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Ficarra&Picone, al cinema con “La Matassa”

Il film sul tema della lite è co-diretto con Giambattista Avellino, e raccoglie volti più o meno noti della tv e del teatro, come Claudio Gioè e Mary Cipolla

  • 7 marzo 2009

Certamente sapete bene cosa intendo quando parlo di dolcini la domenica pomeriggio, di primo maggio alla Favorita, o dei viali di Mondello e dei suoi eterni allagamenti. Ficarra&Picone sono proprio così. Una cosa sola. Lo dice anche la dizione del loro marchio. Niente pausa, virgole o spazi vuoti. E infatti firmano così spettacoli tv, testi teatrali e anche la regia dei loro film – sia quello in uscita “La Matassa” che il precedente “Il 7 e l’8” tutti e due co-diretti insieme a Giambattista Avellino.

Detto questo mi tocca il raro privilegio di intervistarli separatamente - qualche anno fa all’anteprima de “Il 7 e l’8” li intervistai per un programma tv regionale e siccome Valentino Picone doveva andare in bagno, non ci fu verso di cominciare l’intervista con uno per poi continuare con l’altro. Dal video alla carta stampata, sempre e soltanto insieme. Ficarra&Picone sembrano due ma in realtà hanno un corpo solo.
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Proprio come le coppie mitiche della comicità italiana: Vianello e Mondaini, Cochi e Renato, Franchi e Ingrassia. Gli faccio la stessa domanda a bruciapelo (lo so non è affatto un’interrogativa ma rende l’idea!): Sei di Palermo se…«Se non hai dimenticato chi ha segnato l’ultimo gol quando eravamo in serie B», Salvo Ficarra non ha dubbi, poi aggiunge: «... e sai dov’eri quando è scoppiata la bomba sotto l’autostrada di Capaci che ha ucciso Falcone».

Valentino Picone non è da meno. In qualche modo rimane in tema di coscienza politica e civile: «Sei di Palermo se… ogni volta che finiscono le elezioni leggi i risultati e dici: nun avvissimu a vutari chiù pi nuddu… ma poi confermi che sei di Palermo se… alle elezioni successive continui tranquillamente a votare». Magari per gli stessi di prima! (nda). Ecco serviti quegli stolti che credono che un comico sia solo un buffone dal dialetto in pietra, con la parolaccia facile e capace di leggere la realtà solo attraverso archetipi e stereotipi elementari. Se fate mente locale non ne restano fuori molti dei nostri beniamini locali.

“La Matassa” ruota - o meglio si attorciglia- attorno al tema della lite, la sciarra per gli appassionati del genere. Salvo Ficarra mi convince che la lite è dentro le nostre famiglie da sempre. Fa parte del dna di tutti i clan. Da Caltanissetta a Trento, da Desenzano a Tremonzelli. Nessuno escluso. «Sicuramente ne hai sentito parlare tra amici, parenti e soprattutto in famiglia… tutti abbiamo almeno un parente con cui abbiamo litigato e col quale non parliamo più da anni. L’arma più usata è il silenzio che è allo stesso tempo quella più crudele di tutti».

Poi si fa ancora più serio e scandisce: «A dire il vero il film nasce dalla mia voglia di raccontare le liti con Picone, che nonostante non sia un mio parente, ha la capacità di farmi litigare con lui come se in realtà lo fosse. Comunque le nostre liti durano pochissimo… giusto il tempo per Picone di rendersi conto che ho nuovamente ragione io». La battuta arriva inaspettata. Rido. Valentino Picone questa volta è più serio: «La lite fa fermare tutto. Ma è divertente da guardare se rimane nei limiti della decenza e della civiltà. In realtà tra di noi non litighiamo quasi mai. Si tratta di discussioni continue. Di scelte professionali e artistiche».

Diversamente da “Il 7 e l’8” girato tra i vicoli di Palermo, “La Matassa” si svolge interamente a Catania. Una città ideale che rappresenta le caratteristiche di una metropoli del sud. Una città normale, vista da un abitante della città non da turisti di passaggio. I personaggi si inseguono tra i vicoli e anche sottoterra nella metropolitana. Ebbene sì, anche in Sicilia esiste qualche metropolitana che razionalmente viaggia sottoterra - Palermo è un caso a parte. A proposito Ficarra mi racconta un aneddoto: «A Catania c’è la metropolitana. Noi abbiamo girato anche lì sotto.

I controllori della metro quando ci hanno visto, ci hanno chiesto: Ma come ci avete trovato? Qui neanche i catanesi sanno che esiste, le nostri mogli quando diciamo che andiamo a lavorare, credono che invece andiamo a far visita alle amanti!» Al film hanno preso parte tantissime attrici e attori siciliani. Tutti entusiasti di partecipare. Molti dei quali si sono autocandidati per partecipare già alla prossima produzione del duo palermitano. Nei loro film Ficarra&Picone non lasciano fuori nessuno. Il cast raccoglie volti noti e meno noti della tv nazionale e del teatro locale, del mondo teatrale dei teatri stabili e della fiction più seguita.

Solo per citarne alcuni: Pino Caruso, Claudio Gioè, Tuccio Musumeci, Anna Safroncik, Mary Cipolla, Mariella Lo Giudice, Giovanni Martorana e Mario Pupella. Picone ama ricordare la partecipazione di alcuni di loro: «Con Caruso e Musumeci sono stati i momenti più belli. Abbiamo convinto Musumeci a fare il film andando tante volte sotto casa sua per parlargli. Lui è molto impegnato in teatro e guarda al cinema con diffidenza. Caruso ci ha stimolati continuamente a rendere la storia più profonda. Ci ha posto interrogativi per riflettere e prospettato soluzioni.

È molto bello confrontarsi professionalmente con chi ha più esperienza di te. Sul set hanno tutti collaborato per migliorare il lavoro che stavamo facendo». Ficarra ricorda invece il direttore della fotografia – sempre lo stesso in tutti i loro film, Roberto Forza, affettuosamente soprannominato Il vecchio per via della chioma canuta. Durante le riprese, per lui la goliardia della coppia Ficarra&Picone non ha risparmiato regali a tema “senilità”: pannoloni per incontinenti, bastone e torta di compleanno con 91 candeline da spegnere. Della trama del film non dicono molto. Bisogna andare a vederlo già dai primi di marzo al cinema.

Si tratta di due cugini che dopo aver trascorso l’intera adolescenza felicemente insieme come due veri fratelli, a causa di un lite tra le loro famiglie, si ritrovano prima a non parlarsi più per tanti anni e poi a farsi la guerra attribuendo all’altro le antiche quanto inestinguibili ragioni della faida. Valentino nel film è debole e insicuro, preda dell’ipocondria e lavora a fianco del padre nell’albergo di famiglia che questi ha ereditato a sua volta dal padre. Ficarra, prepotente e carnefice invece, si arrabatta alla meno peggio: è proprietario di una improbabile agenzia matrimoniale.

Quale miglior titolo se non “La Matassa”. Che il film piacerà è certo, tuttavia Ficarra spera che piaccia soprattutto ad un uomo che sebbene non palermitano di nascita ne mostra i tratti caratteriali dell’esuberanza e del nervosismo: Zamparini. Ficarra prende ripetutamente a cuore l’argomento calcio e da fine improvvisatore lo fa diventare canovaccio per le sue tirate esilaranti e pungenti: «Spero che il film piaccia soprattutto a Zamparini, perché altrimenti… esonererebbe l’allenatore. L’ennesimo… Lui è fatto così. È 20 anni che sia alza la mattina ed esonera. Ha licenziato 40 allenatori… Ma è possibile?... Evidentemente dovrebbe esonerare chi gli consiglia gli allenatori».

Picone invece rimane più politically correct ma sempre attualissimo e generosamente mi regala una chicca sul tormentone della pubblicità occulta che alcuni testimonial tv si ostinano a fare e non riconoscere: «Antonio Ricci ci ha detto che dobbiamo dire di vivere in una tenda e che siamo nullatenenti. Non possiamo neppure dire il nome della tenda… per non fare pubblicità a nessuno.

Io purtroppo faccio continuamente pubblicità occulta. Quando sono per strada mi dicono “ehi tu…Ficarra&Picone!”. Anche quando sono solo e passeggio per strada… è come se io indossassi sempre Ficarra… pensa che se vado in televisione da solo posso essere accusato di fare pubblicità occulta… a Ficarra!». A proposito di Striscia La Notizia cominciate a disdire gli inviti a cena e accendete la tv perché dal 30 marzo Ficarra&Picone sono di nuovo dietro il bancone più irriverente d’Italia.
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