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“Détour De Seta”: omaggio di Salvo Cuccia al grande regista palermitano

  • 7 giugno 2005

Ha il sapore dell’evento la proiezione che avrà luogo al cinema Metropolitan di Palermo (viale Strasburgo 356), mercoledì 8 giugno alle ore 21. Si tratta infatti di “Détour De Seta”, il documentario sul regista Vittorio De Seta, realizzato da Salvo Cuccia e prodotto grazie al contributo dell’Unione Europea (nell’ambito del Programma Operativo Regionale “Sicilia 2000 – 2006”, Asse II, Misura 2.0.2., Azione D). La realizzazione e distribuzione del documentario è a cura della Palomar Endemol. La Regione Siciliana, con la produzione e realizzazione diretta di questo documentario, caso unico nel panorama cinematografico italiano, ha reso omaggio ad uno dei più grandi autori di cinema. Questo progetto rientra in un più ampio piano di valorizzazione e cura dell’opera di De Seta, in base al quale la Filmoteca Regionale Siciliana ha acquisito e restaurato recentemente tutti i documentari del regista palermitano. La sua visione del cinema e del documentario in particolare, fu di grande rilevanza, se consideriamo che già negli anni ’50 gli consentì di individuare quel fenomeno che l’illustre geografo e storico del paesaggio Eugenio Turri ha definito “La grande trasformazione”. Nel documentario realizzato da Cuccia, peraltro, si approfondiscono quei temi tanto cari a De Seta, grazie anche ad un ritorno, dopo tanti anni di distanza, sui luoghi del Meridione da lui raccontati. Ed occorre ricordare come il Sud sia l’ambientazione del suo cinema migliore: soprattutto Sicilia, ma anche Sardegna e Calabria.

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Dice il regista Salvo Cuccia: «Abbiamo rivisitato la Sicilia ritornando sulle tracce del cinema di De Seta, come già egli stesso aveva fatto alla fine degli anni ’70 con un programma in 4 puntate realizzato per la Rai, “La Sicilia rivisitata”, in cui ritornava negli stessi luoghi in cui aveva girato i suoi celebri documentari negli anni ’50, andando a svelare i radicali mutamenti ambientali e antropologici avvenuti nell’arco di 25 anni». Un viaggio dunque, non solo in Sicilia, ma anche in Sardegna, nei territori di "Pastori di Orgosolo”, “Un giorno in Barbagia” e del suo primo lungometraggio “Banditi a Orgosolo”. Ma arriviamo anche nella periferia romana di “Diario di un maestro” e nella dimensione onirica di “Un uomo a metà”, un’opera nella quale De Seta fu particolarmente coinvolto non solo sul piano della sperimentazione filmica e fotografica, ma anche su quello della psicoanalisi. De Seta, vivace ed entusiasta ottantenne ancora oggi dietro la macchina da presa per girare un film sugli immigrati clandestini senegalesi, “Lettera dal Sahara”, nel film di Cuccia ci parla della sua opera in una lunga intervista con Alessandro Rais (critico e Direttore della Filmoteca Regionale Siciliana) e con il documentarista Gianfranco Pannone. I temi della "Grande Trasformazione" poi sono al centro dell’incontro col geografo Turri, mentre profonde e acute analisi sul suo cinema giungono dai critici Michele Mancini, Goffredo Fofi e Marco Maria Gazzano, alle quali si aggiungono le riflessioni di Vincenzo Consolo, del regista Franco Maresco e del direttore della fotografia Luciano Tovoli.

Attraverso un viaggio nel cinema di De Seta, il lavoro di Cuccia ci mostra il passaggio avvenuto in Italia nell’arco degli ultimi 50 anni, dalla società arcaica a quella industriale e mediatica. Il viaggio che ci racconta Cuccia è anche una “deviazione” (détour) in luoghi remoti del Sud, dove si mettono in relazione le storie dei vecchi e dei nuovi “dimenticati”, dai minatori, pescatori e pastori che De Seta ritrasse nei suoi documentari degli anni ’50, ai clandestini che oggi approdano lungo le nostre coste. E sul suo film ecco cosa aggiunge il regista Cuccia: «La concezione di “Détour De Seta” gira attorno alla possibilità di dare un contributo alla diffusione dell’opera del grande autore e, nello stesso tempo, restituire al pubblico l’oggetto della sua analisi e ricerca: la trasformazione della società italiana nell’arco di 50 anni. Mi è sembrato fondamentale confrontarmi con l’opera di De Seta per restituirla attraverso un viaggio, un détournage, nei luoghi del suo cinema; analizzare le sue modalità per irrompere con nuove impressioni ... Ispirandomi soprattutto al suo primo documentario “Lu tempu di li pisci spada” del 1954, ho voluto realizzare un lavoro in cui forma e contenuto si fondessero in una riflessione sull’opera di Vittorio De Seta, che è allo stesso tempo un viaggio “deviato” nei luoghi remoti cui si racconta della profonda mutazione avvenuta in Italia nell’ultimo mezzo secolo. In questo senso il cinema di Vittorio De Seta è uno straordinario specchio dei tempi».

Dal catalogo del Tribeca Film Festival 2005, ecco poi cosa dice del film di Cuccia Deborah Young: «Con Ermanno Olmi e Pier Paolo Pasolini, De Seta è un autentico “poeta del reale”. Come Salvo Cuccia ben evidenzia in “Détour De Seta”, un documentario girato in modo mirabile, i film di De Seta forzano i confini tra fiction e realtà, attingendo ai temi arcaici della cultura europea... I toni epici di questi film registrano la voce collettiva di un mondo che si sta perdendo proprio mentre viene filmato... Cuccia ha girato immagini che si fondono in modo così preciso e armonioso con quelle dei film di De Seta che risulta quasi impossibile distinguere le une dalle altre». Fra le tante partecipazioni a festival e rassegne che il bel documentario di Cuccia vanta, ricordiamo nel 2005 a Parigi, Vingt-quatrième Bilan du film Ethnographique – Musée de l’Homme, premiato con Menzione Speciale della Giuria), a Durham (North Carolina, USA) nel Full Frame Documentary Film Festival, a New York al citato Tribeca Film Festival e a Pesaro, a Segnali Luminosi. Non ci resta che complimentarci col regista, attivo dal 1990 nell’organico della Filmoteca Regionale Siciliana dell’Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana e da sempre impegnato in un lavoro di ricerca tra videoarte, fiction e nuove forme del documentario. Tanti i suoi lavori, fra i quali ricordiamo, ultimi in ordine di tempo, il documentario e la videoinstallazione “Il satiro danzante” del 2003 esposti ai Musei Capitolini e in esposizione permanente presso il Museo del Satiro a Mazara del vallo (Tp) mentre del 2002 per il festival di Videopolis di Vicenza la realizzazione della produzione europea della performance “Città speculari nei due emisferi”.

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