STORIE
In cucina con i monaci di San Martino delle Scale: in tv ci sono "Le Ricette del Convento"
La storia e la vita dei tre monaci nella splendida abbazia a due passi da Palermo, che apre le porte su Food Network per raccontare e preparare le ricette della tradizione
Don Anselmo, Don Riccardo e Don Salvatore, protagonisti de "Le ricette del Convento"
Dopo che gli chef di tutto il mondo, stellati e non, ci hanno spiegato (per anni) come utilizzare un sac a poche o realizzare un perfetto uovo in camicia, adesso a spopolare sono i programmi che puntano su piatti casalinghi, semplici, di uso quotidiano.
Se alla vastissima tradizione culinaria italiana poi aggiungi i segreti di antiche ricette, finora relegati alle mura di un convento, il gioco è fatto. Sono diversi gli esempi anche in Sicilia di conventi, o monasteri che dir si voglia, che hanno aperto le porte delle loro cucine per far conoscere preparazioni che un tempo passavano da un monaco a un altro o da una suora anziana a quella più giovane, come nel monastero di Santa Caterina di Palermo.
Da qualche mese però nell'ampia scena delle preparazioni culinarie è approdato sabato dalle 17.00 su Food Network “Le Ricette del Convento”, un programma girato dai monaci benedettini dell’abbazia di San Martino delle Scale, a due passi da Palermo.
Protagonisti sono don Salvatore, il cuoco, che si è documentato e ha studiato le ricette sui libri gelosamente custoditi nella biblioteca dell'abbazia, per preparare le pietanze nel rispetto della tradizione. Poi c’è don Anselmo, il più anziano e saggio, che assiste don Salvatore in cucina, fornendo anche aneddoti e curiosità di carattere storico e religioso.
Infine, ultimo ma non meno importante, c’è don Riccardo, ugola d’oro del convento nonché buona forchetta e assaggiatore ufficiale, che compare puntualmente al termine di ogni puntata intonando cori religiosi.
La loro giornata inizia alle 6.30 del mattino con l’Ufficio delle letture e le Lodi mattutine in coro. Dopo si fa colazione e c'è un breve momento di lectio personale. Alle 9.00 ci si incontra in coro per la breve preghiera di ora Terza e poi ognuno si dedica ai lavori a cui è assegnato. "Ora et labora" (prega e lavora), recita infatti il motto della tradizione benedettina.
«Il trio è rodato – spiega don Salvatore -. Perché già viviamo insieme la nostra vocazione, e con i ruoli che ricopriamo naturalmente non è stato difficile scegliere».
Ma conosciamoli meglio.
Don Anselmo è uno degli anziani della comunità ed è originario di Alcamo (Trapani). È entrato in monastero nel 1956 all’età di 12 anni. Durante il giorno è impegnato alla Facoltà Teologica di Sicilia come docente di Morale, in casa invece si occupa del refettorio e di dare un aiuto in cucina.
Don Riccardo, che ha concluso il secondo anno di teologia, è invece il più giovane della comunità, ed è di casa in questo monastero, dato che è originario del paese limitrofo, Monreale (Palermo). Lui è entrato in monastero nel 2016 all’età di 19 anni. Oltre ad assaggiare le succulente pietanze preparate da don Salvatore, collabora con il manutentore per i lavori di casa, si occupa dell’accoglienza dei gruppi e degli ospiti della foresteria che, ci dicono, non mancano mai . Oltre ovviamente a cantare e suonare l’organo nella liturgia.
Don Salvatore infine è di Belpasso (Ct) e proviene dal monastero di Nicolosi che si trova alle pendici dell’Etna. Anche lui è entrato nel 2016 quando aveva 29 anni. Come don Riccardo, ha concluso il secondo anno di teologia. Si occupa di giardinaggio, aiuta in cucina quando necessario, e dà una mano anche nella bottega monastica, che si trova all’ingresso dell’Abbazia. Qui si possono acquistare prodotti monastici e in particolare le birre monastiche di produzione propria.
I monaci finora parlano di un’esperienza positiva, quasi in modo inaspettato, che sta ricevendo un buon riscontro di pubblico e tanti complimenti per il modo in cui vengono realizzate e proposte le ricette. «È nato tutto per caso – dice don Salvatore - siamo stati contattati e abbiamo pensato che sarebbe stato bello e utile far conoscere questa antica abbazia a quanti fossero interessati. Questo patrimonio è di tutti, ed è bello che sia valorizzato e conosciuto».
Le pietanze appartengono alla tradizione culinaria siciliana come u pisci d’ovu. Un piatto che contiene di tutto, tranne che il pesce. O ancora succulenti peccati di gola, piatti di sostanza come le conchiglie con fagioli e salsiccia o i rigatoni alla pecoraia.
«Sicuramente la pasta la carne e gli ortaggi li preferiamo alle cose dolci – aggiunge don Salvatore -. Tanto che i dolci vengono preparati la domenica, nelle feste e nelle ricorrenze varie».
Tra le preparazioni dolci ce ne sono alcune insolite, particolari, come il gelo di cannella, delicato e impalpabile. O ancora che appartengono alla tradizione siciliana come i biscotti ricci delle suore benedettine del monastero del Santissimo rosario di Palma di Montechiaro.
Insomma anche questa volta ce n'è per tutti i gusti, accompagnati dalle spiegazioni eloquenti e precise dei nostri tre protagonisti. E per dirla con don Salvatore non ci resta che rifarle a casa, ma attenzione, come raccomanda sempre lui «Facciamole bene».
Se alla vastissima tradizione culinaria italiana poi aggiungi i segreti di antiche ricette, finora relegati alle mura di un convento, il gioco è fatto. Sono diversi gli esempi anche in Sicilia di conventi, o monasteri che dir si voglia, che hanno aperto le porte delle loro cucine per far conoscere preparazioni che un tempo passavano da un monaco a un altro o da una suora anziana a quella più giovane, come nel monastero di Santa Caterina di Palermo.
Da qualche mese però nell'ampia scena delle preparazioni culinarie è approdato sabato dalle 17.00 su Food Network “Le Ricette del Convento”, un programma girato dai monaci benedettini dell’abbazia di San Martino delle Scale, a due passi da Palermo.
Protagonisti sono don Salvatore, il cuoco, che si è documentato e ha studiato le ricette sui libri gelosamente custoditi nella biblioteca dell'abbazia, per preparare le pietanze nel rispetto della tradizione. Poi c’è don Anselmo, il più anziano e saggio, che assiste don Salvatore in cucina, fornendo anche aneddoti e curiosità di carattere storico e religioso.
Infine, ultimo ma non meno importante, c’è don Riccardo, ugola d’oro del convento nonché buona forchetta e assaggiatore ufficiale, che compare puntualmente al termine di ogni puntata intonando cori religiosi.
La loro giornata inizia alle 6.30 del mattino con l’Ufficio delle letture e le Lodi mattutine in coro. Dopo si fa colazione e c'è un breve momento di lectio personale. Alle 9.00 ci si incontra in coro per la breve preghiera di ora Terza e poi ognuno si dedica ai lavori a cui è assegnato. "Ora et labora" (prega e lavora), recita infatti il motto della tradizione benedettina.
«Il trio è rodato – spiega don Salvatore -. Perché già viviamo insieme la nostra vocazione, e con i ruoli che ricopriamo naturalmente non è stato difficile scegliere».
Ma conosciamoli meglio.
Don Anselmo è uno degli anziani della comunità ed è originario di Alcamo (Trapani). È entrato in monastero nel 1956 all’età di 12 anni. Durante il giorno è impegnato alla Facoltà Teologica di Sicilia come docente di Morale, in casa invece si occupa del refettorio e di dare un aiuto in cucina.
Don Riccardo, che ha concluso il secondo anno di teologia, è invece il più giovane della comunità, ed è di casa in questo monastero, dato che è originario del paese limitrofo, Monreale (Palermo). Lui è entrato in monastero nel 2016 all’età di 19 anni. Oltre ad assaggiare le succulente pietanze preparate da don Salvatore, collabora con il manutentore per i lavori di casa, si occupa dell’accoglienza dei gruppi e degli ospiti della foresteria che, ci dicono, non mancano mai . Oltre ovviamente a cantare e suonare l’organo nella liturgia.
Don Salvatore infine è di Belpasso (Ct) e proviene dal monastero di Nicolosi che si trova alle pendici dell’Etna. Anche lui è entrato nel 2016 quando aveva 29 anni. Come don Riccardo, ha concluso il secondo anno di teologia. Si occupa di giardinaggio, aiuta in cucina quando necessario, e dà una mano anche nella bottega monastica, che si trova all’ingresso dell’Abbazia. Qui si possono acquistare prodotti monastici e in particolare le birre monastiche di produzione propria.
I monaci finora parlano di un’esperienza positiva, quasi in modo inaspettato, che sta ricevendo un buon riscontro di pubblico e tanti complimenti per il modo in cui vengono realizzate e proposte le ricette. «È nato tutto per caso – dice don Salvatore - siamo stati contattati e abbiamo pensato che sarebbe stato bello e utile far conoscere questa antica abbazia a quanti fossero interessati. Questo patrimonio è di tutti, ed è bello che sia valorizzato e conosciuto».
Le pietanze appartengono alla tradizione culinaria siciliana come u pisci d’ovu. Un piatto che contiene di tutto, tranne che il pesce. O ancora succulenti peccati di gola, piatti di sostanza come le conchiglie con fagioli e salsiccia o i rigatoni alla pecoraia.
«Sicuramente la pasta la carne e gli ortaggi li preferiamo alle cose dolci – aggiunge don Salvatore -. Tanto che i dolci vengono preparati la domenica, nelle feste e nelle ricorrenze varie».
Tra le preparazioni dolci ce ne sono alcune insolite, particolari, come il gelo di cannella, delicato e impalpabile. O ancora che appartengono alla tradizione siciliana come i biscotti ricci delle suore benedettine del monastero del Santissimo rosario di Palma di Montechiaro.
Insomma anche questa volta ce n'è per tutti i gusti, accompagnati dalle spiegazioni eloquenti e precise dei nostri tre protagonisti. E per dirla con don Salvatore non ci resta che rifarle a casa, ma attenzione, come raccomanda sempre lui «Facciamole bene».
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