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I carri iconici (e indelebili) del Festino: dal gigantesco al più originale, tra lodi e critiche

I carri che si sono succeduti dall'inizio dei miracoli ad oggi, un excursus completo sul festino più longevo della tradizione siciliana. La festa della patrona di Palermo

Balarm
La redazione
  • 12 luglio 2023

Come ogni anno torna il "festino" della santuzza patrona di Palermo, Santa Rosalia. Senza dubbio per i palermitani (e dintorni) è una festa imprescindibile, degna di tutte le attenzioni che la santa merita. Per questo la tradizione più longeva e caratteristica è quella del carro, che viene addobbato e curato come un gioiello prezioso.

La tradizione di Santa Rosalia nasce intorno al 1600 grazie ai diversi "miracoli" compiuti dalla santuzza. Si tramanda che la santa era solita inviare i martiri della peste su Monte Pellegrino (dove aveva abitato) per far avvenire il miracolo di guarigione.

Santa Rosalia quindi disse di portare in giro per la città i suoi resti ed è quello che fece l'arcivescovo di palermo, Giannettino Doria. Nel 1625 le reliquie vennero poste all'interno di uno scrigno in argento e vetro, custodito all'interno del Palazzo Arcivescovile, e dallo stesso anno vennero portate in processione per ricordare il miracolo compiuto, inaugurando una tradizione che in più di tre secoli ha subito ben poche interruzioni.
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Il carro che porta le reliquie, metafora del trionfo sulla peste, diventa ben presto il centro della celebrazione, assumendo subito dimensioni notevoli ed è più volte sostituito, nella ricerca di effetti scenografici sempre più solenni. Tra il Settecento e l'Ottocento molti architetti palermitani infatti si sono cimentati nella progettazione.

Tra i diversi carri se ne ricordano alcuni in particolare. Uno dei più grandi e mastodontici è quello del 1896, creato su ispirazione dello scrittore Giuseppe Pitrè, venne riccamente decorato e costruito con dimensioni tali da non permettergli di passare attraverso le principali strade del centro storico, ma solo da quelle più esterne.

Nel 1924 entra in scena un altro carro dalle fattezze gigantesche, tanto grandi che non porta in giro per la città le reliquie ma resta fermo. È stato creato per il 300esimo anniversario.

Nel 1974 viene costruito, facendo riferimento ai disegni del 1700 dell'architetto Paolo Amato, un carro a forma di vascello d'ispirazione barocca, che raggiunge i dieci metri d'altezza e i nove metri di lunghezza, trainato da buoi. Da questo momento il carro in sé diviene un piccolo palcoscenico coreografico.

Tra il 2000 e il 2001 sfila il carro con delle ali d'argento creato nell'edizione 1998, con l'aggiunta di una prua a forma di saraceno e disegnato dallo scenografo Fabrizio Lupo. Il carro attraversa l'oceano e sfila per il Columbus Day nel 2003 e 2004 ed è attualmente custodito presso la città di New York.

Nel 2005 è condotto in corteo lo stesso carro dei tre anni precedenti sempre con direzione artistica di Davide Rampello, ma con una nuova scenografia barocca per cui viene ridipinto di oro e argento e putti in alto. Sopra anche le nuove statue delle sante Cristina, Oliva, Agata e Ninfa (i quattro canti). Quell'anno anche la statua è nuova, realizzata da Maurizio Montaina e dipinta da Fabrizio Lupo.

Il manufatto è ispirato alla statua marmorea seicentesca di Giovanni Battista Ragusa. La statua rappresenta una giovane Rosalia con un sorriso appena accennato e dai capelli sciolti che ricadono sulle spalle. La santa guarda il suo popolo e si staglia da una nuvola collocata su una raggiera dorata mentre impugna nella mano destra una piccola croce ricoperta d'oro. Con la mano sinistra regge invece il suo ampio drappeggio. Col piede sinistro schiaccia il serpente, simbolo della peste.

Il 2007 è il primo anno in cui vengono introdotti più carri. Il carro principale è ideato da Jannis Kounellis che abbandona le forme barocche per un peschereccio di tonni. La vela è interamente tessuta di Swarowsky, crendendo così la santuzza ancora più pregiata. È realizzata dagli studenti dell'Accademia di Belle Arti di Palermo sotto la guida dello scenografo Giacomo Cuticchio.

Il carro del 2019 è creato da detenuti, rendendoli partecipi dei festeggiementi. Un carro dedicato a chi vive ogni giorno con la volontà di riscatto e a chi sopravvive ad una condizione dalla quale ci si vuole liberare. Il tema infatti è l'"Inquietudine". Ideato da Fabrizio Lupo è ispirato agli sgabelli delle carceri borboniche, come simbolo della riconciliazione. Il carro mostra la storia del ritrovamento delle ossa raffigurato in tre quadri ad altezza d'uomo. Nei fori del grande sgabello centrale sono raffigurate le quattro Sante: Agata, Cristina, Ninfa e Oliva.

Quest'anno, il 2023, il carro è dedicato a due eroi siciliani: Biagio Conte e padre Pino Puglisi. Il carro è altamente sostenibile per l'ambiente, creato infatti con un materiale di risulta per risparmiare il denaro pubblico. Un carro che unisce presente e passato, tradizione e contemporaneo. In questa ottica rientra la scelta di mettere sul carro la statua realizzata da Franco Reina per il 393esimo Festino
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