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Da quassù la vista su Palermo è strepitosa: è il palazzo "sopravvissuto" alle bombe del '43

Siamo in via Cavour, testimone di una rara concentrazione di opere dai linguaggi eterogenei composte tra gli anni Venti e Trenta da Salvatore Caronia Roberti

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 18 agosto 2023

Palazzo Amoroso di Salvatore Caronia Roberti

A Palermo la via Cavour, nel tratto subito prossimo alla libreria Feltrinelli, è testimone di una rara concentrazione di opere dai linguaggi eterogenei composte tra gli anni Venti e Trenta da Salvatore Caronia Roberti.

Dal restyling del Palazzo Galati De Spuches (1926) al Supercinema Excelsior (1923 e sede Feltrinelli), al Palazzo della Banca d’Italia (1930) - tutti sullo stesso fronte - e poi il dirimpettaio Palazzo Amoroso definito in periodo autarchico nel 1937, vero fulcro urbano della parte terminale dell’asse viario a cento passi dal Teatro Massimo.

Otto piani fuori terra, sei residenziali e due, ammezzato e piano terra per usi commerciali e uffici, questi ultimi interamente rivestiti di marmo grigio di billiemi ad ancorare la grossa mole dell’edificio di retaggio linguistico dichiaratamente littorio.

Impostato su di una rigida simmetria assiale in cui i lunghi balconi nei soli piani delle unità residenziali lasciano spazio al centro ad una preziosa nicchia-loggia centrale anticipata sulla mezzeria degli stessi da esili colonne a sbalzo, sopra le quali insistono ancora quasi tutte le sculture originali, quasi un retaggio medievale da Gargoyle per uno degli edifici dal cui terrazzo piano d’attico è altresì possibile godere di una vista paesaggistica davvero strepitosa e sublime.
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Il posizionamento "strategico" dell’edificio in luogo dell’ex cinta muraria spagnola proprio in prossimità dello snodo urbano di piazza Verdi, dona all’edificio di Caronia Roberti una vista privilegiata "a perdere" sulla città vecchia e nuova a scala "monumentale".

Dai rilievi montuosi che compongono la corona della Conca d’Oro ai teatri di piazza Verdi, dal rosso Palazzo Majorca-Francavilla al terrazzo che fu casa palermitana di Renato Guttuso, dall’edilizia elencale che compone ancora la specificità identitaria dei vicoli del centro storico alle vette dei campanili di chiese compresa la Cattedrale normanna.

Un unicum davvero suggestivo in cui comunque ognuno dei singolo piani custodisce visuali sulla città in forma di “quadri urbani”, un edificio composto e interessante anche sotto il profilo planimetrico dove nel retro prende vita l’interessante soluzione del corpo semicircolare prospiciente la via Spinuzza incorniciato da un’ulteriore nicchia centrale.

Punto nodale per l’ambito urbano circostante, l’interessante edificio sopravvissuto ai bombardamenti del ’43, nel testimoniare la grande dimensione poliedrica del suo autore, si impone nello skyline prossimo al teatro basiliano, orgoglioso di denunciare la pienezza del proprio linguaggio architettonico pre-guerra.
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