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Il "trono di spade" di Sicilia: la (sanguinosa) congiura di Tancredi, ultimo re normanno

Divenne sovrano di Sicilia, dopo aver cospirato contro lo zio Guglielmo, tenuto prigioniera la cugina Giovanna d’Inghilterra e preso in ostaggio la zia Costanza

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 29 dicembre 2022

Il busto di re Tancredi nella villa comunale di Lecce

Gli Altavilla (Hauteville) sono stati una delle più importanti famiglie di origine normanna protagoniste delle vicende storiche dell'Italia meridionale.

La storia del casato dei fondatori del regno di Sicilia inizia con un Tancredi, piccolo feudatario, signore di Hauteville-la-Guichard in Cotentin e termina in Sicilia con un altro Tancredi, ultimo re normanno, figlio illegittimo di Ruggero III di Puglia (il figlio maggiore di Ruggero II) e dalla sua concubina Emma dei conti di Lecce.

Tancredi nasce nel 1138 e diventa conte di Lecce nel 1149. Nel 1155, giovanissimo, fa parte della cospirazione ordita da alcuni nobili contro il re Guglielmo I, suo zio.

La rivolta viene sedata con le armi e il sovrano fa mettere in catene Tancredi e il fratello Guglielmo; tuttavia Tancredi non demorde e nel 1161 prende parte alla sanguinosa congiura a capo della quale è Matteo Bonello, signore di Caccamo. Il Bonello, che ha fatto assassinare l’anno precedente, nel 1160, in un’imboscata notturna, l'ammiraglio del regno Maione da Bari, adesso trama contro il re e i suoi vicari e gode anche dell'appoggio di diversi nobili, che non gradiscono la politica filosaracena di Guglielmo.
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Il 9 marzo 1161 Tancredi e lo zio Simone di Taranto riescono a penetrare nel palazzo reale di Palermo, facendo prigioniero lo stesso Guglielmo e la sua famiglia. Il sovrano viene dichiarato decaduto e viene proclamato re al suo posto il figlio Ruggero, di appena 9 anni.

La rivolta tuttavia si trasforma presto in una violenta sommossa incontrollata: vengono uccisi diversi membri della corte e i musulmani, considerati usurpatori, vengono massacrati a decine; il palazzo reale viene saccheggiato e messo a ferro e fuoco.

La volubile folla palermitana abbandona i congiurati e gli uomini fedeli al re riescono l'11 marzo a far liberare Guglielmo, ma una tragedia si abbatte sul sovrano: durante l’assalto al palazzo reale una freccia ferisce a morte il piccolo Ruggero che di lì a poco muore.

Bonello viene gettato nei sotterranei dove, accecato e reso storpio per il taglio dei tendini, muore pochi giorni dopo. Il Re concede al nipote Tancredi il suo perdono, ma lo manda in esilio, a Costantinopoli.

Quando nel 1166 Guglielmo I - detto il Malo - muore e sale sul trono il figlio Guglielmo II - detto il Buono – sotto la reggenza della madre Margherita di Navarra, Tancredi ritorna in Sicilia e si dimostra sin da subito suddito fedele del cugino, prendendo parte a numerose azioni militari, alla guida della flotta siciliana. Guglielmo muore a soli 35 anni, nel 1189, senza aver avuto figli dalla consorte Giovanna d’Inghilterra.

Si dice che in punto di morte il re abbia indicato la zia Costanza come sua erede e avrebbe obbligato i cavalieri a giurarle fedeltà, Costanza, figlia legittima di Ruggero II re di Sicilia e della sua terza moglie Beatrice di Rethel, ha sposato nel 1186 Enrico VI di Germania (figlio dello svevo Federico Barbarossa); ma è forte l'opposizione dei cavalieri normanni alla dinastia imperiale sveva in Sicilia e sono in molti quelli che simpatizzano per Tancredi, che è riuscito ad affermarsi come comandante militare ed è per quanto illegittimo, l'ultimo discendente maschio della famiglia Altavilla.

Approfittando del fatto che l'imperatore Federico Barbarossa è impegnato nella crociata in Terra Santa e che quindi Enrico VI e Costanza sono costretti a rimanere in Germania, il 18 gennaio 1190, Tancredi viene incoronato a Palermo re di Sicilia da Matteo da Salerno, con la benedizione di Papa Clemente III, che non vede di buon occhio gli Hohenstaufen come re di Germania e di Sicilia.

In quello stesso anno, il 1190, giunge nel porto di Messina il re inglese Riccardo Cuor di Leone, apparentemente diretto in Terra Santa per le crociate, ma costretto a una sosta forzata nella città dello Stretto a causa di una tempesta. In realtà Riccardo è venuto in soccorso della sorella Giovanna, che, rimasta vedova da circa un anno di Guglielmo II, è stata rinchiusa da Tancredi nel palazzo della Zisa. Riccardo chiede a Tancredi la liberazione di Giovanna e la restituzione della dote.

Tancredi sembra cedere e rilascia Giovanna, ma restituisce solo una parte della dote: Riccardo, furioso, occupa Messina e la città subisce un feroce saccheggio da parte degli inglesi. Tancredi, che pure si era presentato a Messina con le sue truppe, preferisce scendere a patti: consegna a Giovanna altre 20.000 once d'oro e indennizza Riccardo con altrettante 20.000 once d'oro, in cambio di un’alleanza contro Enrico, marito di Costanza.

Nel 1991 Enrico VI succede al padre e decide subito di riconquistare il trono di Sicilia, ma la fortuna non sembra arridergli: l’esercito, anche a causa di una pestilenza, viene decimato e Tancredi riesce a catturare ed imprigionare a Salerno la zia Costanza. Costanza viene condotta a Palermo e viene affidata alla vigile custodia della regina Sibilla di Medania, moglie di Tancredi: le due nobildonne pranzano insieme e dormono nella stessa camera da letto.

Sibilla capisce che il popolo nutre molta simpatia e affetto per Costanza, suggerisce allora a Tancredi di metterla a morte, ma il re è contrario, teme che un atto del genere possa danneggiare la sua popolarità; inoltre ritiene Costanza più utile da viva (e in suo potere) che da morta.

La zia gli serve per costringere Enrico a un armistizio. Ben presto, sotto la pressione del papa Celestino III, che si offre come mediatore, Tancredi è costretto a mandare Costanza a Roma, ottenendo in cambio una tregua. Durante il viaggio però, Tancredi perde il prezioso ostaggio perché l'Imperatrice viene liberata dai soldati tedeschi. Solo qualche anno dopo, nel febbraio del 1194, Tancredi muore a causa di una malattia.

Il suo ultimo desiderio è di essere sepolto vicino al figlio Ruggero (morto nel 1193), nella basilica della Santissima Trinità del Cancelliere (meglio nota come “la Magione”) fondata tra il 1190 e il 1193 dal Cancelliere Matteo d'Aiello. Enrico VI riesce così a salire al trono di Sicilia insieme alla moglie Costanza, ponendo fine all'esistenza autonoma del Regno di Sicilia: il 25 dicembre 1194 viene incoronato re di Sicilia nella cattedrale di Palermo, innanzi a Sibilla e al piccolo Guglielmo, a cui viene offerta in cambio del trono la contea di Lecce.

Il giorno successivo, il 26 dicembre 1194, dopo 8 anni di matrimonio, viene al mondo a Jesi finalmente il sospirato erede di Costanza ed Enrico, il futuro imperatore Federico II.

Solo pochi dopo, il 28 dicembre, Sibilla e Guglielmo sono accusati di complotto e vengono arrestati. Sibilla e le sue figlie vengono rinchiuse in un monastero in Alsazia e verranno liberate solo dopo la morte di Enrico VI a Messina nel 1197.

Guglielmo, secondo la testimonianza del cronista Ruggero di Hoveden, viene accecato e castrato; deportato in Germania, vivrà in stato di semi-prigionia fino alla sua morte, avvenuta nel 1198, a 13 anni.
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