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Can Yaman a Palermo e le serie tv turche amate (anche) in Sicilia: il perché di tanto successo

C'è altro dietro al grande successo riscosso nell'Isola dalle serie tv turche oltre al fascino dei suoi protagonisti. Ce lo spiega la studiosa Ümeyhan Azman che da tempo analizza il fenomeno

  • 8 ottobre 2021

Ümeyhan Azman

L’arrivo di Can Yaman a Palermo, l’attore turco che spopola nelle serie Tv del momento e che è impegnato su un set con Francesca Chillemi, ha scatenato una delirio di fan che ha sollecitato altre considerazioni.

Nella fattispecie ci siamo confrontati con Ümeyhan Azman, di origine turca, che vive a Palermo da quasi vent’anni e che, volendo costruire un ponte virtuale tra Oriente ed Occidente, restituendo le tradizioni culturali senza le sovrastrutture né clichè, ha dato vita ad un blog internazionale.

«Da tempo ho notato che le serie TV turche sono diventate un fenomeno sociale qui in Sicilia e non solo. Seguirle non è più solo un semplice passatempo, mi sembra di riscontrare un nuovo interesse per il mio paese d’origine e, riflettendoci, mi spiego anche perché».

Secondo Ümeyhan, infatti, studiosa che, oltre alla laurea in Storia dell’Arte e Scienze Turistiche, oltre a parlare cinque lingue, si è appassionata anche della cultura e delle tradizioni siciliane, scoprendo delle profonde affinità e aspetti condivisi.
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«Penso ci sia un senso, non so quanto consapevole, di identificazione con alcuni aspetti della cultura turca, che attingono soprattutto, secondo la mia esperienza, al mondo musulmano; nonostante alcuni aspetti rimangano peculiari ed esclusivi della vita in Turchia.

Mi sono sorpresa io stessa nel rintracciare alcune affinità linguistiche comuni.

Ad esempio ciliegia in siciliano si dice “cirasa" e in turco kiraz oppure l’asino, “scecco” e da noi eşek (la ş si pronuncia sci, quindi molto simile).

Così come le “stigghiole” palermitana, allo stesso modo si mangia in Turchia e si chiama kokoreç.

Per non parlare della tradizione di consumare, davanti l’uscio di casa seduti comodamente, quella che qui in Sicilia si chiama “calia" e da noi invece è la leblebi (che esistono bianchi come qui o tostati)».

Ma andando ancora più a fondo emergono anche altre tradizioni più corpose che uniscono la Turchia alla Sicilia.

Se da noi, infatti, l’usanza di esporre la dote della sposa prima delle nozze si preserva solo in alcuni paesi dell’entroterra soprattutto, in Turchia l’esposizione della dote, detta “çeyiz”, è ancora vivissima e in uso.

«La Turchia incuriosisce, la Turchia attira, la Turchia intriga oggi. La si sente vicina ma anche lontana. È chiaro che queste serie TV, come molte altre serie sono colorite, arricchite e romanzate. Ma hanno avuto il merito di dare a questo paese, considerato fino ad oggi principalmente come la Porta d’Oriente, un’immagine diversa da quella che si stava creando in questi ultimi anni. Devo ammettere che questo successo, sta aiutando la Turchia a migliorare la considerazione che si ha nei suoi confronti. E tutto ciò rafforza la mia idea originaria di ponte fra le culture.

Riscontro tra i siciliani che incontro ogni giorno un grande interesse, anche per la lingua. Molti mi dicono che vedono le serie in lingua originale per sentire bene la musicalità della lingua turca. Oltre al fatto che stanno nascendo anche tanti blog o siti sia per imparare la lingua sia per approfondire la tradizione e le ricette della cucina turca.

Un ultimo aspetto - conclude Ümeyhan Azman - secondo me è ritrovare in queste serie un particolare e ricercato senso del pudore che riscontro, altrettanto forte, qui in Sicilia.

Il legame con la famiglia, viscerale, e il rispetto della privacy credo che siano altri due punti d’incontro fra queste due culture che conservano certamente delle singolarità specifiche di entrambi ma anche evidenti punti d’incontro. Certamente ne scoprirò altre».
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