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Le due "P" di Guido Baragli: "pittura e pensiero" nella poetica dell'artista palermitano

Figlio dello scultore Giacomo e della pittrice e docente Ines Panepinto, l'artista palermitano cresce e si forma tra le atmosfere eminentemente artistiche che trovavano spesso transitare da casa Baragli

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 14 dicembre 2021

Guido Baragli e i suoi rossissimi e vividissimi Ibiscus

Incontrare Guido Baragli nel suo atelier di Mondello, rappresenta un'esperienza estetica di rara armonia. Qui, in questo villino razionalista prebellico a pochi istanti dalla spiaggia e dallo stabilimento balneare Charleston di Rudolf Stualker, nella pienezza dirompente della natura del proprio rigoglioso giardino privato, Baragli dipinge incessantemente frammenti di bellezza dal profumo universale avente volutamente, col mondo vegetale, un privilegiato rapporto osmotico capace di alimentarne in maniera pressoché perpetua la propria ricerca artistica supportandone quella cifra stilistica, sempre riconoscibile e subito empatica.

Valga su tutti l'esempio della serie iperrealista dei sui rossissimi e vividissimi Ibiscus, stesi sulla patina crespa del buio cartone catramato. Un maestro Baragli, di quella pittura intesa letteralmente come tale ma con la “P” oltre il maiuscolo e mai paga d'esser mera immagine accattivante; “dipingimi mi chiedono superfici e soggetti – mi dice – ed io lo faccio, nella stupidità del pennello, senza testa a dipingere… è quasi ciò che vede il pennello, la semplicità, la luce e la bellezza, io sono lì...”
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Figlio dello scultore Giacomo e della pittrice e docente Ines Panepinto, l'artista palermitano cresce e si forma tra le atmosfere eminentemente artistiche che trovavano spesso transitare da casa Baragli, personaggi del mondo della cultura a tutto tondo da Renato Guttuso a Rosa Balistreri a Bruno Caruso.

Dopo gli anni di studio al Liceo Artistico si diploma nel 1987 presso l’Accademia di Belle Arti del capoluogo siciliano e la sua pittura comincia a dilagare tra Palermo, Milano, Bologna, Modena, Rimini, Basilea e Zurigo, anche se è indispensabile ricordare che la sua prima personale di Pittura è palermitana e risale al 1981 alla Galleria Asterisco di via La Farina, parliamo di Autoritratti e figure banali, Baragli ha poco più di vent'anni.

All'ultima sua personale del settembre 2019 al Museo d'arte Contemporanea di Palazzo Riso, il ricordo dell'inaugurazione è legato ad un fiume di gente presente per ore ad ammirare la sintesi di una produzione sterminata prodotta negli ultimi quarant'anni di passione e ricerca pittorica.

Il rapporto di Baragli con la sua Mondello entra a gamba tesa direttamente sulla sua poetica artistica, come lui stesso tiene a precisare: “Il paesaggio mondelliano muta la pittura e cambia te”, si riferisce soprattutto alla luce presente nella sua personale enclave artistica ma allo stesso tempo a quelle influenze che i riti più lenti della ex borgata marinara riescono ancora a trasmettere a chi come l'artista, riesce a riconoscerne quel valore universale e potente, insito proprio nella lentezza e nell'attesa che continuano a rimanere valori quasi silenti.

Baragli parla di ”rapporto circolare” parlando del suo modo di intendere il lavoro d'artista. Guardare, fotografare, dipingere, atti assolutamente convenzionali ma capaci in loop di generare solo attraverso gli occhi dell'artista, quei frammenti di autentica e personale ricerca in grado di incidere e risuonare nello sguardo di collezionisti, studiosi e followers.

Nelle ultime opere che l’artista palermitano sta ancora producendo in questi giorni, torna prepotente tutta la pittura astratta americana degli anni Sessanta e quell'idea Pop attualizzata e risolta in chiave di espressione poetica, tale per cui la pittura possiede sicuramente un'immagine ma non è affatto la sola immagine prodotta.

“Esploro lo spazio, disegno mappe, inseguo la luce… La pittura ha a che fare con lo spazio. La pittura non è legata al tempo. Non è dunque come lo spettacolo intrattenimento. Non intrattiene affatto. La pittura è un altro spazio ed è fuori dal tempo”.
Pittura e pensiero in Baragli, concorrono insieme a definirne l'artista come un poeta della plastica pittorica, un pittore dalla sempre più indispensabile dimensione poetica che preesiste all'opera stessa, accarezzando silenziosamente la direzione del sublime.

Un sofisticato catalogo di temi figurativi aspetta di mostrarsi ai nostri avidi occhi in cerca di singolare bellezza mentre Baragli, in quella solitudine che sa appartenere solo e soltanto ai grandi poeti prestati a tutt'altre ambizioni, prosegue a dipingere tra gli altri, quei suoi Ibiscus forse meno profumati ma molto più belli di quelli reali, non degradabili, presenti, incisivi, magistralmente commoventi e brevi.
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