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Hodierna era "avanti" ma visse nel periodo sbagliato: storia del piccolo "Galileo siciliano"

Hodierna svelò non pochi segreti della natura celeste e non solo. La vita di un precursore dell'astronomia moderna tra scoperte erroneamente attribuite ad altri e il difficile periodo storico in cui visse

Elio Di Bella
Docente e giornalista
  • 17 settembre 2021

Il mezzobusto di Hodierna a Palazzo dell'Aquila a Ragusa

Nel 1654 a Palermo apparve un trattato di astronomia che, se avesse avuto l’attenzione che certamente meritava da parte degli studiosi delle stelle, avrebbe dato una svolta straordinaria allo studio delle nebulose, termine con cui si indicava soprattutto allora qualsiasi oggetto astronomico di grandi dimensioni di natura non stellare, né planetaria, né cometaria, e che quindi comprendeva anche quelle che oggi chiamiamo galassie.

L’astronomo siciliano che presentava in quell’anno le sue straordinarie scoperte nel cielo non era del tutto sconosciuto.

Dal campanile della chiesa di S. Nicola, a Ragusa, in cima al quale ogni notte saliva per studiare gli astri, il giovane astronomo Giovan Battista Hodierna aveva visto, tra il 1618 e il 1619, le tre famose comete descritte anche da Galileo Galilei nel “ Saggiatore “, che tante polemiche avevano suscitato.

Ma allora la sua fama era rimasta circoscritta, soprattutto perché era pericoloso confermare gli studi di Galilei, in quei tempi e in quella Sicilia su cui l'Inquisizione esercitava un grande potere oppressivo. Finalmente il 24 di giugno del 1628, Hodierna ebbe in dono un cannocchiale. Ma non bastava da solo a intensificare i suoi studi, aveva bisogno dimezzi economici.
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La fortuna fu dalla sua parte: i nobili fratelli Carlo e Giulio Tomasi, fondando Palma di Montechiaro, in provincia di Girgenti (Agrigento), avendo necessità di un buon sacerdote, gli assicurano una cospicua prebenda.

Hodierna potè così dedicarsi serenamente ai suoi studi di astronomia e scrivere numerose opere. Grazie alle sue scoperte, considerate innovative, strinse legami di amicizia e di stima con diversi eruditi del suo tempo: Juan Caramuel y Lobckowitz, Atanasio Kircher, Gaspar Schott, M. A. Severino, l'astronomo Francesco Fontana ed altri, e contatti epistolari Riccioli, Huygens ed Hevelius.

E dopo la sua morte le sue opere vennero apprezzate anche da Oldenburg e Boyle. Nonostante ciò la sua attività è rimasta praticamente ignorata dalla storiografia scientifica per tre secoli.

Infatti solo negli anni Ottanta del secolo scorso, grazie ad alcuni studiosi siciliani, il valore di questo insigne astronomo è venuto alla luce e a Palma di Montechiaro gli è stato tributato un riconoscimento importante con l’intestazione del locale Liceo Scientifico, e, in altre città, strade e persino un osservatorio astronomico a Roccapalumba e un Premio nazionale per le Scienze astronomiche, rivolto ai giovani che si dedicano alla ricerca nel campo dell'astronomia o in ambiti scientifici.

Grazie alla sua insaziabile curiosità e al suo talento di ricercatore, Hodierna svelò non pochi segreti della natura celeste e non solo.

Con un microscopio, costruito con le proprie mani e capace di ingrandire gli oggetti fino a duemila volte, studiò l’occhio della mosca e di altri insetti, ma anche l’occhio umano e offrì nuove ipotesi sulla visione; fu probabilmente il primo a comprendere la natura e la funzione delle zanne retrattili delle vipere; esplorò i misteri dell’arcobaleno. Ma la grandezza di Hodierna è dovuta soprattutto ai suoi studi astronomici. Oltre al testo di approfondimento sui quattro satelliti di Giove, già scoperti da Galileo, del 1656, prima di Huygens, descrisse l'anello di Saturno e fece importanti scoperte intorno alle comete.

E vi fu soprattutto un’impresa scientifica, che purtroppo non venne adeguatamente compresa dai contemporanei, ma per la quale avrebbe meritato quella fama venuta alla luce solo più recentemente: la catalogazione di oggetti celesti di aspetto nebulare (nebulose), e le relative mappe, disegnate dallo stesso astronomo con perizia.

L’opera, intitolata, De Systemate Orbis Cometici, Deque Admirandis Coeli Characteribus (in cui tratta delle comete, delle nebulose e degli ammassi stellari), se fosse stata letta con la giusta attenzione dagli astronomi del suo tempo e da quelli immediatamente successivi, avrebbe cambiato la storia dell’astronomia, secondo molti storiografi odierni.

Le cosiddette nebule (ammassi stellari che chiamiamo oggi nebulose) erano poco conosciute quando Hodierna pubblicò la sua opera. Alcune erano note fin dall’antichità, come il doppio ammasso di Perseo, l’ammasso della Chioma, le Pleiadi, le Iadi.

Ma non tutte erano considerate dagli astronomi nebule, come ad esempio le stesse Pleiadi, la Grande Nebulosa di Andromeda e la nebulosa nella Spada di Orione. Gli strumenti che allora gli astronomi avevano non erano adatti allo studio delle nebulose, pertanto Hodierna fu un pioniere in questo campo, un pioniere, cioè, delle osservazioni di “oggetti del profondo cielo” .

L’astronomo siciliano distinse tra comete e nebule, attribuendo alle prime natura terrestre e alle seconde natura celeste, stellare e realizzò così il primo catalogo di sole “nebule”, suddividendole in tre classi: Luminose, Nebulose ed Occulte.

Le luminose si possono distinguere ad occhio nudo, le nebulose si distinguono grazie al cannocchiale, le occulte sono ammassi densissimi di stelle, ma così lontane che solo con il cannocchiale si riesce a individuarle e si presentano come un continuo splendore diffuso.

Nella sua opera poi Hodierna passa ad elencarle. Oggi tutti gli storiografi concordano sul fatto che sino ad allora nessun astronomo aveva osservato più nebulose di Hodierna, anzi ne aveva osservate più di tutti gli astronomi di ogni tempo messi assieme, fino a qual tempo, la prima metà del Seicento.

Hodierna tratta nel suo celebre studio delle Pleiadi, delle Iadi, della Chioma, di Perseo, della Spada di Orione, della Testa di Orione, di Scorpione, di Acquario, di Perseo, Sagittario, i tre ammassi dell’Auriga, la nebulosa di Al-Sûfi, di Capricorno, della cintura di Andromeda.

Delle nebulose occulte indica le regioni nello spazio in cui si troverebbero gli ammassi stellari e probabilmente per primo individuò nebulose, scoperte dagli astronomi successivamente, come quella poi chiamata NGC2451, e numerosi oggetti stellari, che sarebbero poi stati catalogati ufficialmente alcuni secoli dopo.

L'ammasso M47, erroneamente attribuito a Charles Messier, era stato invece scoperto proprio da Hodierna nel 1654; così come la Galassia del Triangolo, la quale venne inclusa nell'ammasso aperto NGC 752.

Ma solo nel nel febbraio 1980, a seguito della scoperta di alcuni manoscritti, le scoperte di Hodierna sono venute meglio alla luce.

Il vescovo Juan Caramuel Lobkowitz, nel 1661 (un anno dopo la morte di Hodierna) espresse il desiderio di curare la pubblicazione dell' "opera omnia" dello scienziato ragusano e chiese ai Tomasi i manoscritti di Hodierna. Questi sono rimasti conservati negli archivi vescovili di Vigevano, finchè, finalmente, non sono stati scoperti.

Si tratta di 1420 carte, tutte autografe, riferibile a sette opere conosciute, ma ritenute perdute o distrutte, e di ben ventuno opere, che erano completamente sconosciute.

La scoperta ha attirato l’attenzione del mondo accademico e da allora sono fioriti i corsi monografici, le pubblicazioni scientifiche e i convegni di studio di livello nazionale e internazionale. In particolare ricordiamo che 1985 comparve sul Journal for the History of Astronomy un articolo a firma di tre studiosi palermitani, Giorgia Foderà, Lucio Indorato e Pietro Nastasi che ha dato grande impulso all’attuale fama del “piccolo galileo siciliano”, come è stato definito Giovan Battista Hodierna.

Più di tre secoli dopo, in suo onore, un asteroide scoperto nel 1990 fu chiamato 21047 Hodierna.
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