CULTURA

HomeNewsCultura

Fontane, anfiteatri e caffé: quando corso Calatafimi era un viale monumentale

Nel 1580, per volere del Vicerè Marcantonio Colonna, la via fu allargata e abbellita per favorire i viandanti che dal Monte Caputo dovevano recarsi Palermo e viceversa

  • 7 agosto 2019

Corso Calatafimi a Palermo (Archivio Grifasi, 1905)

Un tempo, un lato di corso Calatafimi apparteneva al Mandamento Molo e l’altro al Mandamento Orto Botanico: da sempre lo stradone che collega Palermo e Monreale inizia da fuori Porta Nuova e arriva, appunto, alle falde di Monreale.

Inizialmente fu denominato Stradone di Mezzo Monreale, perchè conduce all'omonima cittadina. La via era soltanto uno spoglio stradone ma nel 1580, per volere del Vicerè Marcantonio Colonna, fu allargata ed abbellita per favorire i viandanti che dal Monte Caputo dovevano recarsi Palermo o viceversa.

Ai lati della strada c’erano due filari di alberi fatti piantare, nel 1595, dal Pretore della città di Palermo Aleramo del Carretto conte di Gagliano, per "rimediare all'oltraggio che il sole recava ai Monrealesi che scendendo in città avevano il sole negli occhi e similmente lo avevano la sera quando si apprestavano a ripercorrere la strada in senso inverso per ritornare al loro paese e per ripararli dalle piogge invernali".
Adv
Questa nuova arteria, non determinò lo sviluppo extraurbano verso ponete perché la zona circostante era una vasta campagna ricca d’acqua ed era ritenuta essenziale sia per le risorse agricole, sia per le risorse idriche (sorgenti della Cuba, del Gabriele, del Nixo).

Nel 1630, il vicerè Francesco Fernandez, duca di Albuquerque, completò la costruzione della strada e fece impiantate cinque belle fontane.

La prima si trovava in piazza Indipendenza, nei pressi del luogo ove oggi si erge l'obelisco: una colonna centrale era sostenuta da quattro leoni, dalla bocca dei quali fuoriusciva l'acqua e terminava con una torre, dalla cima della quale uscivano quattro getti d'acqua. La seconda, denominata "dei Dragoni" (l’unica rimasta) accanto l'Educandato Maria Adelaide. La terza, si trovava accanto al convento della Vittoria (oggi Caserma Tukory): era circondata da un anfiteatro, ornata di marmi bianchi e pietre grigie, aveva la forma di scalinata, lungo la quale scendeva l'acqua che andava a raccogliersi dentro una conca.

La quarta, era posta all'inizio dell’odierna via Pindemonte: era circondata da pioppi, cipressi e altri alberi ombrosi, offriva frescura e riposo, dotata di sedili. La quinta, denominata fonte della Scaffa, si trovava quasi al termine della strada: di essa non si hanno notizie specifiche.

Una vecchia canzone le declamava dicendo:
Quant'è bedda la via di Murriali! (Quanto è bella la via che conduce a Monreale)
Cci su li chiuppi fileri, fileri (Ci sono pioppi a file)
e 'ntra lu mezzu, li quattru funtani (E nel mezzo quattro fontane)
Su l'arricriu di li passeggeri (Che dissetano i viandanti).

Dopo che questa via fu ultimata ed abbellita, sia i nobili, sia i plebei, si recavano sul luogo a passeggiare. Nella parte bassa denominata Fuori Porta Nuova, sorsero baracche che vendevano frutta e negozi dove si potevano gustare dolci, sorbetti e caffè. La zona era talmente bella che sostituì la Passeggiata alla Marina.

Il primo edificio che sorse fu il Convento della Vittoria (attuale Caserma Tukory) edificato tra il 1599 ed il 1630, sul luogo dove sorgeva un’antica chiesetta normanna. Nel 1735, fu costruito il Conservatorio di Sales (odierno Educandato Maria Adelaide). Nel 1746 fu costruito l’Albergo dei Poveri. Proprio durante questi lavori, fu individuata una vasta necropoli punico-romana. Soltanto nell’Ottocento, quando sorse la moda della grande villeggiatura si costruirono alcune ville che avevano il prospetto principale sulla strada, in seguito si sviluppò anche l’edilizia minore.

Dal 1860, assunse tale denominazione in onore della famosa battaglia del 15 maggio del 1860, vinta dai garibaldini.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.
...e condividi questo articolo sui tuoi social:

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI