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La movida si sposta a Palermo: i "nuovi" luoghi dei giovani dopo le zone rosse

Allarme violenza, caos ed effetto zone rosse: cambiano i luoghi della movida e con essi si stravolge l'assetto della città. Cosa succede fra proteste e problemi irrisolti

Anna Follari
Giornalista
  • 24 novembre 2025

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Auto in fila, casse che sparano musica e decine di ragazzi ammassati lungo i marciapiedi. A Palermo la movida si sposta dalle piazze ai viali, spesso intasando anche il traffico. È la nuova "febbre" del sabato sera: i video delle “assemblee notturne”, da viale Campania a piazzale Ambrosini fino al Forum, corrono sui social e fanno infuriare i residenti. E mentre le proteste crescono, in molti attribuiscono questo esodo giovanile alle zone rosse del centro storico, accusate di aver semplicemente trasferito altrove il problema.

«Palermo non ha un problema con i giovani, ha un problema con la gestione – sostiene Domenico Camilleri, presidente Filiis Palermo – le restrizioni nel centro non hanno risolto nulla, hanno spostato migliaia di ragazzi in quartieri residenziali dove non c’è nessuna struttura per reggere quel flusso».

Il dibattito sulla movida si riaccende ciclicamente: ad oggi il problema da risolvere riguarda la ricerca di un equilibrio tra quiete e vivibilità dei residenti e momenti ricreativi per i giovani.

«Proponiamo un bando pubblico per individuare e realizzare spazi urbani progettati per l’aggregazione serale e notturna – spiega Camilleri – dove possono convivere attività culturali, locali, musica, iniziative giovani e servizi ricreativi. Si tratterebbe di aree con sistemi di insonorizzazione adeguati al contesto, dotati di presidii di sicurezza e servizi di collegamenti pubblici attivi durante la notte».

Vivere la notte in città non è più semplice. Con gli ultimi episodi di cronaca l’allarme sociale si fa sempre più vivo e, non trovando un riscontro nella realtà, cambia forma: «La socialità è un bene da preservare, non un fenomeno da soffocare – spiega Michele Minardi, presidente di 90100Lab – il cuore del problema è che Palermo non dispone di spazi progettati per accogliere la vita notturna».

“Un vuoto”, come lo chiamano dall'associazione, che spingerebbe le nuove generazioni a cambiare città anche a causa «dell’offerta culturale carente» esistente a Palermo: «Molti ragazzi scelgono Milano, Torino, Bologna non solo per studio o lavoro, ma perché trovano realtà con un’offerta notturna ricca, programmata e viva – continuano – Palermo invece non ha ancora costruito un ecosistema capace di trattenere chi cerca musica, creatività ed eventi».

Fare rete è l’unico modo per risolvere il problema. Da qui la proposta dell’associazione: «Negli ultimi mesi abbiamo cominciato un percorso diverso – spiega Minardi – creare una rete di stakeholder che operano nella notte (organizzatori, gestori, realtà private, operatori culturali ndr) per capire come trasformare la movida palermitana in un sistema più maturo e sostenibile».

L’obiettivo è quindi presentare all’amministrazione comunale progetti già testati capaci di sostituire la visione emergenziale con una più organica: creare quindi luoghi, politiche e infrastrutture che offrano alternative reali.
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