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Creature mostruose infestano lo Stretto di Messina: chi sono i "guardiani" della Sicilia

La Sicilia è una terra ricca di miti e leggende e uno dei più famosi vede come protagoniste due creature mostruose che infestavano lo stretto di Messina

  • 23 agosto 2021

Un'illustrazione del mito di Scilla e Cariddi

La Sicilia è una terra ricca di miti e leggende e uno dei più famosi vede come protagoniste due creature mostruose, Scilla e Cariddi, che infestavano lo Stretto di Messina.

Il mito nasce spesso per dare una spiegazione agli eventi, a quello che accade e l'attraversamento dello Stretto ha rappresentato in passato un pericolo per i naviganti, a causa delle correnti.

Il mito di Scilla e Cariddi ha probabilmente la stessa età del proposito di costruire un ponte sullo stretto, migliaia di anni, ma senza dubbio è più facile incontrare i due mostri immaginari che assistere finalmente alla costruzione del famigerato ponte.

Andiamo per ordine.

Scilla e Cariddi sono presenti in tante opere letterarie, come molti probabilmente ricorderanno, nell'Odissea ostacolano il viaggio di Ulisse. Circe mette in guardia Ulisse sul pericolo che dovrà affrontare una volta incontrata Scilla, che oggi dà il nome a un comune in provincia di Reggio Calabria.
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Nel XII libro dell'Odissea Circe dice ad Ulisse: «Non mai si salvarono navi là giunte/ cariche d'uomini: l'onde travolgono/ immense e turbini d'avido fuoco i rottami/ confusi coi corpi degli uomini».

Continua la maga, parlando di Scilla: «Ma essa è un orrido mostro/ e nessuno godrebbe a vederla, neppure/ se fosse un dio a incontrarla: ha dodici piedi,/ tutti davanti, sei teste e sei colli lunghissimi;/ su ogni collo una faccia deforme, la bocca/ ha tre file di denti, fitti, in gran numero,/ dove nera si apposta la morte».

Insomma, non sono parole molto incoraggianti e la descrizione non promette bene.

Eppure un tempo, prima di diventare una sorta di spaventapasseri acquatico, Scilla era una bella fanciulla, come ci viene raccontato nelle Metamorfosi di Ovidio.

Glauco era un bellissimo pescatore, figlio di Poseidone, Scilla abitava sulle sponde della Calabria e amava bagnarsi nelle acque di Messina. Glauco era amato e corteggiato da molte donne, che però non riuscirono a conquistarlo. Un giorno si tramutò in un tritone e divenne un semidio immortale insieme agli altri dèi del mare.

Dopo essere stato corteggiato da tante donne e averle ignorate, Glauco si innamorò perdutamente di Scilla, ma lei lo respinse - sarà stata opera del karma -, allora Glauco chiese aiuto alla maga Circe affinché preparasse una pozione magica che potesse far cadere Scilla ai suoi piedi.

Tuttavia Circe era innamorata di Glauco e provò a dissuaderlo, ma quando lui la rifiutò, lei andò su tutte le furie e si vendicò sulla povera Scilla, tramutandola in un orribile mostro, che nemmeno la ''bestia'' de "La bella e la bestia".

Scilla aveva infatti la testa e il corpo di donna che terminava in un’appendice pisciforme da cui sporgevano teste di cani voraci, una specie di pesce-donna-cane, ma non esattamente con la grazia di una sirena e la tenerezza di un barboncino, tutt'altro. Si dice che per la vergogna Scilla si sia nascosta in una grotta sottomarina della costa calabrese.

Insomma, Circe non si è risparmiata con la cattiveria.

Per quanto riguarda Cariddi, si tratta di un vortice pericolosissimo, tanto che Ulisse preferì affrontare Scilla e stare alla larga dal vortice Cariddi.

Ulisse, infatti, evitò di finire dentro la mostruosa voragine, seguendo il suggerimento di Circe: «Cariddi divina inghiotte con strepito l'onda nerastra/ [...] possa tu stare lontano quando la ingurgita!/ Non potrebbe salvarti neppure Posidone./ Piuttosto volgi veloce la rotta/ allo scoglio di Scilla [...]», gli disse la maga.

Ulisse riuscì ad evitare Cariddi, ma perse alcuni compagni nello scontro con Scilla.

Quando attraverserete lo stretto di Messina, ricordatevi di Scilla e Cariddi, anche se il consiglio - dalla maga Circe ai giorni nostri - è sempre quello di starne alla larga.
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