Il maestro e l'isola (di Marettimo): chi è Angelo, che insegna ai bimbi con l'arte
Non è solo cronaca di un’esperienza scolastica, ma il diario vivo di un’anima creativa che ha scelto di fermarsi dove tutto è più difficile, ma anche più autentico

Angelo Villani
Desidero raccontarvi una storia: il maestro e l’isola. Ma non è tratta da un libro di Bulgakov e non è nemmeno una serie Netflix ambientata in Grecia.
C’è un’isola nel cuore del Mediterraneo che profuma di mirto, che vive di silenzi profondi e mari fragorosi, dove il tempo rallenta per lasciare spazio all’ascolto, alla bellezza e all’essenziale. È Marettimo, la più selvaggia delle Egadi.
Ed è qui che da un anno vive e insegna un uomo che ha deciso di portare luce, colore e sogno in un luogo già magico di per sé: Angelo Villani. Quando si parla con lui, ogni parola diventa emozione. Il suo racconto non è solo cronaca di un’esperienza scolastica, ma il diario vivo di un’anima creativa che ha scelto – con coraggio e amore – di fermarsi dove tutto è più difficile, ma anche più autentico.
«Insegno da 26 anni. Ho lavorato a Milano, dietro al Duomo, con un’utenza completamente diversa, e poi a Pisa in quartieri difficili, segnati dalla dispersione scolastica. Ma qui a Marettimo ci sono arrivato per scelta, non perché mi abbiano mandato. E da quando ho iniziato a conoscere questi bambini. Hanno tanto da raccontare, vivono esperienze uniche grazie al turismo estivo, sono pieni di stimoli. Lavorare con loro è un arricchimento continuo».
La scuola di Marettimo è piccola, come le classi che accoglie. Ma il progetto educativo che il maestro Villani porta avanti è immenso. «Voglio prepararli al futuro, al giorno in cui lasceranno l’isola per affrontare il mondo. Quando andranno a Trapani per la scuola media, voglio che siano pronti. Che non si sentano mai inferiori a nessuno. Vorrei che diventassero cittadini del mondo».
Insegna grammatica e italiano, ma lo fa con un approccio creativo, quasi teatrale: «Ho fatto sì che l’articolo determinativo fosse un maschio, e la preposizione semplice una femmina. Abbiamo disegnato i loro corpi, con “il” come testa dell’uomo e “di” come testa della donna. Il loro amore dava vita alla proposizione articolata. Così la grammatica diventa una storia, e loro la ricordano: “Ah sì, il grande amore tra i due!” mi dicono. Ecco, questo per me è insegnare».
L’inverno a Marettimo è una sfida. Ma anche un dono. Perchè consente di entrare in una dimensione definita da tanti “sacra”. «L’isola d’inverno è magica. C’è il silenzio, si vive benissimo. La natura, la montagna, il mare in tempesta… io andavo tutto imbragato allo Scalo Vecchio a fotografare le onde che si abbattevano sulla banchina. Un boato incredibile. Ma bellissimo. È in questi momenti che capisco perché sono qui».
Anche la comunità diventa più unita: «Siamo in pochi, ci contiamo sulle dita. Ma c’è convivialità, ci aiutiamo. Siamo rimasti isolati per giorni, senza risorse, ma ce l’abbiamo fatta. Insieme».
Il mestro Villani in un solo anno ha riaperto un vecchio oratorio abbandonato e lo ha trasformato in teatro, coinvolgendo tutta l’isola. «Abbiamo fatto "Natale in fondo al mare", con Nettuno, i delfini, i pannelli dipinti dai bambini. E la cosa incredibile è che, finito l’orario scolastico, i bambini mi chiedevano se potevamo vederci anche il pomeriggio per lavorare insieme. Non c’è tempo pieno qui, ma c’è la passione. E quella vale molto di più».
Un altro progetto indimenticabile è stato “Opera Viva”: ogni bambino ha impersonato un celebre dipinto. «Abbiamo studiato i grandi pittori, scelto le opere. I genitori hanno cucito i costumi, hanno chiamato la parrucchiera da Trapani. Alla fine, un bambino ha chiesto alla madre: “Mi porti a vedere la Gioconda dal vivo?” Ecco, lì ho capito di aver vinto».
La pittura è l’altra metà del suo cuore. Non un hobby, ma un bisogno esistenziale. Infatti, il maestro è anche artista, pittore, ed è proprio nei suoi quadri colorati, con tecniche miste ma fortemente evocative dell’isola, che la sua energia sembra inesauribile, quasi contagiosa! «Dipingo di notte. Mi rilassa. Metto la musica, prendo l’acrilico – perché si asciuga in fretta – e inizio. Non mi fermo finché non ho finito. A volte vado a dormire alle sei del mattino e poi vado a scuola. Ma felice».
Ogni opera per lui è un figlio: «Li fotografo tutti, tengo traccia dei clienti, chiedo loro di mandarmi una foto quando l’opera è appesa. Sono creature mie». E la vena artistica non è recente: «Da piccolo chiedevo colori, non giocattoli. Disegnavo sui muri di casa, e i miei genitori chiamavano l’imbianchino. Il colore fa parte di me da sempre».
Negli anni ha attraversato varie fasi: i volti africani, l’arte astratta, fino alla produzione “marina” di oggi, segnata dall’influenza dell’isola di Marettimo, con contaminazione urbana di Milano. «Ora dipingo pesci, flora e fauna, ma con colori pop e vibrazioni urbane. Marettimo mi ha cambiato, mi ha reso più meditativo. Ma la mia energia non si spegne mai».
Angelo Villani è un uomo pieno: di vita, di arte, di scuola, di amore per i suoi alunni e per l’isola. Single per scelta, libero, felice: «Non mi manca nulla. La mia vita è piena, ricca. Ho scelto di essere single, ma la mia quotidianità è così viva che non sento vuoti. La scuola, i bambini, la natura, la pittura: sono circondato di bellezza».
E poi c’è il legame profondo con Marettimo: «Sono stato via 15 giorni dopo la fine della scuola. Quando sono tornato, appena sceso al porto, ho sentito una stretta al cuore: “Finalmente sono a casa”, mi sono detto. Ma la mia casa è a Mazara del Vallo. Eppure... Marettimo è casa. Lo sento nella pelle. Esiste davvero il “mal di Marettimo”».
E cosa vede il maestro Villani nel futuro dei suoi piccoli allievi? «Vedo adulti consapevoli, preparati, curiosi. Spero che, quando lasceranno l’isola, si porteranno dietro ciò che abbiamo costruito insieme. Il rispetto, la cultura, la voglia di fare. Vorrei che, attraverso il mio lavoro, potessero diventare cittadini del futuro. Di un mondo più bello, più attento, più umano».
Grazie, maestro Villani, perché ci insegna che si può vivere di bellezza e restituirla ogni giorno agli altri. Che una scuola di un’isola può diventare il cuore di una rivoluzione silenziosa, fatta di arte, educazione, passione.
E che anche un solo uomo, con pennelli, parole e amore, può far brillare un’intera isola. Marettimo, con lui, non è solo un luogo. È un faro. Una scelta di vita. Un’opera d’arte viva.
C’è un’isola nel cuore del Mediterraneo che profuma di mirto, che vive di silenzi profondi e mari fragorosi, dove il tempo rallenta per lasciare spazio all’ascolto, alla bellezza e all’essenziale. È Marettimo, la più selvaggia delle Egadi.
Ed è qui che da un anno vive e insegna un uomo che ha deciso di portare luce, colore e sogno in un luogo già magico di per sé: Angelo Villani. Quando si parla con lui, ogni parola diventa emozione. Il suo racconto non è solo cronaca di un’esperienza scolastica, ma il diario vivo di un’anima creativa che ha scelto – con coraggio e amore – di fermarsi dove tutto è più difficile, ma anche più autentico.
«Insegno da 26 anni. Ho lavorato a Milano, dietro al Duomo, con un’utenza completamente diversa, e poi a Pisa in quartieri difficili, segnati dalla dispersione scolastica. Ma qui a Marettimo ci sono arrivato per scelta, non perché mi abbiano mandato. E da quando ho iniziato a conoscere questi bambini. Hanno tanto da raccontare, vivono esperienze uniche grazie al turismo estivo, sono pieni di stimoli. Lavorare con loro è un arricchimento continuo».
La scuola di Marettimo è piccola, come le classi che accoglie. Ma il progetto educativo che il maestro Villani porta avanti è immenso. «Voglio prepararli al futuro, al giorno in cui lasceranno l’isola per affrontare il mondo. Quando andranno a Trapani per la scuola media, voglio che siano pronti. Che non si sentano mai inferiori a nessuno. Vorrei che diventassero cittadini del mondo».
Insegna grammatica e italiano, ma lo fa con un approccio creativo, quasi teatrale: «Ho fatto sì che l’articolo determinativo fosse un maschio, e la preposizione semplice una femmina. Abbiamo disegnato i loro corpi, con “il” come testa dell’uomo e “di” come testa della donna. Il loro amore dava vita alla proposizione articolata. Così la grammatica diventa una storia, e loro la ricordano: “Ah sì, il grande amore tra i due!” mi dicono. Ecco, questo per me è insegnare».
L’inverno a Marettimo è una sfida. Ma anche un dono. Perchè consente di entrare in una dimensione definita da tanti “sacra”. «L’isola d’inverno è magica. C’è il silenzio, si vive benissimo. La natura, la montagna, il mare in tempesta… io andavo tutto imbragato allo Scalo Vecchio a fotografare le onde che si abbattevano sulla banchina. Un boato incredibile. Ma bellissimo. È in questi momenti che capisco perché sono qui».
Anche la comunità diventa più unita: «Siamo in pochi, ci contiamo sulle dita. Ma c’è convivialità, ci aiutiamo. Siamo rimasti isolati per giorni, senza risorse, ma ce l’abbiamo fatta. Insieme».
Il mestro Villani in un solo anno ha riaperto un vecchio oratorio abbandonato e lo ha trasformato in teatro, coinvolgendo tutta l’isola. «Abbiamo fatto "Natale in fondo al mare", con Nettuno, i delfini, i pannelli dipinti dai bambini. E la cosa incredibile è che, finito l’orario scolastico, i bambini mi chiedevano se potevamo vederci anche il pomeriggio per lavorare insieme. Non c’è tempo pieno qui, ma c’è la passione. E quella vale molto di più».
Un altro progetto indimenticabile è stato “Opera Viva”: ogni bambino ha impersonato un celebre dipinto. «Abbiamo studiato i grandi pittori, scelto le opere. I genitori hanno cucito i costumi, hanno chiamato la parrucchiera da Trapani. Alla fine, un bambino ha chiesto alla madre: “Mi porti a vedere la Gioconda dal vivo?” Ecco, lì ho capito di aver vinto».
La pittura è l’altra metà del suo cuore. Non un hobby, ma un bisogno esistenziale. Infatti, il maestro è anche artista, pittore, ed è proprio nei suoi quadri colorati, con tecniche miste ma fortemente evocative dell’isola, che la sua energia sembra inesauribile, quasi contagiosa! «Dipingo di notte. Mi rilassa. Metto la musica, prendo l’acrilico – perché si asciuga in fretta – e inizio. Non mi fermo finché non ho finito. A volte vado a dormire alle sei del mattino e poi vado a scuola. Ma felice».
Ogni opera per lui è un figlio: «Li fotografo tutti, tengo traccia dei clienti, chiedo loro di mandarmi una foto quando l’opera è appesa. Sono creature mie». E la vena artistica non è recente: «Da piccolo chiedevo colori, non giocattoli. Disegnavo sui muri di casa, e i miei genitori chiamavano l’imbianchino. Il colore fa parte di me da sempre».
Negli anni ha attraversato varie fasi: i volti africani, l’arte astratta, fino alla produzione “marina” di oggi, segnata dall’influenza dell’isola di Marettimo, con contaminazione urbana di Milano. «Ora dipingo pesci, flora e fauna, ma con colori pop e vibrazioni urbane. Marettimo mi ha cambiato, mi ha reso più meditativo. Ma la mia energia non si spegne mai».
Angelo Villani è un uomo pieno: di vita, di arte, di scuola, di amore per i suoi alunni e per l’isola. Single per scelta, libero, felice: «Non mi manca nulla. La mia vita è piena, ricca. Ho scelto di essere single, ma la mia quotidianità è così viva che non sento vuoti. La scuola, i bambini, la natura, la pittura: sono circondato di bellezza».
E poi c’è il legame profondo con Marettimo: «Sono stato via 15 giorni dopo la fine della scuola. Quando sono tornato, appena sceso al porto, ho sentito una stretta al cuore: “Finalmente sono a casa”, mi sono detto. Ma la mia casa è a Mazara del Vallo. Eppure... Marettimo è casa. Lo sento nella pelle. Esiste davvero il “mal di Marettimo”».
E cosa vede il maestro Villani nel futuro dei suoi piccoli allievi? «Vedo adulti consapevoli, preparati, curiosi. Spero che, quando lasceranno l’isola, si porteranno dietro ciò che abbiamo costruito insieme. Il rispetto, la cultura, la voglia di fare. Vorrei che, attraverso il mio lavoro, potessero diventare cittadini del futuro. Di un mondo più bello, più attento, più umano».
Grazie, maestro Villani, perché ci insegna che si può vivere di bellezza e restituirla ogni giorno agli altri. Che una scuola di un’isola può diventare il cuore di una rivoluzione silenziosa, fatta di arte, educazione, passione.
E che anche un solo uomo, con pennelli, parole e amore, può far brillare un’intera isola. Marettimo, con lui, non è solo un luogo. È un faro. Una scelta di vita. Un’opera d’arte viva.
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