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Dal funerale (in vita) alla campana dopo il sesso: le storie dei nobili siciliani "eccentrici"

Alla Corda Pazza Siciliana fanno parte personaggi singolari, la maggior parte nobili bizzarri. Dal Principe Mago a baroni e perfino filantropi i racconti non mancano

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 23 aprile 2024

Il duca Giuseppe Avarna con la moglie Tava Daetz

La seconda Corda Ciampa nel "Berretto a sonagli" di Pirandello, affermava che in testa esistono tre corde d’orologio: la corda civile, la pazza, la seria. La prima per vivere in una società, la seconda è " ciò che appare a noi senza controllo", l'ultima media tra i due opposti.

Alla Corda Pazza Siciliana appartengano personaggi singolari, la maggior parte aristocratici, “eccentrici”, un termine tardo latino derivato dal greco, “Ekkentros, Fuori dal Centro”, dove il cosiddetto centro è vivere secondo norme e consuetudini.

Spesso associata alla ricchezza, anche perduta, l’eccentricità probabilmente, fuori dall’aura della nobiltà, sarebbe stata considerata semplicemente follia, seppur "minore" rispetto a patologie più serie.

Seguendo la Corda Siciliana, abbiamo tutta una serie di bizzarri, dove spesso la genialità e l’intelligenza sono elementi imprescindibili per forzare i limiti.
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Una delle caratteristiche che spesso troviamo è la passione per gli animali, non solo cani o gatti ma uccelli tropicali, cavalli, galline seppur di razza come le Bantam, sino ad animali certamente più impegnativi come i due "Osceni Mandrilli" a villa di Fulco di Verdura: “Due babbuini che si riproducevano ogni anno, sopprimendo puntualmente lo scimmiotto, sbattendogli la testa sulle sbarre della gabbia”.

Il padre di Fulco fece arrivare dall’Africa persino un elefante, donato poi a un circo parigino. Questa passione sarà a volte segno di eccesso, come il gatto e il merlo compagni inseparabili del Barone Agostino La Lomia.

Il felino "S.E. il Referendario Paolo Annarino", e Il merlo “Monsignore e Duca di Santa Flavia”, accompagnarono il Barone in ogni luogo o festa.

Purtroppo il Referendario morì sotto una macchina, toccante l’elogio funebre pubblicato sul Giornale di Sicilia: "Investito da mano pirata è deceduto tragicamente S.E. il Referendario Paolo Annarino e Gatto. Ne dà il triste annunzio don Turiddu Capra, duca di Santa Flavia e Merlo, che lo ebbe padre, fratello e amico”.

Il Barone appartenente all'Accademia del Parnaso, "che aveva per emblema un'asina alata", fu un grande narratore e ideatore di scherzi, celebrò in vita il suo funerale "mangiando pane, mandorle e bevendo vino", dando inoltre precise disposizioni per le future esequie: 16 becchini , un notaio con la mano ricurva, un ingegnere con un piccone, un politico con una forchetta e una distribuzione di gelati per tutti i convenuti al triste commiato.

Chiaramente nessuna di queste ultime volontà fu rispettata.

Ospite fisso del Grande Hotel delle Palme, nella sua stanza la 124, riceveva bellissime escort , non disdegnando però anche compagnie maschili. Un suo scherzo memorabile fu quello di gridare “curnuti” ai passanti di spalle, contando poi quante persone si giravano.

Vestiva di bianco d’inverno e nero d’estate e tra le sue amicizie vi fu Gina Lollobrigida cui volle regalare un legno particolare per la costruzione della bara, l’attrice non gradì molto l’offerta e allontanò il Barone.

Altro frequentatore “più che assiduo” delle “Palme” fu il Barone Di Stefano che visse nella suite 204 per 50 anni, sino alla morte. In questa prigione dorata , non mancarono un giardino privato, camerieri, barbiere, chef e musicisti.

Qui però la motivazione sembra non fosse dovuta a una scelta, si racconta che uccise il figlio di un boss, e per questo fu “condannato”, a rimanere segregato a vita. Sembra che tra la sua ultima volontà ci fu quella di applicare al volto una maschera di cuoio “qualcuno dice per non dare ai suoi nemici la soddisfazione di vederlo morto”.

Se La Lomia è "fuori dal centro", diverso è Raniero Alliata il Principe Mago, persona coltissima, occultista e medium. Si ricorda che si affacciava dalla sua dimora gotica con un teschio, scagliando anatemi alla famiglia, speculatori edilizi e in genere a tutta l’umanità.

Qui però non siamo in presenza di burla, il Principe coerentemente visse secondo i suoi studi e conoscenze.

Altro personaggio singolare, cui però vanno riconosciuti innegabili meriti, fu Pietro Pisani, fondatore e ideatore della “Real Casa dei Matti” di Palermo, primo esempio di manicomio con un approccio umano per i malati di mente.

A Parker Willis, scrittore americano, Pisani si presentò come il “Primo tra i Folli”. Considerato un filantropo eccentrico, fu addirittura menzionato nel Conte di Montecristo di Dumas come esempio virtuoso.

Con eccesso abbellì la struttura con finte stalattiti, statue, “conchiglie in perfetto stile rocaille”, cascate, gabbie per uccelli, “ cineserie”, suppellettili realizzati dagli internati.

Originale fu anche Il Duca di Gualtieri Giuseppe Avarna, che lasciata la moglie, ebbe come compagna un’americana di 26 anni. In una Cappella sconsacrata, visse componendo versi e suonando la campana dopo ogni amplesso, a detta dell’ex moglie per "farla ingelosire".

Affermazione confutata in un’intervista, dove disse che la ragione fu una giocosa ironia.

Altro personaggio particolare fu Casimiro Piccolo, legato alla Teosofia ed Esoterismo, fu un acquerellista. Nei suoi quadri ritrasse “Le creature del Piccolo Popolo” che diceva di incontrare durante le sue passeggiate notturne. Elfi, fatine, gnomi, sirene, popolarono i suoi dipinti magici e onirici, “ beffardi e paradossali”.

Se nelle parole di un altro aristocratico… "Se avessi seguito le regole... Non avrei fumato oppio. Non avrei amato la morfina e l’alcol…Non avrei comprato un uomo. Non avrei ballato coi tonni in punto di morte.

Non saprei che gusto si prova ad andare in giro nudo... Be’, mi sarei perso molte cose", troviamo riassunti eccentricità ed eccesso, rimane problematico il confine tra bizzarria e follia , probabilmente tutto è legato alla scelta libera e consapevole di vivere oltre le convenzioni, indossando comunque una maschera, quella dell’estrosità, l'unica consentita dalla "seconda corda".
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