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Expa, "Chiusi perché la cultura va in ferie"

Expa oggi vede la propria esistenza minacciata e decide di prendersi una pausa di riflessione senza sapere se, allo scadere delle “ferie”, riaprirà o meno

Balarm
La redazione
  • 3 agosto 2008

Lettera firmata da
Tiziano Di Cara e Giuseppe Romano
(ideatori e direttori di Expa)

Expa dal 4 al 20 agosto, per la prima volta in quattro anni di attività, andrà in “ferie”. O forse è la cultura che è andata in ferie ed una città ne sta subendo le conseguenze? Expa, spazio culturale totalmente auto prodotto, come pochi sanno, non gode di finanziamenti istituzionali e paga un affitto al comune di Palermo, suo padrone di casa. E' sede Off della Triennale di Milano; sede della Biennale di Venezia architettura; ha all’attivo più di 30 mostre internazionali e centinaia di incontri di promozione culturale; una medaglia del Presidente della Repubblica Italiana all’alto valore culturale e molto altro ancora. Ma oggi vede la propria esistenza fortemente minacciata e decide di prendersi una pausa di riflessione senza sapere se, allo scadere delle “ferie”, riaprirà o meno.

Da tre anni le minacce sono: una causa civile con richiesta di 125.000 euro di risarcimento per danni psicologici da parte di 5 famiglie del vicinato, alle quali non si è mai riusciti a far accettare i notevoli rispettosi compromessi sonori della programmazione artistica, perché il loro unico scopo è la chiusura totale di EXPA; un’ordinanza cautelare che fa chiudere le terrazze alle 23 per tutto l’anno, mentre dal 1 luglio al 15 settembre alle 24, in una città dove a pochi metri, a piazza Magione, c’è musica fino all’alba; un totale abbandono da parte di istituzioni e sponsors privati; il mancato rispetto della legge che ha trasformato l’area pedonale del cortile di ingresso alla galleria, in un parcheggio abusivo, peraltro da considerarsi area di sgombero in caso di incendio secondo quanto imposto dai Vigili del Fuoco; il disinteresse della polizia municipale che non è mai venuta a rimuovere un’autovettura o a elevare una contravvenzione, mentre per contro era pronta a denunciare Expa per la collocazione, risultata poi legittima, dei faretti raso terra del vialetto di ingresso; l’oscurità sociale e culturale in cui il quartiere della Kalsa, privato del Kals’art, è ormai ripiombata.

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Expa continua, come ha sempre fatto, ad auto produrre la stragrande maggioranza delle attività che svolge, come ha auto prodotto fin dall’inizio l’intero allestimento degli spazi, così come ha appena fatto per la mostra in corso dello Studio Valle, fra i più grandi studi di architettura d’Italia. La qualità della rassegna "In Art" presso le terrazze, che porta avanti con la Katakusinos da tre mesi, è apprezzata ogni sera, ma non basta, in una città dove per far vera cultura è obbligatorio vendere vino e stuzzichini, oggi sembra non esserci più posto neanche per questa forma di finanziamento.

Pertanto la pausa di riflessione che Expa si prenderà ad agosto potrebbe portare alla conseguente decisione di non riaprire o comunque di interrompere le attività collaterali nelle splendide terrazze del piano nobile, ormai punto di riferimento cittadino e non solo, immortalate da Wenders e documentate da tutti i giornali e le televisioni del mondo, ma che, l’accanimento giudiziario di chi preferisce il parcheggio abusivo ad una corte pedonale alberata, e la superficialità della programmazione culturale sia pubblica che privata, vogliono chiuse per sempre.

Expa chiuderà fin quando, e se, le coscienze si scrolleranno. Sarebbe il tipico esempio di sconfitta di una giovane imprenditoria culturale che torna nella propria città portando le esperienze professionali maturate all’estero, ma che da questa, subito, sente il bisogno di fuggire portando con sé delusione e amarezza. Chi volesse firmare una sottoscrizione per la sopravvivenza di Expa, che sarà presentata al magistrato in opportuna sede, può farlo visitando www.expa.org

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