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Dimora di nobili, filosofi e (pure) fantasmi: viaggio dentro un castello pazzesco in Sicilia

Vi portiamo all'interno di un fortino di origine "chiaramontano" che domina il comune di Siculiana. Un visita gradita e molto lunga tra famiglie potenti e dinastie

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 18 maggio 2024

Castello di Siculiana (foto di Marco D. - siculianaonline)

Caccamo, Mussomeli, Alcamo, Carini, Camastra, Chiaramonte Gulfi, Comiso, Favara, Modica, Palma di Montechiaro, Motta Santo Stefano, Naro, Racalmuto, Ragusa, Sperlinga, Sutera e Siculiana.

Sono comuni siciliani legati da un particolare. Quale? Non è un indovinello, anzi un dato di fatto storico che gli attenti lettori hanno "afferrato" sin dalle prime battute: sono città e paesi in presenza di un castello di origine chiaramontano” o successivamente edificato o modificato dalla stessa casata nobiliare.

Dalla statale 115, in prossimità di Cena (secondo lo storico Cluverio), un'aura principesca colma “quei sensi di vuoto” apparenti.

La cupola della Chiesa del SS. Crocifisso è il preludio a una visita che sarà gradita e molto lunga. Superato il Parco Chiaramontano - a un centinaio di metri circa - lo sguardo è impegnato a oltrepassare i confini della realtà e issare la sua massima estensione di fronte alla bellezza del fortilizio di Siculiana.
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Prima d’immergersi nei meandri del fortino, è giusto ripercorrere i contenuti storici che, nel tempo, hanno reso il castello sede di famiglie potenti. Di chiara origine araba (Rahl o Kalat Siguliana) fu ricostruito da Federico Chiaramonte (dinastia dalle origini francesi).

Una delle date da ricordare senza dubbio è il 1311 quando, alla morte di Federico, la figlia Costanza prese in mano la situazione.

Nel tempo la dinastia cedette il passo ad alcune baronie e famiglie nobili (Catalano e Agnello) che acquistarono il castello. Si giunse fino al XX secolo - precisamente agli anni Settanta - con la famiglia Agnello che dovette cedere la proprietà per compravendita.

Il decalogo storico rappresenta (per molti) un ostacolo da superare.

Come? Spostare le attenzioni alla visita, con scatti e immagini salienti dei punti strategici della fortezza.

La prima caratteristica pone l’accento sui costoni rocciosi inespugnabili (alto 85 metri circa). Fu costruito con pietrame di gesso legato con abbondante malta. Posizionato nella punta estrema del promontorio, dominava con le torri merlate (distrutte nel tempo).

Un ascensore accompagna i visitatori al primo piano e, da quel momento, inizia la "vera" e spassionata conoscenza della struttura. È un percorso "di corte" che ci permette di rivivere un periodo storico di grande interesse.

Rappresentiamo le figure regnanti del momento, da lassù il territorio è rimpicciolito di fronte a cotanta magnificenza. Gli ambienti siculianesi vivono di tratti montuosi e si spingono fino al mare (Marina di Siculiana). I colori si frappongono, riscuotono successo e ammirazione “divina”. All’interno è presente una chiesa (la più antica del paese - ala sud).

Originariamente era dedicata a San Lorenzo e poi, alla Madonna degli Angeli. Fu la prima sede di culto del SS.Crocifisso. Nel mezzo della Piazza D’Armi fu realizzata (ancora presente) una profonda cisterna, adibita alla conservazione di acqua piovana.

Inoltre, del vecchio maniero sono rimasti intatti gli ambienti di servizio (parte occidentale) destinati a magazzini e stalla. Ogni singolo ambiente è riconosciuto con un nome (di un personaggio storico). La parte restante presenta un impianto planimetrico composto da due corpi longitudinali convergenti.

L’immaginazione coglie l’attimo fuggente e prova a “rivivere” i fasti del “Quarto Nobile”. Era l’ala di maggior interesse artistico del castello. La famiglia Agnello - agli inizi del XX secolo - decise di demolirlo per costruirvi una residenza dalle grandezze sfarzose.

Fu la dimora di filosofi e tra questi Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Secondo alcuni studiosi, quei luoghi diedero spunto e ispirazione per scrivere il capolavoro “Il Gattopardo”.

Gli sguardi "persi" dei turisti sono condizionati dalle leggende. Alle cadenze dei passi, lenti e delicati, rumori e timori accompagnano gli stessi.

Leggende di paisi citano un fantasma. E che fantasma. Trattasi di Brancaleone Doria (il famoso Branca citato da Dante). Quest’ultimo sposò Costanza Chiaramonte.

Chissà quale segreto vorrebbe raccontare. Quello del Santissimo Crocifisso? Magari del sottopassaggio dove entravano le provviste mentre si combatteva contro i nemici? Forse del tesoro di cui Carmelu (bandito di paese) - ormai prossimo alla morte (vecchiaia) - raccontò al giovane Ntoni.

In tempi non sospetti, il castello divenne un carcere. Attualmente, da alcuni anni, è sede di cerimonie, eventi e rappresenta il "lieto fine" dei matrimoni.

Nella sala centrale, tra stucchi e sculture passate, grandi specchi e un effetto ottico (chiaramontano), è possibile vivere una serata da "mille e una notte" dai contenuti speciali.

In attesa di svelare i misteri del passato.
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