritirarsi.

Per difendersi dall’aggressione dei popoli che avevano aggredito, i Mamertini allora decisero di stipulare prima un’alleanza con i Cartaginesi e poi con gli stessi romani.

Loro non potendo accettare questo doppio gioco da parte dei Mamertini e di vedere stravolgere i propri piani per la Sicilia, decisero di intervenire e di allontanare le truppe puniche dallo Stretto.

Da quel momento in poi, per i successivi 20 anni, romani e cartaginesi si sarebbero scontrati in Sicilia, in quella che oggi potremmo definire una vera e propria guerra di logoramento.

Tra i principali obiettivi militari c’era Panormus, che venne conquistata dai romani nel 254 a.C.

Tre anni più tardi, i cartaginesi risposero, assediando quella che sarebbe divenuta Palermo con degli elefanti di assedio.

Oltre 100 di questi animali vennero catturati dalle legioni romane alle porte di Palermo, mentre altri pachidermi vennero abbattuti con archi e lance.

Il ponte leggendario sullo Stretto di Messina sarebbe stato realizzato secondo il mito proprio per portare questi elefanti lontano dalla Sicilia, in direzione di Roma.

A ordinare la realizzazione del ponte sarebbe stato il console Lucio Cecilio Metello, presente in Sicilia durante l’assedio di Palermo.

Non disponendo però la tecnologia necessaria per affrontare questa sfida, gli ingegneri di Metello avrebbero allora deciso di realizzare un ponte di barche o una passerella con delle botti vuote, disponendo sopra di esse delle travi su cui far camminare gli animali.

Una versione del mito – di cui non esiste traccia nelle fonti antiche – afferma persino che questo passaggio temporaneo crollò sotto lo stesso peso dei pachidermi, che affogarono nelle acque dello Stretto, insieme a centinaia di uomini.

Le uniche informazioni certe che disponiamo di questa storia provengono da alcune opere di Plinio il Vecchio e di Frontino.

Secoli dopo gli eventi scrissero che per festeggiare la cattura degli elefanti a Palermo, in modo che Roma potesse avere questi animali nel proprio bestiario, Metello decise di far legare delle botti, con cui cercò di far attraversare lo Stretto agli elefanti.

Plinio e Frontino non parlano però di un vero e proprio ponte, che avrebbe potuto anche bloccare la circolazione delle imbarcazioni fra il Tirreno e lo Ionio.

Probabilmente si riferivano a delle zattere mobili, costruite appositamente per questi animali tramite botti e mezzi di legno.

Bisogna d’altronde considerare che durante la Prima Guerra Punica i romani avevano da poco cominciato ad avere una marina militare.

Ma anche che non erano ancora in grado di gestire ed eliminare gli elefanti, come avrebbero imparato in seguito, durante la
Seconda e la Terza Guerra Punica, grazie alle innovazioni militari apportate dalla famiglia degli Scipioni.

Visto che la storiografia greca menziona altri grandi ponti di barche, risalenti secoli prima questo conflitto, costruire un ponte di barche all’epoca della Prima guerra Punica sarebbe stato teoricamente possibile per i romani.

Ma probabilmente quest’opera non venne considerata così fondamentale per il proseguo della guerra, esaminando soprattutto la rapidità delle navi puniche.
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