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Fu contessa di Sicilia e regina (ripudiata) di Gerusalemme: la storia di Adelasia del Vasto

Il "Mandato di Adelasia" è il documento cartaceo più antico d’Europa. A soli 15 anni divenne la terza moglie del vecchio conte Ruggiero. Non era bella ma determinata

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 23 gennaio 2023

La contessa Adelasia del Vasto

“Juvencula honestae admodum faciei”, fanciulla di aspetto gradevole, così Goffredo Malaterra, biografo ufficiale del conte Ruggero d'Altavilla, descriveva Adelasia nel giorno delle sue nozze.

Ben diversamente, anni prima, il cronista normanno aveva indugiato compiaciuto sulla bellezza della prima moglie di Ruggiero, Giuditta d’Evreux, e aveva fatto chiaro riferimento all’impazienza dello sposo nell’impalmare la fanciulla.

Adelasia del Vasto, non era dunque particolarmente bella ma fu una donna coraggiosa, forte e determinata, preziosa collaboratrice del marito, abile tessitrice del futuro dei suoi eredi.

Nei documenti ufficiali la contessa di Sicilia, reggente per i figli dopo la morte del marito, era denominata “callida mater” (donna accorta) e “mulier prudentissima” (donna di buon senso); per i sudditi islamici era “malikah”, titolo che apparterrà negli anni successivi al figlio Ruggero: “al malik”, il sovrano assoluto e vero re.
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Le origini familiari di Adelasia sono state oggetto di molte controversie fra gli studiosi. Figlia del marchese Manfredi del Vasto, sarebbe nata forse in Piemonte, intorno al 1075 (secondo i calcoli dello storico Hubert Houben). Secondo il Malaterra, alla morte del padre, nel 1079, sarebbe stata spogliata dei suoi beni dallo zio Bonifacio e sarebbe fuggita in Sicilia.

Sembra più verosimile che Bonifacio sia stato il tutore dell’orfana Adelasia e che ne abbia combinato il matrimonio con Ruggiero d’Altavilla, conte di Sicilia e di Calabria, vedovo dal 1087 della seconda moglie, Eremburga. Nel 1089 dunque, poco più che adolescente, Adelasia sposò a Mileto, in Calabria, il conte Ruggiero, uomo ormai maturo ( si ipotizza tra i 50 e i 60 anni) che era già al terzo matrimonio, suggellando un'alleanza tra aleramici e normanni.

Adelasia giunse per mare in Sicilia, sbarcò al porto di Messina, scortata da un nutrito gruppo di conterranei dell’Italia Settentrionale. Era la prima avanguardia di un flusso migratorio che si sarebbe insediato nella parte centrale dell’isola, dando origine alla “Sicilia Lombarda”, colonie longobarde nel cuore della Sicilia.

Isole linguistiche, dove ancora oggi si parla un antico dialetto Gallo-Italico: “La Lombardia siciliana, i paesi lombardi della Sicilia…Città belle sono Aidone, Piazza Armerina, Nicosia: e sono quelle in cui è avvenuto un coagulo di gruppi lombardi. Ma sono belle anche Enna, Caltagirone, Scicli; Enna col suo castello di Lombardia, Caltagirone che segna il suo municipio con lo stemma di Genova; Scicli che venera San Guglielmo, città, insomma, alla cui storia diedero apporto uomini del nord” (L.Sciascia).

Incoraggiando l’immigrazione dei Lombardi Adelasia partecipò al processo di ricostituzione dell’elemento latino in Sicilia: fu una ricchezza per l’isola in termini di crescita economica, demografica e linguistica.

Ruggiero nel 1089, all’epoca delle nozze con Adelasia, aveva già una decina di figli, legittimi e illegittimi, ma come sottolineò Goffredo Malaterra, la prima gravidanza della terza moglie fu comunque accolta con giubilo: “Prega il padre e anche la madre che sia maschio".

Adelasia diede a Ruggiero quattro figli: Simone, Matilde, Ruggiero, Maximilla. Rimase sempre al fianco del marito, accompagnandolo nei suoi spostamenti e nelle campagne militari in Campania e in Puglia; nonostante la giovane età si rivelò una compagna saggia e autorevole: il suo nome compariva spesso nei documenti ufficiali.

Ruggiero si spense a Mileto, all'età di circa settant'anni, nel luglio del 1101e alla sua morte prevalsero nella successione Simone e Ruggiero, i figli avuti dalla terza moglie.

Adelasia, rimasta vedova dopo 12 anni di matrimonio, divenne reggente della Contea di Sicilia, prima in nome del figlio maggiore Simone, di 8 anni, malaticcio e debole, che morirà nel 1105 a 15 anni e poi per il figlio Ruggiero che si emanciperà nel 1112 e diventerà re di Sicilia nel 1130.

La contessa si ritrovò anche a dover amministrare per un decennio una terra difficile e complessa, dove convivevano popoli diversi per lingua e religione: islamici, greci, piemontesi, lombardi, normanni, ebrei.

Si circondò allora di fedeli e fidati consiglieri, tra questi ricordiamo il fratello Enrico del Vasto, responsabile del comparto militare. La reggente fu costretta infatti ad affrontare con durezza i contrasti con alcuni baroni, convinti di potersi sbarazzare con facilità di una donna.

Secondo il cronista inglese Orderico Vitale, Adelasia, consapevole delle difficoltà a cui andava incontro, avrebbe legato a sè il giovane Roberto di Borgogna, dandogli in sposa una sua figliola, nonostante avesse con lui rapporti molto… “confidenziali”; delegando a Roberto il governo della Contea, sarebbe stata libera di dedicarsi solo all’educazione dei figli.

Trascorsi 10 anni, Adelasia non avendo più alcuna necessità di avere Roberto al suo servizio, lo avrebbe avvelenato: gli storici però nutrono molti dubbi sulla veridicità di questo racconto.

Durante la reggenza Adelasia spostò la capitale del regno da Mileto a Messina e poi a Palermo: «La sua non fu una semplice reggenza bensì la manifestazione di un indirizzo politico» (E.Pontierì).

Risale a questo periodo anche il cosiddetto "Mandato di Adelasia", il documento cartaceo più antico d’Europa, scritto nel 1109, in greco e in arabo, una lettera con cui la contessa ordinava ai vicecomitali della terra di Castrogiovanni (oggi Enna) di proteggere il monastero di San Filippo di Demenna.

Adelasia utilizzò la carta perché non si trattava di un documento ufficiale (per il quale veniva adoperata la pergamena) ma di un atto di natura transitoria.

Quando Ruggiero II - ormai adulto - prese in consegna dalla madre le redini del governo, il Papa Pasquale II si adoperò per una nuova unione matrimoniale della contessa, con re Baldovino di Gerusalemme. Adelasia non era molto convinta di questo matrimonio, ma il Papa le promise che se non fossero nati eredi, Ruggiero sarebbe diventato Re di Gerusalemme.

Nel 1113 si celebrarono a San Giovanni d'Acri (oggi stato d’Israele) le nozze tra Adelasia e Baldovino. La sposa aveva una dote di tutto rispetto: nove galee, con le stive cariche di viveri e colme di tesori e con a bordo arcieri saraceni e cinquecento guerrieri.

La nuova regina di Gerusalemme si accorse subito che l'interesse del marito era tuttavia solo per la sua ricca dote. Adelasia aveva quasi 40 anni e il cronista Orderico Vitale rilevava con perfidia la ragnatela di rughe che segnavano ormai il volto dell’ambiziosa contessa al momento delle nozze.

La dote venne rapidamente dilapidata da Baldovino, in meno di un lustro, per pagare i debiti accumulati e per riguadagnare un minimo di credibilità presso sudditi e alleati. La vita a fianco di Baldovino non era come Adelasia l’aveva immaginata e un grave problema angosciava la regina: il matrimonio correva il rischio di essere annullato, perché il re risultava ancora legato alla seconda moglie Arda, figlia di un piccolo nobile armeno, costretta dal marito a prendere i voti presso il monastero di Sant'Anna, forse a causa di un tradimento, o a causa di sterilità.

Nel 1117, sotto le pressioni del patriarca Arnolfo e in seguito ad una grave malattia del re, un sinodo decretò nullo il matrimonio tra Adelasia e il re di Gerusalemme, malgrado Baldovino non fosse favorevole a rinunciare alla preziosa alleanza con i Normanni di Sicilia.

Il 13 aprile Adelasia partì per tornare in Sicilia. II ritorno a casa fu mesto e pieno di sconforto, dopo il ripudio e il fallimento dell’ambizioso progetto politico per suo figlio Ruggiero.

Un anno dopo il rientro in Sicilia Adelasia moriva in un convento di Patti, dopo molte sofferenze, il 16 aprile 1118. Le sue spoglie vennero tumulate nella cattedrale di Patti, dove ancora oggi si ammira la tomba in stile rinascimentale che ha ispirato Vincenzo Consolo: “Quindi Adelasia, regina d’alabastro, ferme le trine sullo sbuffo, impassibile attese che il convento si sfacesse”.
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