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I figli autistici, torna al lavoro dopo 25 anni: Anna Maria, "mamma coraggio" a Palermo

Vi raccontiamo la storia di una (straordinaria) mamma, Anna Maria Bellitteri, dell'amore immenso per i suoi due figli e del suo sogno realizzato dopo 25 anni

  • 10 giugno 2024

Anna Maria Bellitteri con i suoi due figli, Alessia e Fabrizio (foto di Anna Maria Bellitteri)

Siamo soliti guardare i supereroi e ammirare le loro gesta in televisione o sui fumetti. A volte, però, le “wonder woman” sono tra di noi. I loro super poteri sono la forza e la tenacia. L’arma vincente, invece, è l’amore. Un affetto, per i propri figli, che fa superare qualsiasi tempesta. Ne esci piegata, a volte, ma più forte di prima. È la storia di Anna Maria Bellitteri, mamma forza ed esempio, di due ragazzi affetti da autismo.

Oggi, dopo un lungo e difficile percorso, sta per diventare una docente di sostegno. La scuola, sicuramente, le ha dato tanto, ma anche tanto sta donando lei a chi vive fra i banchi. Attiva nel sociale, con Parlautismo, ci racconta la sua storia e lancia un messaggio: non arrendersi mai.

«Mi sono sposata piccolissima, ho conosciuto il mio ex marito a 20 anni, quando lavoravo, come segretaria, in un laboratorio di analisi, ma era un impiego transitorio. Poi, ho lavorato presso una fabbrica di biscotti e, quando sono rimasta incinta, mi sono messa in maternità perché il lavoro di fabbrica era davvero pesante. In seguito, la fabbrica chiuse e io sono rimasta senza lavoro».
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Anna Maria ha anche conseguito il diploma magistrale e aveva tutte le carte in regola per potere fare l’insegnante, avendo anche vinto diversi concorsi. Ma ha deciso di abbandonare tutto per fare la mamma.

«Quando nacque Alessia, che oggi ha 19 anni, mi resi conto, quasi subito, che non aveva uno sviluppo come quello degli altri neonati – racconta Anna Maria -. Ero, però, inesperta, avevo solo 25 anni, ma qualcosa mi insospettiva, come il fatto che la bimba non reggesse bene il capo, fosse spenta, piangesse sempre, non interagisse e il suo sguardo fosse assente anche dopo i 4 mesi. Sono andata, allora, dal pediatra che mi mandò dal neuropsichiatra. Nello stesso tempo, scopro di essere incinta del mio secondo figlio, Fabrizio».

Da qui, per la giovane mamma comincia un lungo e difficile percorso. I medici diagnosticano alla piccola Alessia un’ipotonia muscolare dovuta ad una gestazione terminata prematuramente. Le dissero che non si trattava di nulla di grave e che il tutto si sarebbe risolto facendo fisioterapia. Ad aiutare Alessia c’è sempre mamma Anna Maria.

La bimba cresceva e, al compimento dei 16 mesi, i medici consigliano ad Anna Maria di andare all’ospedale Gaslini, dove confermano la diagnosi di ritardo psicomotorio. Nel frattempo, la giovane deve anche accudire il piccolo Fabrizio, nato da un mese.

«Cominciamo, così, le terapie logopediche e psicomotorie – continua mamma Anna Maria -. Intanto, cresce Fabrizio e, già a 14 mesi, comincio a vedere alcuni segnali, memore di quanto avevo vissuto con Alessia. Sembrava che stesse cominciando ad avere la lallazione, ma poi ha avuto una sorta di blocco e, anche lui, non parlava, non interagiva, era molto irrequieto e iperattivo».

Da qui, iniziano i controlli per Fabrizio: per lui la diagnosi di autismo. Intanto, Anna Maria e la sua famiglia tornano in Sicilia, dove proseguono le cure all’Oasi di Troina, dove viene fatta, anche ad Alessia, la diagnosi di autismo.

«Quando cominciò il ricovero, a Troina, io non stavo bene – racconta Anna Maria -. La mia era, forse, una forma di depressione, e arrivai a pesare 48 chili. Persi la voce per un mese e mezzo. Ero psicologicamente provata. Con i miei figli, a Troina, cominciamo, così, un percorso comune: io psicologico e loro erano seguiti anche a livello pedagogico. Io facevo tesoro di tutto quello che imparavo perché, poi, lo avrei dovuto mettere in atto in casa».

Anna Maria comincia, sempre di più, a rinunciare alla sua vita e a dedicarsi, completamente, con tanto amore, ai suoi due figli. Inizia a lavorare come badante per mandare avanti la sua famiglia, fino a quando sua madre, Antonia, che, spesso, la aiutava, si ammala di Alzheimer. Adesso, la giovane donna deve pensare a tre persone.

Arriva il Covid, ma lei non può abbattersi. Non deve. Con la pandemia, i suoi figli imparano ad essere più autonomi: insegna loro a stare da soli a casa perché qualcuno doveva pur uscire per fare la spesa e comprare le medicine. Anna Maria subisce un nuovo duro colpo: la morte della madre, nel 2022 e qualche giorno dopo, perde la vita, probabilmente per un arresto cardiaco, suo fratello Alessandro.

«Quando muore un fratello, muore un pezzo di cuore. Eravamo uguali. Non riuscivo a riprendermi», racconta.

Ma lei deve riprendersi: i suoi figli dipendono da lei. La svolta arriva qualche mese dopo, quando Carolina, un’amica di Anna Maria, le suggerisce di provare l’ottavo ciclo del Tfa. Dopo un’iniziale reticenza, Anna Maria accetta: si mette in gioco e torna a studiare dopo 25 anni. Lo fa di notte. Supera i quiz, sia per la categoria “Infanzia” che per quella “Primaria”.

«Sto vivendo l’insegnamento con tanti bagagli sulle spalle. Pensavo di non farcela e, adesso, invece, sono quasi alla fine. Mancano poche settimane e i primi di giugno farò la tesi. Il corso di specializzazione che sto frequentando mi da quel valore in più, quella capacità di entrare in classe e di gestire i bambini: è un lavoro che non possono fare tutti, ci vuole vocazione.

Nel corso degli anni, inoltre, da madre e, ora, da quasi docente ho notato dei miglioramenti nel campo del sostegno. Ci sono sempre, però, delle precarietà, come la mancanza di continuità dell’insegnante di sostegno che non segue i bambini per tutto il ciclo scolastico» spiega Anna Maria Bellitteri.

Pensando alla sua storia Anna Maria sorride: è l’esempio di come, a volte, la vita ci metta, davvero a dura prova. Ma lei sorride e va avanti: «Sono orgogliosa dei miei figli e la cosa bella è che quando sento che sto per crollare, mi basta guardare Alessia e Fabrizio negli occhi. È difficile, a volte, ma è anche vero che non è impossibile quando le cose le vuoi e ci vuoi provare».
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