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Burocrazia e diritti, il caso del canile di via Tiro a segno

Il comune di Palermo scioglie il contratto con i gestori della struttura che si aggiudicano però la seconda gara d'appalto. Ed agli animali chi ci pensa?

  • 2 marzo 2013

Cosa direbbero gli animali del canile di via Tiro a segno se magicamente, anche per poche ore, acquisissero la capacità di parlare? Probabilmente si lamenterebbero degli spazi loro concessi, delle condizioni igieniche non impeccabili, della carenza di personale necessaria per permettergli di condurre uno stile di vita "dignitoso". Ma, tornando alla realtà, non hanno modo di esternare questi problemi e dunque sono costretti a subire passivamente l'evoluzione burocratica del caso. Dopo le segnalazioni dei volontari del canile ed i successivi controlli, il Comune di Palermo ha deciso di sciogliere il contratto, per mancanza di requisiti, stipulato con la Vifracos di Corleone, azienda gestore del canile.

Lo scorso 11 febbraio l'assessore Barbera ha inviato una missiva ad Antonino Rizzotto, dirigente del canile municipale, lamentando il fatto che la ditta aggiudicataria non avesse fornito le necessarie "rassicurazioni in merito ad i protocolli operativi". Gravi disservizi, mancato rispetto dell'orario di apertura e chiusura, assenza di operatori addetti all'accalappiamento. Questi solo alcuni dei "capi di imputazione" che avrebbero sancito la rottura tra le due parti. Ma la Vifracos, dal canto suo, avrebbe lamentato le interferenze da parte di alcuni volontari tali da ostacolare lo svolgimento dei lavori. Ma a tutto ciò, ben presto, si aggiungerà altro.

Il 23 febbraio scorso Fabrizio Ferrandelli esprime "soddisfazione per la decisione presa dall’assessore Barbera di sciogliere il contratto alla ditta che gestiva il canile municipale, pur non avendo i requisiti richiesti nel bando". A seguito del polverone sollevato dal consigliere regionale del Pd e il consigliere comunale Fabrizio Ferrara, i controlli effettuati sulla Vifracos di Corleone, avrebbero portato alla luce una significativa rivelazione. "Abbiamo scoperto che la ditta che gestisce attualmente il canile non aveva il certificato camerale in regola per partecipare al bando - spiega Ferrara il 19 febbraio - Bisogna dunque verificare la legittimità della procedura seguita dall'amministrazione nell'assegnazione dei lavori ed eventuali responsabilità da parte di funzionari e dirigenti". E dunque: altro giro, altro bando.

Il resto della storia sembra sfiorare il paradosso. Il Comune di Palermo, dopo aver revocato la gestione del canile alla ditta di Corleone, si vede "costretta" ad assegnargliela nuovamente a partire da maggio. Secondo quanto appreso dall'assessore comunale Giuseppe Barbera, alla gara d'appalto avrebbero partecipato solo due aziende, la Lada e la Vifracos: "La prima, costituita per lo più da volontari, è stata esclusa poiché nella richiesta mancava la firma del vice presidente dell'associazione, necessaria per potere istruire la pratica". Dunque, senza neanche il piacere della sana competizione, la Vifracos si aggiudica la gara d'appalto presentando le dovute autocertificazioni.

"Non possiamo supporre nulla riguardo la documentazione fornita dalla ditta per partecipare al bando - continua Barbera - Evidentemente avranno sistemato la quesitone della camerale, cosa che scopriremo presto. Il canile presto sarà ristrutturato e, nel frattempo, gli animali saranno trasferiti in altre strutture". Dopo l'incontro che si è svolto durante la mattinata dell'1 marzo a Palazzo delle Aquile, alla presenza di tutte le realtà coinvolte nella storia del canile, l'assessore assicura che "verranno fatte verifiche e riunioni periodiche per tenere sotto controllo la questione. Fino a maggio i volontari si sono resi disponibili per curare la struttura. Per il futuro la situazione è ancora da chiarire". Nel frattempo, fra lungaggini burocratiche, dichiarazioni d'ogni genere e certificati mancanti, i cani della struttura dovranno attedere silenziosi e sofferenti la risoluzione della questione.

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