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Ci passi ogni giorno e forse non l'hai mai notata: dov'è la (storica) pretura di Palermo

Ormai da un ventennio si erge uno dei pochissimi interventi di architettura contemporanea presenti all’interno dell’“ingessatissimo” centro storico della città

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 24 dicembre 2023

La pretura di Palermo

Nel mandamento Monte di Pietà, si erge ormai da un ventennio uno dei pochissimi interventi di architettura contemporanea presenti all’interno e ormai ampliamente metabolizzati nell’“ingessatissimo” centro storico del capoluogo siciliano.

È qui, tra le antiche tracce urbanistiche del cosiddetto Seralcadio che, successivamente al progetto di concorso “primo classificato” a principio dei lontanissimi anni Ottanta, il raggruppamento di progettazione con a capogruppo Sebastiano Monaco (in collaborazione con Mario Chiavetta, Rosario Busardò, Roberta De Grandi, Paolo Li Castri, Antonino Di Bella), realizza venti anni dopo circa, l’interessante soluzione di nuovi blocchi della Pretura dal linguaggio eminentemente contemporaneo, inglobando l’unico volume residuo della precedente cortina edilizia del Palazzo De Franchis, nel rispetto corale di allineamenti e altezze originarie.

Se le vicende tecnico-amministrative “ventennali” della costruzione palesano oltremodo l’inadeguatezza dell’asset normativo-burocratico a scapito di realizzazioni di qualità – come questa – in tempi "architettonicamente" biblici.
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A vincere la battaglia culturale del primato pedagogico del progetto d’architettura ancora sul caos normativo, è la dimensione qualitativa del design dell’intero complesso che, dalla data di entrata in esercizio degli uffici giudiziari, ha davvero rigenerato la qualità abitativa degli spazi pubblici circostanti, attraverso il decoroso intervento di ripavimentazione e costruzione di luoghi relazionali come la piazza della Memoria dedicata ai magistrati colpiti da cosa nostra, con interessanti innesti di arte contemporanea a firma di Henrig Bedrossian, Antonio Musarra Tubi (colonnato), Giovanna De Sanctis (Nike), Michele Cossyro, Rossella Leone, Davide Di Fiore.

Se le volumetrie complessive dei diversi corpi edilizi dei due macro-blocchi indipendenti di superficie, uno dei quali è arricchito nella spina centrale dalla copertura suggestiva dell’interessante volumetria vetrata del lucernario longitudinale, camminano nel solco dell’impressione urbanistica del vecchio isolato a ridosso della grande mole bianca del prospiciente Palazzo di Giustizia, l’invenzione linguistica più suggestiva risiede nella volontà progettuale di rivestire interamente i blocchi con fasce alternate di colore rosa e grigio, le quali nel denunciare l’indipendenza del proprio linguaggio a tratti "post-modernista" finiscono per raccordarsi topograficamente alla complessità di questo brano slabrato di città antica recuperata agli usi contemporanei.

È ciò che è sempre accaduto dentro le mura, il nuovo che pian piano diventa storia, l’idea dinamica di progetto frutto di passioni e virtuosismi che lentamente viene metabolizzato divenendone frammento del paesaggio urbano complessivo.

Tra qualche decennio, pochissime saranno le testimonianze di architettura contemporanea di qualità nel centro storico palermitano.

La nuova Pretura ne resterà iconicamente caso-studio emblematico di "tardiva" ben riuscita, malgrado l’appesantimento burocratico, malgrado la “biblicità” dei tempi, malgrado i quattro “soliti critici” nasi storti.
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