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Forse non sarà mai visitabile: a Palermo l'antico club che diventa ufficio del Comune

Erano sei le casine costruite nel Settecento per lo svago di alcune famiglie nobili: oggi sono gelaterie o attività commerciali e l'ultima, in degrado, sta per essere trasformata

  • 11 marzo 2019

La casina dei nobili al Foro Italico (foto di Claudio Tarantino)

Ancora oggi, la parte esterna di questa "casena" si può ammirare lungo la cinta muraria del Foro Italico o Foro Umberto I, esattamente ad angolo della Salita Mura delle Cattive e da alcuni anni è inutilizzata.

Nel Cinquecento i bastioni si costruivano per difendere la città da eventuali attacchi nemici, dopo qualche secolo, con l’avvento delle potenti artiglierie persero la loro efficacia difensiva e alcuni furono distrutti.

Per rendere più ampia la strada Colonna (odierno Foro Italico), il bastione del Tuono, costruito nel 1550 dal vicerè De Vega (tra Porta Felice e Porta dei Greci), fu demolito nel 1754.

Su questa grande area che si formò, si costruirono sei casine o "casene", nate come Circolo dei Nobili e destinate agli svaghi dei nobili palermitani. Qui essi si riunivano per conversare o giocare.

Il marchese di Villabianca, nell’anno 1790, nel suo "Palermo D’Oggigiorno", elencò i nomi dei proprietari: il duca di Misilmeri Emenuele Bonanno, il duca di Castellana Agesilao Bonanno ed il Presidente do Giustizia Giovanbattista Asmundo Paternò.
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Alla fine dell’Ottocento, Gioacchino Di Marzio scrisse i nomi dei nuovi proprietari. Iniziando da Porta dei Greci fino alla Porta Felice: la prima "casena" apparteneva alla famiglia Alì di Trapani, la seconda, al principe Pignatelli Denti (che l’aveva ereditata dalla famiglia Petrulla; la terza, al principe Antonio Lanza, la quarta, al principe Settimo di Fitalia che l’aveva acquistata dal principe Lanza di Trabia, la quinta, era di proprietà comunale e la sesta, apparteneva al conte Giuseppe Monroy di Ranchibile.

Nella metà del XIX secolo, la cinta muraria compresa tra il Cassaro (odierna via Vittorio Emanuele) e l’odierna via Alloro, fu oggetto di trasformazioni.

L’antica Strada Colonna, ormai Foro Borbonico (oggi Foro Italico o Foro Umberto I) fu abbellita sul percorso delle antiche mura, quindi sopra le "casene", di un pubblico parterre (ripiano alzato), costruito nel 1823 da don Antonio Lucchesi Palli, principe di Campofranco e Luogotenente Generale del Regno di Sicilia.

Questo parterre, sopraelevato circa cinque metri sopra il livello della strada, offriva maggiore riservatezza rispetto alla passeggiata su strada ed una vista panoramica bellissima ma era particolarmente frequentato dalle vedove, che nei pomeriggi estivi passeggiavano sul luogo per refrigerarsi, senza destare scandalo, in quanto la tradizione di quegli anni esigeva che dovessero vestite di nero e rimanere chiuse in casa, lontano dalla vita di società.

Per questo motivo il luogo fu denominato Passeggiata delle cattive o Mura delle cattive (dal latino Captive, cioè prigioniere).

Alle due estremità di questo parterre, nel 1827, Nicolò Bagnasco costruì due scalinate: una nella piazza Santo Spirito, l’altra su via Alloro.

Due cancelli posti all’estremità di questo parterre rendevano possibile la chiusura notturna del luogo. Lungo la passeggiata furono posti alcuni sedili e vasi di marmo per adornare l’ambiente.

Nella parte esterna della casena dei nobili, si scorgono due portali (entrate) ad arco e due balconcini con balaustre a colonnina. È dotata di un piano terra ed un primo piano.

Il piano terra è composto da un grande salone di circa cento metri quadrati. Il piano superiore è di uguali dimensioni. Nella terrazza, sono visibili alcuni vasi settecenteschi. Da essa si può ammirare il mare e la zona circostante.

La casina fu danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Delle sei casene realizzate soltanto una è andata distrutta. Le altre si possono ancora ammirare anche se hanno cambiato destinazione d’uso: Gelateria Ilardo, Gelateria Perricone e le altre attività.

Nel dopoguerra, la zona che un tempo era luogo della passeggiata alla Marina diventò una discarica.

Le macerie della città furono depositate sul lungomare dove rimasero alcuni anni. Questa “casena” fu abbandonata e soltanto negli anni Novanta iniziarono lavori di ripristino della zona ma purtroppo non furono ultimati.

Ancora oggi, nonostante l’incuria, appare molto gradevole. Ultimamente l’Amministrazione Comunale ha deciso di restaurarla e riconvertirla ad altro uso.

Con una spesa complessiva di circa 140mila euro, l’intenzione dell’amministrazione è quella di farne sede di uffici pubblici.
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