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Demolito l'ospedale dei "malati incurabili": i catanesi avranno una nuova piazza e un giardino

La riconversione dell’edilizia sanitaria è la mission dell'amministrazione cittadina per il riutilizzo degli edifici dimessi. Il quartiere dei Miracoli riavrà degli spazi finora preclusi alla fruizione

  • 10 dicembre 2021

Un'immagine di come potrebbe essere la "nuova piazza" senza l'ospedale Santa Marta (rendering dalla pagina Fb centro storico pedonale)

Sono tanti i cittadini della città di Catania che, passando dinnanzi ai lavori in corso per la demolizione dell’ex Ospedale Santa Marta e Villermosa, si fermano, rallentano, osservano e chiedono notizie. L’area, che si trova sulla collina di Piazza Dante, tra via Gesualdo Clementi e via Bambino, è attualmente recintata, e la facciata dell’edificio è già quasi del tutto abbattuta. Adesso, lo squarcio è ancora più ampio e crea un’apertura che lascia apparire un interessante edificio settecentesco.

Presto, l’edificio anonimo degli anni Cinquanta lascerà il posto a quello del Vaccarini, che è rimasto nascosto per molti anni. Alcuni si chiedono che tipo di fruizione avesse questo edificio appena riscoperto, altri invece quale progetto futuro sarà realizzato dopo gli interventi di riqualificazione.

Le opere di demolizione del fabbricato, coordinate dagli uffici del genio civile etneo, dovrebbero essere ultimate entro la fine dell’anno. Successivamente, si procederà al restauro del retrostante palazzo settecentesco che ospiterà gli uffici della Sovrintendenza e alla realizzazione di una piazza antistante, in cui verrà inglobato anche il giardino esistente.
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L’intervento per la demolizione selettiva dell’edificio fatiscente su via Gesualdo Clementi, prevede l’abbattimento di oltre 33 mila metri cubi di fabbricato, 11 mila metri quadrati di pavimenti e rivestimenti, più di due chilometri di tubazioni di scarico e 2.600 metri quadrati di infissi.

Si stima che verranno eliminate 16 tonnellate di sfabbricidi e 18 di alluminio. Nell’Isola la Regione è al lavoro per definire un piano di riutilizzo degli edifici dimessi, a cominciare proprio dal Comune di Catania. L’obiettivo per il capoluogo etneo è di riconvertire l’edilizia sanitaria, per evitare contenitori vuoti che diventino oggetto di degrado e riconvertirli a finalità culturali e socio- culturali. Il quartiere è settecentesco e con presenze ottocentesche e il presidio sanitario si trova sulla sommità del Monte Vergine, uno dei primi insediamenti della città di Catania.

La demolizione dell’Ospedale Santa Marta consentirà di consegnare al quartiere dell’Antico Corso, o dei Miracoli, com’era chiamato fino a inizio Novecento, una piazza finora rimasta preclusa alla fruizione dei catanesi.

Per realizzare il progetto, il Comune e la Regione hanno pensato di rivolgersi all’architetto Scannella. Come avviene spesso, un cambiamento evidente sulla struttura urbana, suscita interesse, curiosità, ma anche dibattiti e contrarietà. Infatti, ci sono cittadini che si mostrano favorevoli all’idea di riqualificazione proposta, ed altri, invece, che non sono d’accordo.

Il progetto, come ha spiegato l'architetto, mira a recuperare un giardino racchiuso in una corte prima delimitata da muri e verrà restituito alla città. «Nella stesura del progetto ci ha guidato la memoria del luogo - aveva dichiarato nei mesi scorsi -. La piazza è stata disegnata con una grafia molto leggera, non ci interessava una pavimentazione piatta ma che il pavimento restituisca la luce solare. Tutto sarà segnato sulla scala a forbice, l’asse portante del progetto. Abbiamo inoltre quasi raddoppiato le aree verdi ed eliminato tutti i raccordi tra le varie quote, eliminando le scale e abbattendo le barriere architettoniche».

Ma, nonostante le diverse opinioni che il progetto ha suscitato, occorre evidenziare che non tutti sono informati sulla storia dell’ex presidio ospedaliero. In pochi sanno, infatti, che al suo interno c’è una cappella di grande valore artistico, che il plesso fu ospedale militare nell’800 e che vi fu aperta anche una farmacia. Inoltre, non tutti sanno che l’ex presidio ospedaliero, anticamente, non era unico. Come indica già lo stesso nome, “Santa Marta e Villermosa”, lascia intuire che le strutture erano due. In realtà, i plessi degli ospedali erano due e avevano origini diverse. Il più antico è l’Ospedale di Santa Marta, fondato nel 1755 su iniziativa del sacerdote Pietro Finocchiaro e che prende il nome dalla Chiesa di Santa Marta, sulla quale s’innesta l’edificio.

Progettato dall’architetto palermitano Giovan Battista Vaccarini, l’impianto e il titolo originali sono rimasti e tuttora si presenta come elegante palazzo settecentesco. Più recente è l’Ospedale Villermosa, costruito nel Novecento grazie ad una donazione testamentaria dell’ultimo esponente dell’omonima famiglia nobiliare. Nel 1983 diventò Presidio Ospedaliero e nel 1995 fu incluso in un’Azienda Ospedaliera che, con il riordino del sistema sanitario nel 2009, venne rinominata Azienda Ospedaliero-Universitaria “Policlinico – Vittorio Emanuele II”. Ed è proprio l’edificio novecentesco dell’ospedale Villermosa quello in corso di demolizione.

L'Ospedale Santa Marta fu fondato per la carità cristiana e la cura di ogni sorta di malattie chirurgiche ed era privo di sostegno economico da parte del Comune. Per molti anni fornì alla popolazione conforto e cure, soprattutto chirurgiche e vi
venivano ricoverati pazienti affetti da molte malattie, compreso il terribile vaiolo.

Annessa all’Ospedale fu edificata una cappella, quale voto di una nobildonna della famiglia Villermosa che, colpita da cecità e poi guarita, volle offrire in dono alla città di Catania questa struttura ospedaliera. L'interno, ad aula unica, presenta un altare centrale sul quale è posto il dipinto Resurrezione di Lazzaro ad opera del pittore Francesco Gramignani Arezzo. Gli altari laterali sono due e sono decorati da statue di santi tra i quali spicca quella di Santa Marta. Gli affreschi della volta rappresentano i quattro evangelisti e un coro di angeli che circondano l'Agnello divino.

Nella sacrestia della chiesa si trovavano 119 ex voto dipinti offerti dai fedeli che avevano ricevuto una grazia da Santa Marta. Tale raccolta degli ex voto dipinti costituisce un unicum per eccezionalità ed interesse storico e demoetnoantropologico. Nello specifico, gli ex voto della Cappella del Santa Marta rappresentano tematiche quali grazie ricevute per interventi chirurgici, malattie, incidenti con mezzi di trasporto, incidenti sul lavoro, incidenti domestici, incidenti con animali, incidenti riguardanti l'infanzia, incidenti al mare, liti, accoltellamenti e atti criminali.

Questo, è bene precisarlo nel caso non fosse chiaro, non sarà oggetto della demolizione, che riguarderà l'edificio del '900.

Ma procediamo con la storia, nel 1806, per ordine del Senato cittadino, l’edificio ospedaliero servì come alloggio delle truppe britanniche antinapoleoniche di stanza a Catania e da queste lasciato, due anni dopo, in condizioni rovinose. Il terremoto del febbraio
del 1818 causò consistenti danni all’Ospedale Santa Marta. Il primo stanziamento di 600 ducati per la riparazione fu deliberato nel 1819. Però si rivelò insufficiente e venne utilizzato per la “vittizzazione” dei militari ricoverati.

Nel 1822 diventa Ospedale civico-militare con circa 200 posti letto. In questo arco di tempo crebbero le sofferenze economiche e i ricoverati giacevano in letti di tavole in legno. Mancavano le vetrate alle finestre, le coperte di lana e le lenzuola.

Nel 1829 all’interno dell’Ospedale fu attivato il servizio di farmacia dotata di un torchio per spremere l’olio di mandorle e di ricino. Il farmacista ogni mattina dispensava gratuitamente i medicamenti ai poveri affetti da malattie veneree o chirurgiche che non potevano essere ammessi in ospedale per mancanza di posto. Con il Regio Decreto emanato il 30 novembre 1931, venne stabilita la fusione tra l’Ospedale di Santa Marta e l’Ospedale Villermosa, dando così origine ad un unico ente ospedaliero. Nel dopoguerra, il nosocomio subì interventi edilizi, che ne modificarono la facciata principale, e fu gradualmente trasformato in clinica per la cura di malattie oftalmiche.
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