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Claudio Collovà al teatro Bellini con "Ulyssage"

Debutto in prima nazionale del nuovo spettacolo del regista teatrale palermitano ispirato ad una delle opere più complesse e interessanti del ‘900

  • 8 febbraio 2010

La metaforica discesa agli inferi di due uomini attraverso la visita ad un cimitero: è questo il tema centrale, atavico e ancestrale, che costituisce il punto di partenza di "Ulyssage #6 – Uomini al Buio. Ade", testo coprodotto da Teathriditalia, Compagnia Esse p.a. Officine Ouragan per la regia di Claudio Collovà (che cura anche scene e costumi). Lo spettacolo, che sarà presentato mercoledì 10 febbraio alle ore 17, presso lo spazio eventi 4° piano del Mondadori Multicenter di Palermo (via Ruggero Settimo 16), debutterà in prima nazionale la stessa sera, alle ore 21, al teatro Bellini, dove resterà in scena fino al 14 febbraio. Sul palco, oltre allo stesso Collovà, Filippo Luna, Davide De Lillis e Alessandra Luberti. Le coreografie sono di Alessandra Luberti, le luci di Nando Frigerio. Dopo il debutto palermitano, lo spettacolo approderà a Milano, al teatro dell'Elfo, dal 16 al 28 marzo.

Con questo testo, Collovà inaugura la prima tappa del suo personale percorso di studio intorno ad una delle più imponenti e affascinanti opere del 900, “Ulysses” di James Joyce, scritto tra il 1914 e il 1921 e pubblicato a Parigi nel 1922. Il romanzo, ambientato a Dublino, città natale dello scrittore, sviluppa, nell’arco di una sola giornata, il 16 giugno 1904, l’avventura di un uomo nel mondo, ricalcando la struttura prevista da Omero nella sua “Odissea”. Infatti, ciascun capitolo corrisponde ad un canto del poema, ed è scritto usando ogni volta una tecnica narrativa diversa. Qui il protagonista è Leopold Bloom, moderno Ulisse, intorno al quale si muovono gli altri personaggi del romanzo: Molly Bloom, novella e antitetica Penelope, e Stephen Dedalus, redivivo Telemaco, protagonista di un altro romanzo autobiografico di Joyce, “Ritratto dell'artista da giovane”, che costituisce il preludio al capolavoro dello scrittore irlandese. La giornata odissiaca di Bloom vuol rappresentare il naufragio della società contemporanea che viaggia sulla propria quotidianità.

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Nel suo penetrare all’interno di questo romanzo, Collovà prende le mosse dal VI episodio, Ade/Il cimitero, quello in cui è descritta la partecipazione di Bloom al funerale di un conoscente, morto, si dice, di un colpo apoplettico, che ha come corrispettivo la discesa agli inferi di Ulisse nell’Odissea. In questo viaggio archetipico e visionario, in cui si realizza il disperato tentativo di incontro tra Bloom e Dedalus come padre e figlio adottivi, i due uomini interagiscono con un Angelo morto, presenza costante e preziosa insieme nello svolgere il doppio ruolo di testimone e guida di questo incontro. Bloom e Dedalus compiono questo viaggio immersi in una cecità che è spirituale prima ancora che fisica, un brancolare disperato nella ricerca reciproca che moltiplica l’essenza dei due personaggi davanti agli occhi degli spettatori, alla ricerca di un elemento che li renda affini, un punto di incontro che entrambi trovano all’interno del cimitero. Tutto il romanzo è del resto il racconto di un inseguimento, la ricerca reciproca tra un padre e un figlio.

In questo episodio emergono, poi, inevitabilmente tracce di altre suggestioni provenienti da momenti diversi dell’opera: il IV, Calypso/La colazione, al cui centro troviamo la metempsicosi, e il I, Telemaco/La torre in cui, attraverso il dialogo tra Dedalus e Buck Mulligan, altro personaggio simbolico del romanzo, si fa chiara l’ossessione e il senso di colpa verso la madre morta. Afferma Collovà:«Sono partito del tutto arbitrariamente dal VI episodio, AdeIl cimitero, lavorando sulla materia sepolcrale del testo, assorbendone gli infiniti rimandi e plasmandoli in assoluta autonomia. Ho lasciato che dentro di me si facesse il silenzio necessario per assorbire i mutamenti profondi delle atmosfere, dei linguaggi usati da Joyce e della sua scrittura erroneamente ritenuta astrusa. La scrittura è magica, e allo stesso tempo concreta».

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