Il bimbo morto a Sharm el-Sheikh, l'appello della madre: "Fateci tornare subito a Palermo"
Una tragedia ancora senza risposte. L'appello del fratello: "Chiediamo aiuto a chiunque possa supportarci. Mia sorella deve rientrare subito con il marito e il bambino"
Dovevano essere due settimane di vacanza, di spensieratezza a Sharm el-Sheikh, ma sono state interrotte tragicamente. Una famiglia palermitana, padre, madre e il loro bimbo di sei anni, per cause che ancora sono da accertare, sono finite in ospedale dopo un giorno di dolori allo stomaco, nausea, spossatezza e i sintomi curati per quasi due giorni come se si trattasse di una normale intossicazione.
I primi sintomi si erano verificati venerdì 1 luglio, il pomeriggio dopo il bambino è morto e il padre è ancora oggi ricoverato in un ospedale egiziano. La madre, che oggi sta meglio, è incinta e la sua gravidanza per fortuna non ha riportato problemi.
«Dobbiamo rientrare in Italia il prima possibile - dice a Balarm la donna che ci ha chiesto di non pubblicare il suo nome né quello del suo bambino, e che attualmente si trova in ospedale con il marito grazie a un permesso ottenuto attraverso la Farnesina. Devono aiutarci a tornare a casa subito - . Io torno con mio marito, ci sono voli speciali attrezzati, che sono quelli che ci servono per rientrare nella nostra condizione. Io non lo lascio qui».
Il problema è che - come ci ha spiegato il fratello della donna, Roberto Manosperti, i tempi non si conoscono come tanto altro, «Mia sorella - dice - mia ha chiamato dicendomi che i tempi non sono brevi. Le condizioni di mio cognato continuano a non essere buone. Hanno fatto già l'autopsia del bimbo, ma lui non c'è più... e questa è un'altra storia su cui ci concentreremo non appena saranno tutti a casa. Perché ancora non sappiamo cosa sia successo. Come sia potuto accadere.
E allo stesso modo non sappiamo, non riusciamo a sapere per cosa stanno curando mio cognato, lui continua ad avere livelli di ossigenazione all'80 per cento. Inoltre hanno stipulato un'assicurazione, e dovevano trovare ogni giorno pubblicato sulla pagina riservata, il referto medico, ma non c'è nulla. Il motivo non lo sappiamo. Un emissario del ministero della Salute egiziano si è recato in reparto, da mia sorella, affermando che per due volte hanno fatto l’esame tossicologico e hanno escluso l’avvelenamento.
Siamo in contatto costante con la Farnesina, l'ambasciata, il consolato - continua - e ci è stato garantito che non appena mio cognato starà meglio e dunque si avrà il via libera dall'ospedale, li faranno ripartire per Palermo, pagando loro le spese necessarie. Ma il punto è che non si hanno notizie sulle condizioni di mio cognato e dei tempi e quindi l'unica alternativa adesso è che io vada da mia sorella che è da sola lì da una settimana».
Il fratello ci racconta quello che accaduto non riuscendo a darsi pace, «Il venerdì, (giorno1 luglio) hanno iniziato ad avere i classici sintomi da intossicazione, in forma maggiore il bimbo e mio cognato e minore mia sorella. Sono andati in questa "clinica", così la chiamano, vicino al resort in cui erano alloggiati, li hanno curati per quei sintomi, con flebo con fisiologica e tre pillole per i classici sintomi da intossicazione. Il pomeriggio ci sono tornati non essendoci miglioramenti e hanno fatto altra flebo.
Il sabato mattina - continua - stavano ancora malissimo, vomitavano giallo, il medico ha continuato a dare la stessa cura. Il pomeriggio però mia sorella ha deciso di riandare, ma il tempo della strada mio nipote è collassato tra le sue braccia, forse è morto prima di arrivare. Mio cognato è arrivato moribondo, con blocco renale, problemi respiratori e cardiaci (rientrati in questi tre giorni). Cosa sia accaduto non lo sappiamo, c'è solo silenzio, i medici non danno risposte.
Per un volo privato, che è quello che dovremmo prendere, i prezzi oscillano tra i 30 e i 35 mila euro. Facciamo quindi un appello alle istituzioni affinchè si attivino non solo per la somma necessaria per il volo privato ma per attivarlo in tempi brevi. Chiediamo aiuto a chiunque possa supportarci. Mia sorella deve rientrare subito con il marito e il bambino».
I primi sintomi si erano verificati venerdì 1 luglio, il pomeriggio dopo il bambino è morto e il padre è ancora oggi ricoverato in un ospedale egiziano. La madre, che oggi sta meglio, è incinta e la sua gravidanza per fortuna non ha riportato problemi.
«Dobbiamo rientrare in Italia il prima possibile - dice a Balarm la donna che ci ha chiesto di non pubblicare il suo nome né quello del suo bambino, e che attualmente si trova in ospedale con il marito grazie a un permesso ottenuto attraverso la Farnesina. Devono aiutarci a tornare a casa subito - . Io torno con mio marito, ci sono voli speciali attrezzati, che sono quelli che ci servono per rientrare nella nostra condizione. Io non lo lascio qui».
Il problema è che - come ci ha spiegato il fratello della donna, Roberto Manosperti, i tempi non si conoscono come tanto altro, «Mia sorella - dice - mia ha chiamato dicendomi che i tempi non sono brevi. Le condizioni di mio cognato continuano a non essere buone. Hanno fatto già l'autopsia del bimbo, ma lui non c'è più... e questa è un'altra storia su cui ci concentreremo non appena saranno tutti a casa. Perché ancora non sappiamo cosa sia successo. Come sia potuto accadere.
E allo stesso modo non sappiamo, non riusciamo a sapere per cosa stanno curando mio cognato, lui continua ad avere livelli di ossigenazione all'80 per cento. Inoltre hanno stipulato un'assicurazione, e dovevano trovare ogni giorno pubblicato sulla pagina riservata, il referto medico, ma non c'è nulla. Il motivo non lo sappiamo. Un emissario del ministero della Salute egiziano si è recato in reparto, da mia sorella, affermando che per due volte hanno fatto l’esame tossicologico e hanno escluso l’avvelenamento.
Siamo in contatto costante con la Farnesina, l'ambasciata, il consolato - continua - e ci è stato garantito che non appena mio cognato starà meglio e dunque si avrà il via libera dall'ospedale, li faranno ripartire per Palermo, pagando loro le spese necessarie. Ma il punto è che non si hanno notizie sulle condizioni di mio cognato e dei tempi e quindi l'unica alternativa adesso è che io vada da mia sorella che è da sola lì da una settimana».
Il fratello ci racconta quello che accaduto non riuscendo a darsi pace, «Il venerdì, (giorno1 luglio) hanno iniziato ad avere i classici sintomi da intossicazione, in forma maggiore il bimbo e mio cognato e minore mia sorella. Sono andati in questa "clinica", così la chiamano, vicino al resort in cui erano alloggiati, li hanno curati per quei sintomi, con flebo con fisiologica e tre pillole per i classici sintomi da intossicazione. Il pomeriggio ci sono tornati non essendoci miglioramenti e hanno fatto altra flebo.
Il sabato mattina - continua - stavano ancora malissimo, vomitavano giallo, il medico ha continuato a dare la stessa cura. Il pomeriggio però mia sorella ha deciso di riandare, ma il tempo della strada mio nipote è collassato tra le sue braccia, forse è morto prima di arrivare. Mio cognato è arrivato moribondo, con blocco renale, problemi respiratori e cardiaci (rientrati in questi tre giorni). Cosa sia accaduto non lo sappiamo, c'è solo silenzio, i medici non danno risposte.
Per un volo privato, che è quello che dovremmo prendere, i prezzi oscillano tra i 30 e i 35 mila euro. Facciamo quindi un appello alle istituzioni affinchè si attivino non solo per la somma necessaria per il volo privato ma per attivarlo in tempi brevi. Chiediamo aiuto a chiunque possa supportarci. Mia sorella deve rientrare subito con il marito e il bambino».
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