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La marcia che 40 anni fa "salvò" la Sicilia: i numeri record dell'Isola (super) protetta

L'istituzione della prima area protetta dal punto di vista simbolico risulta essere una delle più grandi vittorie ambientaliste che il nostro Paese ricordi

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 20 marzo 2024

Tutto iniziò con una lunga marcia, agli inizi degli anni Ottanta, che impedì ad alcuni speculatori di distruggere gli ultimi chilometri di costa rimasti integri della Sicilia nord occidentale, tramite la realizzazione di una strada che avrebbe spazzato via tutto ciò che c’era di bello in quell’angolo di territorio.

Da allora, da quando la Marcia per lo Zingaro, avvenuta il 18 maggio del 1980, dimostrò che la popolazione siciliana teneva alla salvaguardia della propria regione e alla bellezza naturale delle proprie coste, molte cose sono cambiate e il volto della nostra Sicilia si è trasformato più volte, assumendo connotati più o meno rassicuranti a seconda delle politiche che si sono alternate nel frattempo.

Fu grazie a quella marcia se alcuni anni dopo la nostra regione istituì infatti formalmente le prime riserve - tramite l’approvazione di quelle che in seguito sarebbe state ricordate tra le prime leggi ambientaliste italiane - che quest’anno fanno quarant’anni, dopo essere state aggiornate e rimaneggiate più volte.
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E ad essere stata istituita per prima fu proprio la Riserva Naturale dello Zingaro, la cui istituzione dal punto di vista simbolico risulta essere una delle più grandi vittorie ambientaliste che la nostra nazione ricordi.

Da allora, la Sicilia ha visto la nascita di altre 73 riserve terrestri e di 4 grandi parchi regionali (Madonie, Nebrodi, Etna ed Alcantara), oltre all’istituzione di 7 aree marine protette e di 1 grande parco nazionale (Pantelleria), la cui realizzazione a differenza delle riserve regionali è stata di competenza dello stato, rendendo la nostra regione una delle più protette del paese.

Circa il 10,5 per cento del territorio siciliano si trova infatti all’interno dei confini di una riserva, con un probabile ampliamento futuro dovuto all’istituzione di alcuni altri parchi regionali – come quello Ibleo - che al momento sono ancora in fase di realizzazione.

Dopo quarant’anni di riserve e di protezione ambientale, la Sicilia è divenuta così una delle regioni più "ecologicamente protette" del Mediterraneo, seppur come vedremo fra poco non sempre questa definizione possa considerarsi sempre vera.

Nel tempo infatti sono stati molteplici i punti di arresto di questo processo – fra tutti la ripetuta chiusura del Parco regionale dei Sicani - e sono state anche numerose le sfide che si sono contrapposte agli ambientalisti.

Sarebbe tra l’altro lecito anche chiedersi come mai la Sicilia avesse la necessità di un così grande numero di riserve naturali, rispetto altri territori che apparentemente sembrano essere più ricchi di biodiversità.

Le ragioni che hanno portato i politici e le associazioni locali a realizzare così tante aree naturali protette sono diverse. In primis, la Sicilia non è un’isola mediterranea come le altre.

Presenta una biodiversità molto più variegata e complessa, disponendo anche diverse aree climatiche e numerosi ecosistemi unici, che non sarebbero potuti sopravvivere a lungo senza una gestione capillare della loro superficie.

Inoltre, gran parte delle aree naturali della nostra regione sono in un qualche modo isolate, dal punto di vista geografico o ecologico. Basti pensare alle foreste montane dei Nebrodi o delle Madonie, che presentano specie uniche come l’Abies nebrodensis, per capire il loro isolamento rispetto al contesto in cui si trovano.

Questo ha comportato una diretta mosaicizzazione del territorio siciliano, che seppur presenta numerosi patrimoni naturali necessità di una protezione diffusa che non poteva essere realizzata appieno con la realizzazione di un ridotto numero di parchi.

Per proteggere efficacemente la nostra biodiversità, quindi, ambientalisti ed associazioni hanno pensato di ampliare il numero di riserve, affidandole in diversi casi a realtà locali con la speranza di sensibilizzare adeguatamente i cittadini.

Alcune delle riserve più importanti della nostra regione sono per esempio la RNO di Monte Pellegrino e del Parco della Favorita, a Palermo, come anche la RNO del Bosco di Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e del Gorgo del Drago, vicino a Corleone.

Per non parlare della RNO della Timpa ad Acireale, alla riserva dello Stagnone di Marsala, all’area marina protetta di Ustica o delle Egadi o alla riserva dell’Oasi del Simeto.

Per celebrare la loro storia, a partire da questo mese l’assessorato regionale del territorio e dell’ambiente ha cominciato a promuovere diverse iniziative divulgative sociali, anche per segnalare l’importanza di queste riserve rispetto ai rischi connessi al cambiamento climatico e alla siccità che affliggono la nostra regione.

«Queste oasi non sono soltanto luoghi di straordinaria bellezza naturale, ma anche preziosi laboratori di educazione al rispetto dell'ambiente e alla sostenibilità. - ha sottolineato in alcune dichiarazioni stampa l'assessore Elena Pagana - Per questo abbiamo redatto per la prima volta il "Catalogo delle proposte di educazione ambientale", offrendo al mondo della scuola un articolato panorama di proposte didattiche pensate ed elaborate per affiancare gli insegnanti sui temi legati alla conoscenza del territorio e della biodiversità».

Tuttavia, come detto prima, non sempre le riserve hanno avuto vita facile.

Alcune amministrazioni attuali o del passato hanno infatti sempre ostacolato la loro presenza nel territorio e le molteplici minacce che li hanno riguardate – fra tutti gli incendi e la presenza diffusa dei bracconieri – non hanno fatto altro che indebolirle.

È grazie alle riserve siciliane se oggi abbiamo infatti migliorato le condizioni di vita di moltissime specie di uccelli, prima a rischio estinzione, come l’Aquila di Bonelli o il Grifone.

È grazie alla presenza dei grandi parchi se annualmente migliaia di persone raggiungono la Sicilia per esplorare la sua incredibile natura ed è grazie all’aree marine protette se alcuni stock ittici si sono ripresi dal precedente crollo demografico, dovuto all’eccessiva pesca.

In un periodo storico in cui i diritti della natura sembrano venir meno rispetto agli interessi locali o delle grosse compagnie, i quarant’anni delle riserve siciliane vanno quindi a sottolineare l’importanza della conservazione della natura nei confronti delle speculazioni, oggi come ieri in una dura lotta a favore della sopravvivenza non solo della Sicilia, ma dell’intero pianeta.

Cosa è possibile tuttavia fare per migliorare ulteriormente la situazione? A suggerirlo è l’associazione Legambiente, che con il suo gruppo di esperti ha stilati un importante "Dodecalogo" per la protezione della natura in Sicilia. Esso presenta 12 suggerimenti che consentirebbero alla nostra regione di vedere la natura fiorire nuovamente, contrastando così le avversità dei mutamenti climatici.

Fra questi suggerimenti c’è la richiesta di riformare la governance dei parchi regionali, come quella di istituire nuovi parchi regionali e alcune delle riserve previste dall’ormai antica legge n. 979/1982, oltre ad affidare la gestione dei Siti natura 2000 alle associazioni e promuovere un grande piano di riforestazione.
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