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Il siciliano che corre, dal "tecnico" al "camminatore": la (mala) vita del runner

Il clima, le abitudini e la panza china che chiama letto non farebbero mai pensare che qui da noi ci sia una così larga fetta di sportivi soprattutto podisti o runner

Alessandro Panno
Appassionato di sicilianità
  • 5 dicembre 2022

Una foto dell'edizione 2021 della Maratona di Palermo

Sicilia, terra di sole, mare e buon cibo! Il clima, le abitudini e la panza china che chiama letto non farebbero mai pensare che qui da noi ci sia una così larga fetta di sportivi soprattutto podisti o, volendo fare i moderni, runner.

Ad essere sinceri proprio il bel clima rende questo sport uno dei più praticati alla nostra latitudine.

Il semplice fatto che anche quest’anno si è ripetuto l’appuntamento con la maratona di Palermo, (evento amato ed odiato al 50 e 50 % dalla popolazione di Palermo) lo conferma.

Ammetto che, io per primo, in tempi non sospetti ero un accanito runner. Mi allenavo ogni giorno, stavo attento allo stretching, macinavo chilometri. Oggi come oggi campo per lo più di eredità sportiva, e tra lagnusia e liccarduseria debbo dire grazie se acchianu una rampa di scale!

Tuttavia ogni tanto ci riprovo e l’osservazione diretta mi ha portato a notare comportamenti ben specifici negli appassionati.

Lo stagionale
Forse la categoria più diffusa, di cui da qualche anno, ormai, faccio parte. Decide di fare attività fisica solo in relazione all’arrivo del primo sole caldo e della presa d’atto, dopo accurato esame davanti allo specchio, che è portatore sano del tipico panzonello a muluneddu.
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Lo stagionale, legato ad una sorta di atavico istinto di sopravvivenza, tende ad accumulare, durante la stagione fredda, quante più scorte lipidiche possibili, conscio del fatto di doverle smaltire in tempo per la prova costume, tentativo che fallisce spesso miseramente.

Ha un tipico abbigliamento arripizzato, solitamente composto da maglia di derivazione calcistica della squadra del cuore, (rigorosamente tarocca), e di quel tipico nylon antitraspirante, capace di creare un microclima all’interno, tipicamente usato per la coltivazione diretta di funghi porcini o muffe dai prodigiosi poteri curativi.

Esiste una variante che usa una più umana maglietta in cotone. In questo caso ci si salva dal microclima, ma si è inesorabilmente spacciati dal punto di vista sociale, date le frasi tipiche stampate a caratteri cubitali su tali magliette, (”Non è pancia ma la maglia che fa difetto”, “Un uomo senza pancia è come un cielo senza stelle” ed altre amenità del genere!).

I pantalocini, se ha un certo gusto, sono abbinati alla maglietta calcistica, (ma sempre tarocchi), altrimenti virano verso improbabili colori come viola funereo, arancione Stabilo boss o verde scoria radioattiva. La scarpa, solitamente bianca di tela, viene rigorosamente indossata senza calza creando cosi diversi effetti funesti.

I più tipici sono l’allontanamento dal nucleo familiare a causa degli effluvi provenienti dagli arti inferiori e la comparsa di piaghe sulla pianta dei piedi simili a stigmate (sembra che una commissione vaticana si sia riunita appositamente per capire se vi sia un’origine mistica di tali piaghe).

A volte lo stagionale si specializza sfociando nella variante masochista. Si caratterizza per alcuni elementi accessori, come un cappello modello baseball in feltro, cerata a manica lunga di colore scuro, pantaloni felpati, nell’errata convinzione che più si suda più si dimagrisce, tranne poi assintumare per lo sforzo.

Solo le scarpe di tela sembrano non variare mai. Non è raro osservarli allenarsi ad orari e giorni improbabili, come le 15:00 di una bollente giornata di agosto.

Il tecnico
Si trova facilmente in luoghi tipici come centro sportivi, palazzetti dello sport o parchi e giardini pubblici. Abbigliamento e postura sono tipici. Di solito canottiera in microfibra traspirante con sistema di raffreddamento rapido con radiatore integrato, short (non pantaloncini, qui siamo tecnici!!) al ginocchio superaderenti che non lasciano nulla all’immaginazione, nonché scarpa tiskitoski, con un sistema di ammortizzamento a cuscini d’aria simile a quello usato dalla Nasa per far atterrare le sonde su Marte.

Vi sono tecnici che hanno attivato mutui prima scarpa per potersi permettere il modello più evoluto. Talvolta indossano occhiali da sole studiati nella galleria del vento da Pininfarina in persona. La postura è da Dio dell’Olimpo che guarda, sprezzante, i mortali.

Fanno del sudore, copioso, il loro punto di orgoglio ostentandolo tra loro spremendo la maglia “assammarata” in contenitori graduati, per poi rivenderlo come liquido dalle proprietà miracolose. Di solito è accessoriato con orologi tecnici muniti di gps e cardiofrequenzimetro, cuffia e sensori “inserragghiati” nelle suole delle scarpe.

Qualcuno giura di averne visti alcuni andare in cortocircuito nei giorni di pioggia. Spesso sono odiati dagli altri podisti per il loro tipico urlo mentre corrono, “PISTAAAAA!!!”, e il fisico perfetto con totale assenza di pancetta e maniglie dell’amore.

Il camminatore
Per certi versi ha molto in comune con lo stagionale. Il motivo è il dimagrimento a tutti i costi ed il vestiario, spesso, è lo stesso. Di solito è identificabile in due sottocategorie. Alcuni scattano alla partenza lasciando la gomma delle scarpe sul terreno per poi arrestarsi 10 metri dopo con il cuore in gola implorando pietà.

A quel punto capiscono che il loro tessuto cardiaco potrebbe non reggere e decidono di camminare pur di non arrestarsi. Altri sono sostenitori del fit-walking. Pare che camminare velocemente favorisca il dimagrimento, salvo che, il concetto di veloce è assolutamente relativo e personale.

È facile trovare branchi di esemplari donne che passeggiano allegramente tra chiacchiericcio e soste per vedere le vetrine dei negozi, abbigliate con tute e scarpe da ginnastica. Alla stessa stregua gruppi di masculazzi, la cui camminata è interrotta ogni minuto circa da un’accesa discussione su quel determinato calciatore che non ha fatto quella determinata azione che sarebbe stata ideale per far vincere la partita a quella determinata squadra.

Entrambi i gruppi, dopo un periodo di tempo, non capiscono perché questo fit-walking non funzioni, nonostante la letteratura scientifica attendibile reperita sul web.

Il tascio palestrato
Impossibile non riconoscerlo. Lui sembra un bronzo di Riace, addominali come una persiana e bicipiti come palloni da rugby. Lei una bagnina di Baywatch, minne perfette e antigravità e glutei duri come titanio.

La linea comune è il culto della massa magra e il non sentirsi mai sufficientemente “grossi” o “definiti” (a seconda del periodo).

Ovvio che l’abbigliamento dev’essere adeguato, per cui al pari di altri mammiferi che espongono colori e attributi per confermare il loro status alfa, il tascio o tascia palestrato avranno maglie o top, short o leggins, striminzitissimi e dai colori e motivi accesi, griffatissimi e da cui sghilleranno muscoli tonici, gonfi e scolpiti.

Tradiscono la loro indole non podistica indossando scarpe dalle forme e suole più assurde, un’enorme cintura di cuoio sempre in vita e camminando ad un ritmo lento e controllato per non consumare troppa massa magra. Tipicamente, a fine allenamento, ingurgitano un caratteristico beverone da un litro composto da proteine del siero del latte con aggiunta di aminoacidi, vitamine, termogenici, gasolio, olio minerale e diluente per vernici nitro.

Aspirante maratoneta
Abbigliamento semitecnico a basso costo o preso con gli sconti e di colori assolutamente anonimi e tristi come il brodo di pollo “arriquariato”. Alcuni hanno una o due magliette tecniche, di alto valore, messe a prendere polvere nel cassetto, poiché verranno usate in occasione della loro prima maratona. In alternativa usano semplici magliette di cotone rigorosamente a tinta unita.

Sono nella perenne preparazione della “maratona” per l’appunto, una “tragediosa” pratica sportiva che prevede quasi 50 Km di corsa, che il podista cerca di sostenere probabilmente perché nel subconscio sa di dover espiare tramite la sofferenza un peccato di proporzioni inimmaginabili fatto in una vita precedente. Si dice che l’Opus Dei abbia abolito l’uso del cilicio, per adottare la maratona come mortificazione corporale.

Caratteristica tipica dell’aspirante maratoneta è la sfiga cronica da cui è affetto.Una tendinite, straordinari sul lavoro, la malattia di un parente prossimo o un amico, la fidanzata o moglie che minaccia la separazione, un’invasione aliena, rende vani mesi e mesi di allenamento.
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