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Il mistero della tomba di Minosse: l’indagine (in Sicilia) tra archeologia, storia e mito

Ci sono due principali luoghi dove si ipotizza possa trovarsi. I racconti della tradizione orale stimolano la curiosità degli studiosi come una filastrocca in siciliano

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 2 ottobre 2025

Monte Guastanella in Sicilia

Minosse, re di Creta, è uno dei personaggi più interessanti del mondo antico: nella sua figura si fondono la storia e il mito. “Si narra che Minosse giunto in Sicania alla ricerca di Dedalo, vi perì di morte violenta”, scriveva lo storico Erodoto.

Il re sarebbe dunque morto in Sicilia e sull’isola, ancora oggi, gli archeologici cercano di identificare il luogo della sua sepoltura. Secondo le principali fonti classiche (Erodoto, Diodoro Siculo,Tucidide) Minosse con la sua flotta dominava le isole Cicladi; ogni anno aveva l’usanza di consacrare e sacrificare a Poseidone, dio del mare, il più bello dei tori.

Un giorno però, piuttosto che uccidere un toro di grande bellezza, preferì immolare al dio un esemplare di qualità inferiore. Poseidone, adirato e offeso, si vendicò: fece innamorare Pasifae, moglie di Minosse, proprio di quel toro. Dall’unione della regina di creta con l’animale nacque il mostruoso Minotauro: per metà uomo e per metà toro.

Minosse incaricò un suo amico, l’artista ateniese Dedalo, rifugiatosi a Creta, di costruire un labirinto con vie tortuose e inaccessibili, per potervi nascondere il Minotauro. Quando Minosse scoprì che era stato proprio l’amico Dedalo ad aiutare Pasifae, pazza d’amore, (costruendo una macchina somigliante a una mucca, per permettere alla regina di nascondervisi, per unirsi al toro) cominciò a dare la caccia all’artista ateniese.

Dedalo decise allora di fuggire con il figlio Icaro e volò sul mare, con ali fatte di penne e cera. Icaro, giovane e inesperto, si avvicinò troppo al sole e le sue ali si sciolsero: precipitò e morì. Dedalo invece arrivò sano e salvo fino in Sicilia, dove a motivo della sua grande fama di geniale artista venne accolto da Cocalo, re di Camico.

Quando Minosse, riuscì a scoprire il rifugio di Dedalo, decise di intraprendere una spedizione contro l’isola, per trovarlo e punirlo. Il re di Camico accolse benevolmente Minosse; gli promise che gli avrebbe consegnato Dedalo, ma intanto lo invitò a riposarsi. Gli fece preparare un bagno caldo e mentre Minosse era immerso nella vasca venne ucciso a tradimento dalle figlie di Cocalo e da Dedalo. Cocalo restituì il corpo del re ai cretesi, giustificando la morte di Minosse come una caduta accidentale, nella vasca.

I cretesi lo seppellirono con tutti gli onori ed edificarono la tomba del re come duplice sepolcro: nella parte nascosta posero le ossa del sovrano e nella parte visibile edificarono un tempio dedicato ad Afrodite. Questo è in breve il racconto che ci è stato tramandato: ma è noto che il mito a volte attinge a eventi storici realmente accaduti.

Alcuni studiosi ad esempio ritengono di aver identificato l’antica città fortezza di Camico nel territorio di Sant’Angelo Muxaro (AG) e ci sono due principali luoghi in Sicilia dove si ipotizza possa trovarsi la "tomba di Minosse": nelle Grotte della Gurfa ad Alia, nel Palermitano, e sul Monte Guastanella nell'Agrigentino.

Entrambi i siti sono considerati potenziali sepolcri del re cretese. Diversamente da quanto si potrebbe pensare, le Grotte della Gurfa, a pochi chilometri dal comune di Alia, non sono conformazioni naturali, ma sono un'imponente struttura rupestre a forma di thòlos (pseudocupola) scavata nella roccia.

Si tratta di una costruzione rupestre, usata per secoli dai contadini della zona anche come deposito di grano: indicata da alcuni studiosi come la tomba- tempio di Minosse, è stata utilizzata inoltre in periodo arcaico per scopi rituali legati ai solstizi. L’imponenza dell’ipogeo fa ipotizzare che fosse riservato ad una personalità importante del mondo antico, appunto un “Minos” (re). In anni recenti è stata formulata anche un’altra ipotesi, dalla prof.ssa Rosamaria Rita Lombardo, docente di lettere, studiosa e appassionata di Archeologia, che indica il Monte Guastanella (Agrigento), come il luogo più probabile della collocazione della sepoltura di Minosse.

Sul Guastanella, rilievo posto tra Raffadali e Santa Elisabetta, nell'agrigentino, sarebbe collocabile secondo la ricercatrice anche l’antica città di Camico . Nel 1931 dell’archeologo Paolo Orsi annotava sul suo tacuino: “Il Monte Guastanella è un enigma”. Lo stesso Paolo Orsi così come Luigi Bernabò Brea hanno identificato le vicende di Minosse e Cocalo nel territorio agrigentino. Il monte Guastanella fu acquistato a metà del Novecento dal padre della prof.ssa Lombardo e in gran parte è ancora di sua proprietà. La ricercatrice ha auto modo dunque di fare numerosi sopralluoghi e di ispezionare bene questo territorio, sin da adolescente.

I racconti della tradizione orale hanno contribuito a stimolare la sua curiosità: una filastrocca in dialetto siciliano, tramandata di generazione in generazione, narra infatti che sulla montagna Guastanella sarebbe sepolto un re, col suo tesoro: “Lu re Mini – Minosse è drivucato intra la muntagna di Guastanedda.È tuttu chinu d’oru e quannu lu scoprinu iddu addiventa un crastu d’oro e unu av’arriminari”.

Proprio partendo da questa filastrocca appresa in ambito familiare la studiosa ha cominciato a credere fermamente che dietro il racconto ci fosse un fatto storicamente accaduto sul Guastanella; un evento tramandato per millenni in forma orale, come leggenda. Dietro il mito si nasconde la storia dei Sicani e dell’arrivo dei nuovi colonizzatori di Sicilia. Lombardo ha dedicato anni a studiare questa montagna, anche attraverso un’accurata indagine geografica e toponomastica.

Ha cominciato la sua ricerca indagando le testimonianze di molti autori antichi – tra i quali Erodoto, Aristotele e Strabone –e approfondendo gli studi di Paolo Orsi in Sicilia ed alla fine della sua indagine storica ha potuto asserire di aver identificato Kamikos col Monte Guastanella e che lì si troverebbe la tomba di Minosse.

Già il toponimo Guastanella potrebbe essere un primo indizio: potrebbe derivare dall´antico Wuastanedda di matrice minoica, costituito dal prefisso wa-, abbreviazione di wanax (re) o wanakatero (regale), e da stan (dimora, luogo, città), radice del verbo cretese στανύομαι, ossia città del re. Si è creduto, come abbiamo detto, di poter indentificare Kamikos con Sant’ Angelo Muxaro, basandosi su numerosi indizi, tra cui sepolture del tipo del tholos cretese minoico, ma come afferma la prof.ssa Lombardo, Kamikos doveva essere stata edificata secondo modelli urbanistici micenei, era probabilmente un saldissimo presidio inespugnabile con un’unica, angusta via di accesso e Sant’Angelo Muxaro non ha questa configurazione.

Inoltre Sant’Angelo Muxaro venne abbandonato verso il VI sec. a.C. mentre Kamikos cessò di esistere dopo la conquista romana del 258 a. C. Sul Monte Guastanella, si trovano necropoli e antichi enigmatici edifici, in parte scavati nella roccia e in parte in muratura (mai stati oggetto di approfonditi scavi archeologici) alle cui pendici vi è una sorgente denominata Mallia: toponimo tipicamente cretese. La studiosa segnala anche la presenza di una struttura monumentale, “un rozzo sedile di pietra in pietra” posto all’ingresso delle grotte e da sempre chiamata il Trono del Re: sulla spalliera ha rinvenuto dei segni, dei grafemi, perfettamente riconducibili alla cultura minoica.

Vi è inoltre la presenza di un vano sotterraneo, scavato nella roccia, dove gli abitanti del luogo affermano di aver visto due sepolcri, successivamente – purtroppo- trafugati.

Questo ambiente ipogeo, con soffitto a spina di pesce e tracce di intonaco rosso alle pareti (tipico della pittura parietale cretese) costituisce un unicum nel panorama agrigentino. Doveva trattarsi di un ambiente sepolcrale scavato per conservarvi nobili spoglie umane: una tomba importante, degna di un re…. Rosamaria Rita Lombardo ha svolto un lavoro di ricerca accurato, non trascurando nessun aspetto; rimanda alla comunità scientifica e alle istituzioni il gravoso compito di emettere un verdetto sulle sue conclusioni, ma in ogni caso ai suoi studi bisogna riconoscere un valore indiscutibile: la ricerca della studiosa sul piano filologico letterario mira a far riconoscere la piena veridicità storica presente nei miti antichi, trasmessi oralmente miracolosamente immutati per millenni.

Il mito può essere illuminante guida nella ricerca archeologica e può accendere i riflettori su un sito come il monte Guastanella che merita sicuramente di diventare oggetto di varie campagne di scavi.

Per saperne di più: Rosamaria Rita Lombardo, Minosse e l’enigma del Monte Guastanella, 2017. Rosamaria Rita Lombardo, L’ultima dimora del re, 2013.
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