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È siciliano, fa il bagnino e l'artista: così Ignazio ricicla con l'intelligenza artificiale

Uno dei temi più importanti degli ultimi cinquant'anni legato all'inquinamento marino, che a lui che vive a Favignana, sta molto a cuore

Jana Cardinale
Giornalista
  • 13 settembre 2023

Ignazio Stabile

Ignazio Stabile ha 24 anni, è favignanese, per il secondo anno consecutivo sta svolgendo l'attività di bagnino al Lido Burrone, nella sua isola, e da grande amante dell'ambiente quale è, ha deciso di lanciare un messaggio universale, tramite i rifiuti abbandonati che trova in spiaggia, e poi 'recupera', derubricandoli in arte.

«Un messaggio che non riguarda solo l'ambiente, in realtà, ma anche i sentimenti, qualcosa che nella vita faccia riflettere – dice lui – anche sul viaggio di trasformazione che ogni oggetto abbandonato percorre fino a diventare altro».

La sua idea di 'riciclo' prende il via lo scorso anno ad ottobre, dedicandosi alle opere che raccontano il percorso di qualcosa che affronta tanti ostacoli fino ad arrivare a una destinazione finale.

Lo fa con tutti i materiali di recupero che si trovano sulle spiagge, lungo le coste ma anche sulle strade, abbandonati: un tappo di bottiglia, un pezzo di vetro di una bottiglia rotta, dei bidoni, pezzi di cordame.Li raccoglie e crea un insieme che assume poi forme con colori e disegni astratti, senza una preparazione precisa.
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Gli oggetti non sono incollati sul foglio, ma Ignazio con la fotocamera ferma quel momento creando la staticità prima con la foto, per evidenziare la metamorfosi al livello digitale.

Diverse le mostre tenute a Favignana in alcuni locali del centro per sensibilizzare i passanti e chi si trova ad osservare a porsi delle domande e maturare un pensiero critico su dove stiamo andando e perché facciamo tutto questo, spesso, con nonchalance.

«Ogni sensazione è personale – dice Ignazio – io so che voglio dedicarmi all'arte e fare in modo che sia strumento per invitare alla riflessione. Lascerò Favignana per andare a vivere a Pistoia a breve, dove c'è una sede tecnica che mi farà le stampe. Questa vena nasce in me un po' come sfogo, come critica... .

Sono nato al mare e qui il problema è sentito ed è importante come viene trattato. Desidero sollecitare in tutti, singoli, enti, o istituzioni, una riflessione condivisa, e per questo ho imparato ad elaborare al computer le foto che faccio agli oggetti abbandonati con l'aiuto di un'intelligenza artificiale che mi permette di utilizzare tanti parametri non alterando le forme dell'immagine, per creare qualcosa che sia riconoscibile e riconducibile alla foto originale, che diventa quasi un dipinto curioso.

L'esperimento è poi vedere come reagisce la gente.

Mi piacerebbe iniziare a creare più materiale, perché le mie non sono stampe ma opere uniche, realizzate con materiali raccolti, appunto, in spiaggia, in giardino, per strada o nei posti più abbandonati».

Ignazio ha studiato all'Istituto Alberghiero di Erice, non ha un passato artistico, ma una formazione di tutt'altra natura, eppure per lui tutto inizia dal mare, da queste stagioni come addetto all'assistenza dei bagnanti in cui riconosce la voglia di raccontare questa storia con un contenuto e un tema che chiaramente non rappresentano una novità, ma che maturano il desiderio di portare una visione diversa.

«Sono tante le emozioni e i dubbi che sento quando raccolgo e porto a casa il materiale che poi catalogo per raccontare questi oggetti, e la mia è stata ritenuta una bella idea, che mi ha permesso di esporre a Sanremo, a Milano, a Firenze e a Lecce, ma anche in tour in America grazie ai curatori delle rispettive mostre che hanno inserito i miei lavori: a New York, Miami, Los Angels e Whashinton.

Si è trattato di video esposizioni con altri artisti tramite dei monitor che accolgono le opere di tutti in loop per categoria: c'era la fotografia, l'area digitale, la pittura, la scultura». E in queste occasioni è stato detto che con uno sguardo filosofico la sua arte si innalza sopra la quotidianità. Perché i suoi lavori prendono vita da oggetti dimenticati e reinventati attraverso un processo unico.

Da elementi trovati sulla spiaggia o nelle strade a parte di un'opera concettuale. Intrisi di magia quando vengono trasformati, fotografati e rielaborati proprio con l'Intelligenza Artificiale, come se la tecnologia si unisse all'anima dell'artista, creando qualcosa che va oltre i confini del tempo.

Il risultato è un dialogo straordinario tra il passato e il futuro, perché le opere di Ignazio raccolgono oggetti scartati e li sollevano nell'eternità dell'arte, e foglie tentacolari e oggetti post-festeggiamenti emergono come simboli di rinascita. Il colore, l'asimmetria e la profondità tridimensionale si fondono in un'esperienza unica. La sua creatività, in sintesi, ridefinisce il rapporto tra l'arte e la tecnologia dando vita a quest'avventura che lo ha portato ad esporre in uno dei palazzi più antichi d'Italia, a Firenze a Palazzo Ximenes, dove il suo 'Albero dei sogni' nasceva da un vecchio bidone abbandonato sulla spiaggia.

La metamorfosi di questo oggetto è stata incredibile: colori e forme nascoste sono emerse dalle ombre, creando un'opera sorprendente.

«L'arte può essere ovunque, basta solo cercare con occhi diversi», dice Ignazio, felice di un'altra importante partecipazione all'evento Maestri a Venezia, nella Scuola Grande di San Teodoro, nel mese di maggio. Anche lì ha proposto il suo tema legato al viaggiare per il mondo trasportati dalla corrente, per approdare lungo le coste e aspettare che qualcosa muova lo stato di quiete e ripartire per un altro viaggio: esattamente la vita di molti oggetti che invadono l'ambiente.

Quello che è uno dei temi più importanti degli ultimi cinquant'anni legato all'inquinamento marino, che a lui che vive in un'isola, sta molto a cuore.

Fenomeno purtroppo in continua crescita negli ultimi decenni, che lo spinge a far rivivere il viaggio di questi materiali attraverso i colori, creando delle forme astratte che subiscono una metamorfosi attraverso l'elaborazione in digitale per poi ritornare in maniera fisica su delle stampe su tela.

«Tengo davvero a valorizzare l'unicità dei loro viaggi, per questo motivo ogni mia stampa è un pezzo unico. Con la mia arte vorrei mostrare le cicatrici che accumulano questi oggetti nel loro cammino per trasmettere nuove emozioni...».
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