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Fu teatro di battaglie epiche e rapimenti: storia del castello (e fortezza) alle porte di Agrigento

Otto secoli fa, in quel luogo si combatté una delle ultime epiche battaglie tra la resistenza musulmana (con a capo una misteriosa contessa) in Sicilia e un imperatore cristiano

Elio Di Bella
Docente e giornalista
  • 4 marzo 2021

Il castello - fortezza Guastanella ad Agrigento

Alle porte di Agrigento nel 1221, otto secoli fa, si combatté una delle ultime epiche battaglie tra la resistenza musulmana in Sicilia e un imperatore cristiano.

Sulla cima della montagna di Guastanella, che chiude l'orizzonte della strada tra Agrigento e il vicino, piccolo paese di Santa Elisabetta, un fortilizio d'epoca bizantina venne trasformato in un imprendibile castello dagli arabi.

Il sito era ben arroccato.

Mura possenti proteggevano la zona più aperta, a settentrione, e al loro interno vi erano grandi strutture, in parte costruite ed in parte ipogeiche, con camere e cunicoli scavati nella roccia, abilmente ricavati dall’opera iniziata da antiche popolazioni.

Secondo alcuni studiosi, a Monte Guastanella, in un momento collocabile probabilmente negli anni dell’iconoclastia (726-843), si insediò una comunità di monaci basiliani che successivamente furono cacciati da una guarnigione militare bizantina che vi realizzò, come abbiamo detto, un fortilizio.
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Il fortilizio bizantino venne conquistato una prima volta nell'839 dai musulmani, ma, già un anno dopo, scoppiò una ribellione delle popolazioni cristiane dei centri vicini e venne ripreso. Per poco tempo però: nell'860-61 fu nuovamente conquistato definitivamente dai saraceni.

I nuovi conquistatori vi insediarono una guarnigione militare, posta a controllo e a presidio del territorio circostante e del casale che fondarono nei pressi.

Il nome, Guastanella, deriva dall'arabo wast, "mediano" e alleila dall'arabo ‘aliy, "il centro elevato" e rivela la sua importanza strategica in questa parte dell'Isola. Nella prima metà del XII sec. Edrisi così lo descrive nel Libro di re Ruggero: "È sistemato in località eccelsa, dominato da una rocca la cui cima si protende verso l'alto. È abitato e decoroso un saldo fortilizio dotato di terreni coltivati che producono abbondanti derrate. Ricco di giardini e alberi, esso è affollato di gente in transito e fisse”.

Il castello svetta su un altopiano a picco sul fiume Platani, a circa 600 metri sul livello del mare. La vallata del Platani svolgeva allora un ruolo essenziale nel controllo delle comunicazioni interne.

Due secoli dopo arrivarono in queste contrade i Normanni. Durante la conquista dell'Isola, il conte normanno Ruggero, nel 1085, dopo la resa di Agrigento (che in quel tempo gli arabi avevano chiamato Kerkent), si rivolse contro le roccaforti musulmane del territorio compreso tra Castrogiovanni, l'odierna Enna, e la costa agrigentina.

Così, per rendersi anche padrone dei dintorni, Ruggero si recò ad assediare il castello di Guastanella. Di quell'evento il popolo anche oggi ha un vago ricordo, tanto che indica nelle sue vicinanze un Poggio del Seggio (Poiu seggiu), dove afferma che il famoso conte normanno avesse posto i suoi accampamenti.

Guastanella, nonostante la sua fortissima posizione, fu ben presto presa e assoggettata. Il castello di Guastanella così poi riadattato e mantenuto negli anni successivi.

Con l'arrivo dei Normanni si era avuta l'illusione, in questa parte della Sicilia, che genti di razza, cultura e religioni diverse, potessero convivere in armonia e in pace e prosperare insieme. Così per qualche tempo, cristiani e musulmani da queste parti poterono integrarsi senza gravi conflitti.

Popolazioni musulmane, infatti, in questa zona continuarono a sopravvivere e sebbene una fonte ricordi la cacciata di numerosi saraceni sotto il vescovo di Agrigento Gentile (1154-1171), che ne approfittò per acquistare molti loro casali, diversa fu la sorte del casale di Guastanella.

Questo venne concesso nel 1095 alla famiglia Montaperto e godette ancora di qualche forma di autonomia, di cui anche i musulmani poterono approfittare. Altre famiglie baronali, successivamente, dal sito trassero il titolo. Pertanto il casale di Guastanella passò per qualche tempo di mano in mano. Sappiamo pero anche che il castello Gustanella rimase a lungo una delle ultime fortezza musulmane in Sicilia.

Nell'Isola, infatti, ancora dopo la conquista normanna, sopravvivevano le ultime fortezze musulmane arroccate su siti naturali inaccessibili. Erano le fortezze di Iato, Calatrasi, Corleone, Entella e la nostra Guastanella.

La zona tra Monreale e Agrigento era organizzata, fino al XIII secolo, dalle popolazioni musulmane, come se fosse un Emirato Indipendente, con propria moneta, proprie moschee, procure, fortezze, bagni pubblici e altro.

Si riparla di Guastanella nelle fonti storiche verso la metà del '200, come appartenente al demanio reale all'interno della diocesi di Agrigento. Nonostante ciò, ancora nel XIII secolo, la presenza musulmana non era stata del tutto cancellata e ciò costituiva in quei tempi una delle preoccupazioni dei vescovi siciliani.

Così, quando gli Svevi ereditarono il Regno di Sicilia, i vescovi siciliani sollecitarono la spinosa questione della lotta agli infedeli. A loro parere bisognava porre fine all'antica tolleranza dei primi re normanni verso gli infedeli e volgersi adesso alla eliminazione fisica e alla deportazione di comunità.

Nel settembre del 1206, papa Innocenzo III indirizzava una missiva ai capi e a tutti i saraceni di Sicilia, invitandoli a mantenere la fedeltà al loro signore, il giovane re di Sicilia Federico II.

Questo documento nomina esplicitamente alcune delle località tenute dai musulmani e indicate come «castelli dei saraceni» o semplicemente «montagne». L'epistola di Innocenzo cita anche Guastanella, nell'agrigentino.

Nel 1206 i Musulmani «nonostante ripetuti conflitti con il potere costituito, non si erano dichiarati ribelli, ed anzi in più occasioni si erano mostrati leali e sottomessi al potere regio (scrive lo storico Michele Amari). Ma ciò non bastava.

Così, come leggiamo negli Annales Siculi, “nell'anno del Signore 1221, decima indizione, il sovrano Federico imperatore si diresse con un grande esercito contro i Saraceni”.

Tra il 1221 e il 1232 Federico II di Svevia tornò infatti in Sicilia, dopo aver combattuto una guerra in Germania contro Ottone IV di Brunswick e pianificò la distruzione dei fortilizi arabi.

Gli ultimi musulmani di Sicilia opposero una disperata resistenza a Federico II di Svevia. Ad un secolo e mezzo dalla conquista normanna, però, la popolazione musulmana dell'isola era già decimata da pogrom e rivolte, erosa dalle conversioni e dall’acculturazione.

Guastanella fu uno dei centri dei ribelli saraceni del Val di Agrigento e qui accadde un evento che alzò notevolmente la tensione tra cristiani e musulmani.

Nel Libellus de successione pontificum Agrigenti leggiamo cosa avvenne: il vescovo di Agrigento Urso fu «sequestrato dai saraceni e incarcerato nel castello di Guastanella e fu riscattato per cinquemila tarì».

E ancora altre fonti confermano: «nel tempo di nostro imperatore Federico, il vescovo fu catturato dai saraceni e detenuto nel castello di Guastanella per quattordici mesi. E così, durante questo tempo, la chiesa di Agrigento fu spogliata di privilegi e di altre proprietà. I saraceni controllavano anche la chiesa, in tal modo il clero e i cristiani furono espulsi di là, finché nessun cristiano osava andare in chiesa, nemmeno per battezzarsi».

Secondo altri testimoni, però, ci furono ribelli cristiani accanto ai musulmani: Simone de Trayna tramandò che, dopo la morte del re Guglielmo II, infuriò la guerra nei valli di Mazara e Agrigento, «o per i cristiani, o per i saraceni». Anzi, sentì dire che la chiesa di Agrigento fu presa e spogliata «dai saraceni e dai cristiani».

In questo contesto, misteriosa e fugace appare la vicenda di una contessa a capo dei Musulmani agrigentini che assalirono e spogliarono la cattedrale e la sua torre: “Né valse il segreto Raimondo (o altri) con moltitudine di gente armata a frenare l’ira di quella fiera contessa, di cui la storia non ci rivela il nome” (Michele Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia) .

Nel novembre del 1221 Federico II arrivò ad Agrigento. Compì una ricognizione generale intorno al terreno dello scontro, prima di sferrare l'attacco in grande stile contro il castello di Guastanella che cadde. Solo 1225 Federico riuscì a sottomettere tutte le fortezze musulmane in Sicilia.

I saraceni sottomessi, in parte vennero trasferiti a Lucera, nella Capitanata, dove gli fu concesso di coltivare la loro religione e di vivere secondo le loro usanze.

Lo storico Amico circa Guastanella dice che la zona intorno fu pacificata sotto Federico II e concessa a Bartolomeo di Montaperto che fu il primo barone di Guastanella nel 1305. Del castello da tempo non restano che pochi resti.
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