AMBIENTE
Il cane (dimenticato) tra i più antichi in Sicilia: prima diffuso, rischia di estinguersi
Alcuni pastori e appassionati di razze antiche stanno pensando di sviluppare un consorzio, per permettere agli ultimi esemplari rimasti di riprodursi con più facilità
Cane pecoraio siciliano
La loro stessa esistenza spesso era principalmente legata alla pastorizia, visto che all’epoca gli allevatori avevano una maggiore difficoltà rispetto oggi nel seguire le mandrie e nel proteggere i capi di bestiame dal furto e dall’aggressività degli altri pastori.
Tra le razze canine più antiche in assoluto e cadute nel dimenticatoio c’è il cane Pecoraio siciliano, un cane da lavoro che è stato allevato per millenni per svolgere i più disparati compiti.
Sempre più raro, a seguito del progressivo abbandono delle campagne e della tecnologizzazione dell’agricoltura, questo cane è noto anche per essere uno dei più resistenti e possenti dell’Italia meridionale.
Per quanto antica, questa razza venne descritta scientificamente per la prima volta solo nella seconda metà dell’Ottocento, da uno dei naturalisti siciliani più famosi in assoluto: Francesco Minà Palumbo, che nella sua Castelbuono (in provincia di Palermo) descrisse buona parte della fauna dell’isola.
Oggi rischia addirittura l’estinzione, ma per comprendere quali sono le peculiarità di questo cane non possiamo non rifarci alla descrizione fornitaci da Palumbo e dall’associazione "Club del Cane Pecoraio Siciliano" che negli ultimi anni sta lottando per divulgare e proteggere la storia di questo particolare animale.
Esso ha una pelliccia prevalentemente scura e una testa possente, con un cranio largo. In media l’occhio di questo animale è di colore ambrato e il suo sguardo è estremamente espressivo. La sua pelliccia può anche disporre di ciuffi di peli ondulati, simili ai boccoli presenti nella capigliatura di alcune statue.
Il suo sottopelo è invece grigio lanoso. L’ossatura forte e la groppa ampia gli permettono anche di possedere una notevole forza e di essere un guardiano formidabile. Dall’intelligenza elevata, trattasi di un cane estremamente vigile, mentre l’altezza al garrese varia dai 55 cm ai 70 cm ed il peso può oscillare dai 35/40 kg ai 55/60 kg a seconda dell’età, del sesso e dalle condizioni d’allevamento.
Bisogna anche sottolineare come questa razza risultava abbastanza forte in passato anche per contrastare le eventuali scorribande dei lupi siciliani, che fino agli inizi dell’Ottocento coprivano buona parte dell’isola.
Oggi questa specie di lupo è scomparsa definitivamente, a seguito di una reiterata caccia perpetrata ai suoi danni durata secoli, ed è forse anche per via dell’estinzione di questo predatore (avvenuta nella prima metà dello scorso secolo) se il cane Pecoraio siciliano ha cominciato a non trovare un ruolo, all’interno della società rurale.
Quello che si sa è che oggi questa razza rischia di svanire per sempre come il lupo siciliano, seppur ci siano delle buone notizie. L’associazione dedicata allo studio e protezione di questa razza ha infatti diffuso in pochi anni una maggiore consapevolezza del suo valore storico e ha anche contribuito per trovare alcuni suoi rappresentanti, in grado di continuare a riprodursi.
Un tempo diffuso in tutta la Sicilia, ai giorni nostri il cane Pecoraio siciliano trova le sue ultime roccaforti genetiche in alcune zone molte isolate delle montagne e in particolare tra le Madonie e gli Iblei, dove è ancora possibile osservare alcuni pastori legati alle tradizioni dei secoli passati.
In Sicilia sono presenti anche diversi ibridi prodotti dalla riproduzione di un cane Pecoraio siciliano con altri cani, che non possono però fornire un supporto per la salvaguardia della razza.
Alcuni pastori e appassionati di razze antiche stanno però pensando di sviluppare un consorzio, per permettere agli ultimi esemplari rimasti di riprodursi con una maggiore facilità.
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