Insegnano ai bimbi, fanno coperte per gli ultimi: le (30) "Uncinettine" di Realmonte
Hanno dai 50 anni in poi e si riuniscono da circa tre anni per tre obiettivi: fare del bene agli altri, costruire spazi condivisi e creare qualcosa di positivo per il territorio
Le Uncinettine di Realmonte
Da Realmonte a Palermo, questo è stato l’ultimo tragitto percorso dalle Uncinettine Realmontine con gomitoli, uncinetto e tantissime coperte, lo scorso 22 novembre. Le Uncinettine, sono un gruppo di trenta signore che hanno un’età che va dai 50 anni in poi e che si riuniscono da circa tre anni per raggiungere fondamentalmente tre obiettivi: fare del bene agli altri, costruire spazi di condivisione e creare qualcosa di positivo per il territorio.
Come hanno fatto, ad esempio, a settembre in collaborazione con il Comune di Realmonte, realizzando dei corsi per bambini al fine di insegnargli a fare l’uncinetto; i 25 bambini partecipanti sono adesso in grado di dare vita a piccole borsette e porta cellulari ma soprattutto hanno imparato un modo diverso, nuovo e creativo di trascorrere il loro tempo. Per dare vita a tutto questo è bastata una semplice immagine. Come riferito dall’ideatrice del progetto, Silvana Burgio l’idea delle Uncinettine, è nata grazie ad una semplice foto che lei ha intravisto sul telefono.
È bastato vedere la foto di un albero di Natale realizzato con l’uncinetto, in Sardegna, per accendere il suo entusiasmo e la sua voglia di iniziare. La signora Burgio, pubblicando l’immagine sul suo profilo, ha iniziato a cercare altre signore che la aiutassero a realizzare un albero a Realmonte, simile a quello che lei aveva visto sui social.
Nel piccolo paese dell’agrigentino dopo circa due ore, numerose donne avevano già iniziato a sentire anche loro l’iniziativa proposta e subito hanno accolto un’idea che va avanti dal 2022. Oltre all’albero di Natale alto circa sette metri e realizzato con 1.200 mattonelle variopinte, eseguito con uncinetto e maestrìa da parte delle signore del paese e alla realizzazione di presepi e quadretti, posti di fronte alla ringhiera del Comune, le trenta signore hanno iniziato a pensare al bene comune.
Oltre ai 18 quadretti infatti, che rappresentano elementi presenti nel territorio siciliano tra limoni e pale di fichi d’India realizzati in 3D con l’uncinetto e poi riempiti di bambagia, utilizzati anche per esaltare la bellezza dei nostri luoghi tra mare, cielo e Scala dei Turchi, le signore hanno deciso di occuparsi dell’ambito sociale. Hanno pensato di realizzare dei quadri per porre attenzione circa i temi sociali centrali nella nostra società, arricchendo la ringhiera con elementi di riflessione quali la bandiera del movimento LGBTQI, quella dedicata alla violenza contro le donne ed esponendo nella loro sede, un nuovo lavoro realizzato, la bandiera palestinese.
L’abbracciare i temi sociali e il loro aprirsi alle difficoltà del prossimo, ha portato le trenta signore ad iniziare a lavorare con l’uncinetto per donare i prodotti realizzati al Cav (Centro Aiuto alla Vita), all’ ospedale agrigentino e alla Missione di Speranza e Carità nata a Palermo nel 1991 grazie al missionario Biagio Conte. Per fare questo, le Uncinettine Realmontine, come riferisce la signora Burgio hanno “riutilizzato tutta la lana che c’era dentro i bauli di Realmonte” poiché tutto il materiale che loro utilizzano è frutto della beneficienza portata avanti nelle scuole, al catechismo e nelle famiglie di Realmonte.
Grazie ai gomitoli che hanno ricevuto in donazione, a loro volta sono riuscite a realizzare e a donare cento copertine divise tra il reparto di pediatria dell’Ospedale di Agrigento e il Centro Aiuto alla Vita, di Agrigento e di Bagheria, dando avvio ad un ciclo di bene che si autoalimenta e che può essere espresso con un concetto semplice ma profondo: "il bene aiuta a fare il bene".
Come quello che hanno fatto durante la loro ultima esperienza vissuta all’interno della struttura palermitana voluta da fratel Biagio e che attualmente accoglie circa 1.200 persone in difficoltà, organizzate in tre comunità separate. Anche in questa occasione, le signore hanno consegnato delle coperte e vissuto, come racconta l’ideatrice del progetto: "un momento molto toccante. Siamo ritornate tutte un po' scioccate dalla situazione che abbiamo visto", poiché si potevano toccare con mano le difficoltà e le diverse esigenze delle tante persone presenti in struttura, difficoltà che però non ha scoraggiato le signore ma che, al contrario, le hanno portate subito a pensare a cosa potrebbero fare in futuro per aiutare ulteriormente la struttura palermitana.
Oltre alla bellezza delle loro idee messe in atto per aiutare gli altri, l’iniziativa ha anche un significato intimo, un’esigenza umana che nasce dalla necessità di stare insieme; la signora Burgio riferisce che quasi tutte le componenti dell’associazione sono mamme che hanno figli lontani dalla Sicilia, lontani da una regione che tra il 2004 e il 2024 ha visto la fuga di più di 180.000 giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni e quindi, paragonando il gesto delle signore a quello di Penelope, sarebbe bello cucire e avere la certezza del ritorno di chi, per ragioni di lavoro è stato obbligato ad andare via.
Alla fine la gioia del ritorno dei figli nella loro Itaca scalderebbe, i loro cuori, tanto quanto una coperta realizzata all’uncinetto con morbidi gomitoli e tantissimo amore.
Come hanno fatto, ad esempio, a settembre in collaborazione con il Comune di Realmonte, realizzando dei corsi per bambini al fine di insegnargli a fare l’uncinetto; i 25 bambini partecipanti sono adesso in grado di dare vita a piccole borsette e porta cellulari ma soprattutto hanno imparato un modo diverso, nuovo e creativo di trascorrere il loro tempo. Per dare vita a tutto questo è bastata una semplice immagine. Come riferito dall’ideatrice del progetto, Silvana Burgio l’idea delle Uncinettine, è nata grazie ad una semplice foto che lei ha intravisto sul telefono.
È bastato vedere la foto di un albero di Natale realizzato con l’uncinetto, in Sardegna, per accendere il suo entusiasmo e la sua voglia di iniziare. La signora Burgio, pubblicando l’immagine sul suo profilo, ha iniziato a cercare altre signore che la aiutassero a realizzare un albero a Realmonte, simile a quello che lei aveva visto sui social.
Nel piccolo paese dell’agrigentino dopo circa due ore, numerose donne avevano già iniziato a sentire anche loro l’iniziativa proposta e subito hanno accolto un’idea che va avanti dal 2022. Oltre all’albero di Natale alto circa sette metri e realizzato con 1.200 mattonelle variopinte, eseguito con uncinetto e maestrìa da parte delle signore del paese e alla realizzazione di presepi e quadretti, posti di fronte alla ringhiera del Comune, le trenta signore hanno iniziato a pensare al bene comune.
Oltre ai 18 quadretti infatti, che rappresentano elementi presenti nel territorio siciliano tra limoni e pale di fichi d’India realizzati in 3D con l’uncinetto e poi riempiti di bambagia, utilizzati anche per esaltare la bellezza dei nostri luoghi tra mare, cielo e Scala dei Turchi, le signore hanno deciso di occuparsi dell’ambito sociale. Hanno pensato di realizzare dei quadri per porre attenzione circa i temi sociali centrali nella nostra società, arricchendo la ringhiera con elementi di riflessione quali la bandiera del movimento LGBTQI, quella dedicata alla violenza contro le donne ed esponendo nella loro sede, un nuovo lavoro realizzato, la bandiera palestinese.
L’abbracciare i temi sociali e il loro aprirsi alle difficoltà del prossimo, ha portato le trenta signore ad iniziare a lavorare con l’uncinetto per donare i prodotti realizzati al Cav (Centro Aiuto alla Vita), all’ ospedale agrigentino e alla Missione di Speranza e Carità nata a Palermo nel 1991 grazie al missionario Biagio Conte. Per fare questo, le Uncinettine Realmontine, come riferisce la signora Burgio hanno “riutilizzato tutta la lana che c’era dentro i bauli di Realmonte” poiché tutto il materiale che loro utilizzano è frutto della beneficienza portata avanti nelle scuole, al catechismo e nelle famiglie di Realmonte.
Grazie ai gomitoli che hanno ricevuto in donazione, a loro volta sono riuscite a realizzare e a donare cento copertine divise tra il reparto di pediatria dell’Ospedale di Agrigento e il Centro Aiuto alla Vita, di Agrigento e di Bagheria, dando avvio ad un ciclo di bene che si autoalimenta e che può essere espresso con un concetto semplice ma profondo: "il bene aiuta a fare il bene".
Come quello che hanno fatto durante la loro ultima esperienza vissuta all’interno della struttura palermitana voluta da fratel Biagio e che attualmente accoglie circa 1.200 persone in difficoltà, organizzate in tre comunità separate. Anche in questa occasione, le signore hanno consegnato delle coperte e vissuto, come racconta l’ideatrice del progetto: "un momento molto toccante. Siamo ritornate tutte un po' scioccate dalla situazione che abbiamo visto", poiché si potevano toccare con mano le difficoltà e le diverse esigenze delle tante persone presenti in struttura, difficoltà che però non ha scoraggiato le signore ma che, al contrario, le hanno portate subito a pensare a cosa potrebbero fare in futuro per aiutare ulteriormente la struttura palermitana.
Oltre alla bellezza delle loro idee messe in atto per aiutare gli altri, l’iniziativa ha anche un significato intimo, un’esigenza umana che nasce dalla necessità di stare insieme; la signora Burgio riferisce che quasi tutte le componenti dell’associazione sono mamme che hanno figli lontani dalla Sicilia, lontani da una regione che tra il 2004 e il 2024 ha visto la fuga di più di 180.000 giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni e quindi, paragonando il gesto delle signore a quello di Penelope, sarebbe bello cucire e avere la certezza del ritorno di chi, per ragioni di lavoro è stato obbligato ad andare via.
Alla fine la gioia del ritorno dei figli nella loro Itaca scalderebbe, i loro cuori, tanto quanto una coperta realizzata all’uncinetto con morbidi gomitoli e tantissimo amore.
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