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Fare "foraging" tra le campagne di Sicilia: no, non è un sport anzi c'entra con il cibo

Il foraging, la raccolta di prodotti spontanei in natura, è uno dei segni dei cambiamenti del nostro tempo: scopriamo la bellezza di procurarci il cibo (naturale) di ogni giorno

Balarm
La redazione
  • 5 giugno 2018

In sostanza è una tendenza che sta prendendo piede anche in Italia e si tratta di "fare foraggiamento", (foraging): raccogliere prodotti spontanei che crescono in natura quindi bacche, funghi, erbe e frutti.

In Sicilia di certo non ci possiamo lamentare con l'immenso patrimonio di agrumi e frutteti spontanei che da nord a sud, da est a ovest, accompagnano i viaggi in auto o a piedi di residenti e turisti.

La nostra regione è anche, da sempre, ricca di erbe selvatiche che crescono spontaneamente nei prati e anche se da molti potrebbero essere guardate con sospetto, in realtà sono a volte anche più nutrienti (e golose) delle "cugine" che troviamo nei banconi dei supermercati.

Prendiamo per esempio, anzi come il massimo degli esempi, il finocchietto selvatico: salsiccia o pasta con le sarde che sia, riusciamo a immaginare la nostra vita senza? Il migliore degli esemplari si trova nelle contrade di campagna, non certo coltivato in serra.
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Ma ci sono anche la cicoria selvatica e (l'amara) l'ortica (ottimo il risotto), la rapa e il cavolo selvatico: tutte verdure selvatiche che sono anche salutari visto che hanno importanti e singolari proprietà farmacologiche.

Scegliere di mettere in tavola prodotti selvatici è un’usanza abbastanza antica e il "foraging" più diffuso pare quello dedicato ai funghi.

Ma il foraging è invece un segno del cambiamento dei nostri tempi rappresentando il desiderio di riscoprire la vita di natura e secondo natura che era iniziato con la ricerca del biologico e del chilometro zero, con la sostenibilità e della filiera corta.

C'è da sapere che anche l'Istituto di genetica vegetale del Cnr si è interessato ai prodotti spontanei dell'Isola portando avanti uno studio sull'utilizzo delle piante selvatiche nella cucina siciliana e classificando come commestibili ben 250 specie.

C'è da dire - anche - che bisogna essere attenti a ciò che si raccoglie per non fare la fine del protagonista del film "Into the wild" (muore mangiando erbe velenose o giù di lì) quindi non raccogliamo niente senza essere sicuri al 100% che sia commestibile e ricordiamo che molte piante si somigliano.

Come raccogliere piante selvatiche in Sicilia: non prendete quelle sul ciglio della strada o in luoghi poco puliti, potrebbero essere contaminate da sostanze tossiche come pesticidi, aflatossine, elementi radioattivi e metalli pesanti come piombo, mercurio, cadmio e arsenico. Da evitare quindi anche quelle nei terreni vicini fabbriche e industrie.

È bene non raccogliere le specie protette e rispettare la natura: usando un coltellino e non strappandole, raccoglietene solo una piccola parte lasciando che il resto possa riprodursi

Se per portarle via usate delle buste in plastica non lasciate che la pianta resti all'interno per molto tempo anzi, arrivati a casa liberate l'erba e se non la mangiate subito lasciatela all'aria aperta.

Pulite l'erba da eventuali altri ramoscelli e pezzetti di piante, potrebbero essere velenose e comunque lavate accuratamente con acqua fredda e poi cercate di cuocerla bollendola in acqua per un buon piatto di verdure lesse.

Repetita iuvant: non vi improvvisate conoscitori delle piante, studiate su libri e siti internet in modo da poter riconoscere quelle commestibili.
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