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Era chiamato "pozzo della morte": il cortile Cascino di Palermo che nessuno voleva vedere

Anni '60, un passato recente, eppure a Palermo, sembra impossibile, in quegli anni c'era anche questo. In questo video, una povertà che le nuove generazioni neanche immaginano

Balarm
La redazione
  • 4 febbraio 2021

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La povertà estrema, nascosta agli occhi di tutti. Nell'indifferenza di chi sapeva e faceva finta di non sapere dell'esistenza di un luogo così carico di disperazione.

"Il pozzo della morte" era chiamato cortile Cascino, perchè lì morivano tanti bambini. Siamo negli anni '60, è un passato recente in fondo, eppure a Palermo, sembra impossibile, in quegli anni c'era anche questo. Una povertà che le nuove generazioni neanche immaginano. Che molti forse hanno dimenticato.

Cortile Cascino era vicino la fossa del Papireto e confinava con via D’Ossuna, Corso Alberto Amedeo, via Imera e Piazza Indipendenza. In mezzo ci passavano anche i binari del treno, poi però il percorso fu deviato perchè era meglio che nessuno vedesse.

Questo documentario fu realizzato da RaiUno in ricordo del sociologo (triestino) Danilo Dolci, filosofo, poeta, profeta della non violenza e della lotta alla mafia che per primo rese pubblico questo scempio. Il Film-documento è tratto proprio da uno scritto di Dolci "Una voce da Palermo". La realtà terribile di quell'"ammasso di casupole cadenti e di «catoi» in un quadrato di una cinquantina di metri per lato in cui vivono circa 400 esseri umani", venne in seguito filmata dal regista americano Robert Young e rivisitata dopo 30 manni dal figlio Henry Young.
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Nel 1958 da quel Cortile uscì un appello, che arrivò persino all'estero. Lì fece scalpore tanto che dall'america vennero a girare il documentario. Ma qui, nel nostro paese e a Palermo, venne messo in un cassetto. O forse direttamente stracciato.
"Ma ciò che si è sentito e letto - si legge in un libro di Franco Giampiccioli - non è neppur lontanamente comparabile con ciò che si può percepire di persona: promiscuità, miseria, fetore, bambini seminudi che giocano nel fango della fogna a cielo aperto che attraversa il Cortile".

Il testo dell'appello:
"Cittadini, siamo 300 famiglie e viviamo nel Cortile Cascino e al Pozzo della morte, in case cadenti, senz’acqua, in mezzo agli scarafaggi, viviamo coi nostri 397 bambini minacciati continuamente dagli allagamenti, dai crolli, dal rigurgito delle fogne, dal tifo. Son anni che viviamo nell’attesa di avere una casa. Cortile Cascino è al centro di Palermo, a 200 metri dalla Cattedrale e questa vergogna è oggi conosciuta da tutti attraverso la stampa e perché scrittori e giornalisti, studiosi sono venuti a trovarci e portano dovunque la testimonianza delle nostre condizioni. Alla soglia dell’inverno abbiamo avuto i primi allagamenti. Non possiamo più aspettare: vogliamo una casa col tetto e i muri asciutti. Sia distrutto Cortile Cascino, sia distrutto il Pozzo della morte".

Una storia tragica, che rimanda ad una assai più recente, ma ugualmente drammatica, quella del campo container di via Messina Montagne, in cui per anni, tra topi e scarafaggi, fogne a cielo aperto, silos per l'acqua (non) potabile, e abitacoli in lanavetro (quelli utilizzati nel Belìce dopo il terremoto per ospitare le famiglie rimaste senza una casa), hanno vissuto per anni decine di famiglie di senza tetto a causa dell'emergenza abitativa e dell'immobilità dell'amministrazioine.

Anche lì vivevano tanti bambini, nel lerciume, il fetore, il freddo. Il campo fu smantellato nel 2011 grazie all'intervento di un'associazione cittadina, Muovi Palermo, che rese pubblico quello che accadeva.

Storie drammatiche che non vanno dimenticate, perchè ci sono ancora quartieri di Palermo in cui la situazione è, se non esattamente come quella, molto vicina.
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