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In Sicilia c'è una pianta tra le più rare al mondo: ha il nome russo e il "sangue" caldo

Nel mondo esistono solo 6 specie. La scoperta di due esemplari nell'Isola è del botanico Giuseppe Garfì. Oggi è riprodotta in laboratorio e accudita dalla ricerca

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 7 dicembre 2022

Zelkova Sicula

Non esiste piacere più grande per un naturalista di avere la possibilità di scoprire una nuova specie e avere l’onore di attribuirgli un nome.

Almeno è questo quello che siamo tenuti a credere a seguito della visione di serie tv e film, visto l’impegno che molti ricercatori della cultura pop sembrano mantenere per identificare o scoprire nuove specie nel mondo. Invero esistono soddisfazioni più grandi che possono colpire il cuore di uno scienziato che si è dedicato allo studio dell’ambiente.

Fra tutti per esempio il recupero di esemplari di fauna selvatica o l’inserimento di una specie a rischio all’interno delle liste di specie protette. Però esistono dei casi in cui la sorpresa collegata ad un ritrovamento è così grande che l’evento in sé diventa un vero e proprio avvenimento, non solo per l’uomo dietro la scoperta, ma per tutta la comunità scientifica. Uno di questi avvenimenti, capaci di sconvolgere i modelli con cui gli scienziati cercano di narrare la struttura e l’origine del mondo, è avvenuto in Sicilia, nel 1991.
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E per quanto non sia rinomato come la scoperta del DNA, tale evento ha sconvolto sul serio la nostra visione del mondo. E della Sicilia, in particolare. L’avvenimento è la scoperta della Zelkova sicula nelle campagne della Sicilia sud-orientale, compiuta dal botanico Giuseppe Garfì. E se vi sorprende non averla mai sentita nominare, non preoccupatevi: è la pianta più rara del mondo.

Una pianta dal nome russo con il "sangue" caldo.

Il genere Zelkova non è tra i più diffusi in Europa. È un genere di piante decidue della famiglia delle Ulmaceaee e per quanto le sue specie possano ricordare gli Olmi, questi ultimi hanno tutt’altra storia. Nel mondo esistono solo sei specie di Zelkova.

Quattro di esse sono asiatiche, con una specie nel Caucaso che è stata la prima a vedersi attribuito un nome (Zelkowa è un tipico nome russo) e tre distribuite fra il Giappone e la Cina. In Asia queste specie possono formare dei piccoli boschetti, che fanno parte della tipica flora (per noi esotica) delle foreste dell’estremo oriente. Poi ci sono le due specie europee, quelle che raccontano una storia tutta particolare.

Abbiamo la Zelkova abelicea che è presente a Creta, una pianta legnosa che può formare un cespuglio ramificato, alto fino a 15 metri (di questa specie esistono diversi esemplari, ma la popolazione è a rischio estinzione), e poi abbiamo la nostra Zelkova sicula, simile all’altra specie, ma che presenta portamenti più arbustivi e che dispone di una caratteristica particolare.

Sono infatti solo due gli esemplari di Zelkova sicula scoperti da Garfì e conosciuti in tutto il mondo. Qua bisogna stare attenti. Potreste trovare in alcuni documenti il dato di poter trovare 260 piante nei territori di Buccheri e 1540 piante a Melilli, entrambi nei Monti Iblei.

Dopo però studi genetici approfonditi si è accertato che tutte queste piante provengono esclusivamente da due esemplari capostipiti, che si sono riprodotti tramite l’espansione delle proprie radici nel proprio territorio, uno a Melilli, l’altro a Buccheri, tanto da formare dei nuovi arbusti che possono trarre in inganno i visitatori.

Questo è l’unico metodo che ha questa specie per riprodursi e purtroppo per lei non è una riproduzione sessuata che può portare alla nascita di nuovi esemplari. Garfì, nel 1991, non aveva idea di stare per trovare una delle specie più rare del mondo.

La stessa comunità botanica siciliana sconosceva la presenza di questa particolare specie nel nostro territorio. Ed il motivo è semplice: nessuno aveva segnalato questo genere all’interno del territorio europeo, se non in reperti fossili che risalivano al Pliocene.

In poche parole, nessuno aveva idea che in Sicilia potesse esistere un fossile vivente. All’epoca del Pliocene, l’Europa aveva una flora e un clima molto diversi rispetto all’attuale. Il genere Zelkova, per esempio, dominava l’intero emisfero boreale, da Gibilterra fino alla Kamchatka, godendo delle condizioni di umidità e di temperatura stabile che caratterizzavano il tempo.

Quando però poi sopraggiunsero le ere glaciali, le basse temperature “schiacciarono” verso sud tutte quelle specie di alberi arbustivi che temevano l’inverno. Progressivamente, il genere Zelkova divenne in Europa un taxon tipico delle aree mediterranee, ma mentre le due specie sopravvissute trovavano rifugio in alcune delle aree più calde e umide del bacino, altre specie - come quella del Faggio o delle Querce - presero il sopravvento, prendendo il controllo degli ecosistemi.

Queste infatti al termine delle glaciazioni conquistarono le vecchie aree abbandonate dal genere Zelkova, entrando dovunque con essa in competizione, per poi spingere l’areale di tutte le specie pre-glaciali verso sud, fino a farle diventare delle popolazioni relitte in Asia e in tutto il bacino del Mediterraneo.

Zelkova sicula è sopravvissuta con estrema difficoltà per migliaia di anni, quasi soffocata dalle altre specie e in perenne ricerca di suoli che gli permettessero di godere il giusto mix di nutrimenti, calore e umidità.

Quando infine in Sicilia giunse l’uomo, questi cominciò anche a utilizzare la sua legna. In poche parole, presto la Zelkova diventò introvabile, se non nelle aree degli Iblei in cui, molto probabilmente in maniera fortuita, sono sopravvissuti due unici esemplari.

È rara ed inserita all’interno della lista delle 50 specie che necessitano più protezione della IUCN, la Zelkova ha rischiato anche di cadere "vittima" del giornalismo italiano, con una polemica di cui si è occupato anche Massimo Giletti, che tentò qualche anno fa di screditare il progetto di conservazione internazionale.

E l’alta percentuale di successo della messa a dimora di giovani piantine prodotte nei laboratori del CNR di Palermo rincuora gli studiosi. È possibile vedere lo stato dei lavori online.
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