AMARCORD
Era al posto delle giostre al Giardino Inglese: l'edificio dedicato ai bimbi (che non c'è più)
Dalle pagine di un vecchio diario emerge la storia di un edificio che a Palermo ha accolto generazioni di piccoli. Com'era secondo un bambino vissuto decenni fa
Adele, una mia amica, qualche giorno fa, mi ha chiesto di trovare informazioni su un'antica scuola, insomma di fare in modo che non se ne perda la memoria. La sua non è una richiesta insolita, l'ha spinta un singolare evento a chiedere informazioni in merito.
Ha trovato un vecchio diario di scuola elementare appartenuto ad un suo prozio, Gaspare Vella, il quale tra le pagine del suo diario scolastico, scritte con una calligrafia invidiabile da molti dotti letterati dei nostri tempi, annota una breve corrispondenza con una scuola della provincia Bresciana il 18 marzo del 1929.
«Voi avete mandato la lettera ed i disegni degli alunni di Palazzolio sull'Oglio. Noi vi ringraziamo della vostra lettera ove avete scritto della vostra scuola, noi pure possiamo parlare della nostra scuola all'aperto.
A Palermo c'è la via Libertà che è una via non solo più bella d'Italia ma pure d'Europa. Il nostro grano della scuola all'aperto ha vinto la grandine e la neve e cresce sempre rigoglioso».
A chiusura della letterina, il piccolo Gaspare ha posto la sua firma e disegnato due pesciolini.
Questo grazioso bambino, ormai angelo nel cielo, ci parla di una scuola all'aperto all'interno del Giardino Inglese, è la sua memoria vissuta e riportata fedelmente. Proverò a farne tesoro.
Di recente si sta discutendo della sorte delle giostre del Parco Piersanti Mattarella (il Giardino inglese) di Palermo. A partire dagli anni Settanta del Novecento, il parco giochi gestito dalla famiglia Carbocci ha permesso a molte generazioni di bambini di divertirsi, anche io fui uno di quelli.
Pare però che la Sovrintendenza ai beni culturali abbia posto un veto su quell'area perché appunto d'interesse storico-culturale.
I Carbocci sono dei privati che gestiscono da un cinquantennio il parco giochi e dopo un contenzioso col Comune di Palermo, in virtù delle osservazioni della sovrintendenza, dovranno sgombrare le giostre.
Ovviamente alla fine del processo e se il loro appello non avrà buon fine. Queste, però, sono cose da grandi, i bambini cosa volete che ne capiscano, loro si sono divertiti, noi ci siamo divertiti, e se i nostri genitori hanno pagato qualche lira per farci divertire, beh, hanno contribuito alla nostra memoria e quindi anche a quella della città, perché in un modo o nell'altro, la città siamo noi.
Ma è giusto che la giustizia faccia il suo corso e che i cambiamenti necessari aiutino a migliorare il nostro modo di vivere. Tornando al nostro discorso, che comunque tratta di memoria, cercheremo di riportare alla luce qualche informazione sull'Asilo-Scuola all'Aperto che sorgeva proprio nell'area in cui si trovano le giostre del Giardino Inglese.
L'istituto fu dedicato a Paolo Wedekind o Wedechind, console generale d'Austria e Ungheria a Palermo, e realizzato su progetto dell'architetto Emanuele Arangi.
La scuola all'aperto Paolo Wedekind, fondata dal Consorzio antitubercolare, fu così chiamata per una munifica elargizione della signora Herta Ottolenghi Wedekind che volle onorare la memoria di suo padre, e fu inaugurata il 24 giugno 1926.
Le scuole all'aperto furono incentivate negli anni Venti del secolo scorso per contrastare la tubercolosi, e la città di Palermo in questo campo era tra quelle più all'avanguardia d'Italia.
Da via della Libertà si accedeva al Giardino Inglese e presso "annose piante" furono costruiti, in occasione della Seconda Fiera Campionaria Siciliana, «un elegantissimo Padiglione con due terrazze sovrastanti l'una all'altra, destinate per le lezioni e ricreazioni al coperto; altri Padiglioni con tre aule, direzione, gabinetto del medico; bagni a doccia e bacinelle e vaschette per lavaggio di mani e piedi, spogliatoio con posti numerati, gabinetti, cucina e refettorio».
Negli anni Venti siamo in pieno periodo fascista. La gestione della scuola era molto diversa da oggi. Immaginate che questi bimbi stavano in istituto dalle ore 08.00 alle 18.00, che erano seguiti in tutto e per tutto, inquadrati insomma.
La scuola era comunale, vi erano una direttrice, un corpo di sei insegnanti, bidelli, custodi ecc. Per darvi un'idea precisa della giornata tipo degli alunni di questa scuola riporto una lunga citazione da una rivista del tempo: «orario: ore 8, entrata, ricambio abiti, pulizia personale, visita medica; ore 9, saluto alla bandiera, prima refezione, lavanda delle mani.
Ore 9,30 lezione; 10,10, esercizi fisici (ginnastica respiratoria, giuochi, giardinaggio, lavoro manuale, canto) docce a turno. 11,20 seconda lezione; 12, seconda refezione; pulizia personale; 13, riposo assoluto; 14.30 terza lezione (lezioni occasionali, conversazioni educative, disegno); 15,10 esercizi fisici; 16,30, lavanda delle mani, refezione; 17, lavanda dei piedi, pulizia personale; 18 uscita.
Refezioni. 1a, pane e latte; 2a, minestra e frutta. Il metodo d'insegnamento è basato sulla osservazione e sul diletto nell'apprendere. All'istruzione è congiunta una buona educazione, una grande cura dell'irrobustimento dei gracili del circolo scolastico qui riuniti.
La scuola all'aperto, disse il dottor Calandra alla inaugurazione, costituisce con le Colonie montane e marine, il più saldo baluardo della lotta antitubercolare, che è quella di prevenire in tempo utile, anziché reprimere tardivamente».
L'Asilo-scuola all'aperto Paolo Wedekind dovette essere dismessa tra gli anni 50-60 del Novecento. Le terrazze e alcuni padiglioni furono demoliti e al loro posto negli anni '70 sorse il parco giochi del Giardino Inglese.
Non sappiamo quale sarà la sorte di quest'area in futuro, ma una cosa è certa, la sua destinazione dovrà essere sempre in favore dei bambini, se non altro per rispettare la memoria, la loro intendo, cioè di quelli che lo furono e vissero quegli spazi prima di noi, la nostra e la futura memoria della città.
Che sia gestita dal pubblico o dal privato, quell'area la dobbiamo destinare ai più piccoli così magari se vorrà, lo spirito del piccolo Gaspare, potrà farsi qualche altro bel giro di giostra e scrivere una nuova lettera ai suoi amici-compagni del nord.
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