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In Sicilia c'è un ponte sospeso da mille anni tra le vallate: la (vera) storia va oltre il mito

La struttura rientra tra i 27 passaggi italiani (80 circa nel mondo) ritenuti complessi nella loro realizzazione. Leggenda vuole che fu eretto in sola una notte dagli spiriti

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 17 aprile 2023

Ponte di Calatrasi

È sospeso tra le vallate a sfatare i miti e le leggende lungo un percorso millenario che ancora oggi racconta storie di vita quotidiana.

Il Ponte di Calatrasi (o del Diavolo) rientra tra i 27 passaggi italiani (80 circa nel mondo) ritenuti complessi nella loro realizzazione. Si presume siano stati resi possibili grazie a un artificio del diavolo e dietro a tutto ciò, nasconde racconti misteriosi e segreti mai svelati.

Un territorio ricco di fascino e dalle opere ambientali e architettoniche ritenute importanti. L’entroterra palermitano e nello specifico la zona di Roccamena, ha vissuto una metamorfosi studiata nei suoi particolari. L’opera è datata a partire dalla seconda metà del XII secolo (1162).

Rientra tra i migliori esempi di progettazione saracena ben conservata in Sicilia. Ha un’arcata semplice a sesto acuto e una doppia ghiera, con assetto a schiena d’asino. Sono le stesse caratteristiche di altri ponti costruiti in quel periodo. I primi miti da smentire riguardano l’edificazione della struttura.
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Si occupò della vicenda anche lo scrittore palermitano Giuseppe Pitrè. Leggenda vuole che venne eretto in una sola notte dai fati (spiriti).

Purtroppo, causa difficoltà (immaginarie), non riuscirono a completare l’opera con le ringhiere. Da quel momento e fino a qualche centinaio di anni orsono, gli abitanti provarono ad alzare i parapetti non riuscendoci. Per qual motivo? In qualsiasi occasione sono intervenuti i fati o, secondo altre fonti, i diavoli per abbattere ogni tipo di barriera. Un dispetto per il mancato compimento.

È ubicato presso la contrada di Calatrasi dove scorre il fiume Belice. Quest’ultimo, si divide in due rami e quello destro attraversa la zona. Un’area abbastanza fertile e sfruttata al massimo in passato con la costruzione di un mulino. Seppur non sia utilizzato, è visibile dai visitatori.

Le ricerche non hanno prodotto dei risultati concreti sul periodo di realizzazione. Ad oggi, non è chiaro se rientra nella stessa fase del Castello di Maranfusa o del Ponte di Calatrasi. Fino alla metà del Novecento era ancora in uso dagli abitanti di Roccamena seppur, sono evidenti dei particolari che evidenziano origini molto antiche.

La visita al mulino induce i curiosi a sezionare ogni angolo per scattare delle foto interessanti a partire dal canale che immette in quella che era la torre dell’acqua.

Quest’ultima è costruita con pietre scure. Si erge sopra a un arco a sesto acuto preesistente costituito da pietre calcarenitiche bianche. Un gioco di colori che produce un effetto luce intenso e reso cristallino grazie alle cascatelle naturali che scorrono tra le rocce.

La macchina che ruotava era (presumibilmente) collocata alla base della torre dell’acqua. Essa girava grazie al passaggio della cascata che arrivava dal fiume.

Si innescava un effetto rotante della macina e al di sotto del pavimento, un altro canale attraversava un arco scoperto. Grazie a un sistema di vasche e canali, successivamente scaricava nel fiume le acque utilizzate. Sono stati effettuati degli scavi e rinvenute delle anfore e altri suppellettili.

Molti sconsigliano la visita nel periodo primaverile per la presenza di moscerini. Una situazione resa complicata dalla maturazione dei campi di grano limitrofi e quindi, infestati dalla presenza di questi piccoli insetti.

Magari l’autunno rappresenta il miglior periodo grazie all’abbondanza di acqua nel fiume. Il luogo realizza l’immagine perfetta.

Un’affermazione ambientale che trova la sua sintesi col Ponte di Calatrasi e sullo sfondo, lo scenario mozzafiato creato dalla presenza del Monte Maranfusa e le bellezze che ne fanno parte.
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