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Gaetano Cipolla: “A proposito di Seneca”

  • 31 ottobre 2005

Non è il Seneca vigoroso, muscoloso, dalla barba bianca dipinto da celebri pittori del passato come Rubens o David il personaggio ritratto da Gaetano Cipolla, che lo ha scelto in quanto simbolo della sconfitta dell’intellettuale laico moderno, nella ricca serie di tempere e pastelli su carta intelata che compongono la mostra A proposito di Seneca, visitabile fino al 15 dicembre presso la Galleria Nuvole di Palermo (via Matteo Bonello 21, da martedi a sabato ore 17/20, ingresso libero; catalogo Lubrina Edizioni - Bergamo, con un testo critico di Franco Marcoaldi), in contemporanea con l’omonima esposizione visitabile alla Galleria Ceribelli di Bergamo fino al 30 dicembre. In quasi quaranta pezzi esposti troviamo, invece, un’immagine inedita del filosofo romano, fisiognomicamente più vicina a quella di molti busti-ritratto a lui coevi, quella di un uomo pingue, calvo e dal volto robusto, un po’ sformato e dominato da due grandi occhi. In più, Cipolla lo abbiglia come un lottatore di sumo, una scelta simbolica, che sottolinea un’ideale vicinanza tra pensiero stoico, Buddismo e Confucianesimo, e quindi tra la natura effimera dello sforzo di una pratica come il Sumo e quella di un altrettanto effimero faticare del pensiero, in continua lotta per la dignità di un’esistenza vissuta secondo saggezza, sfidando il potere, l’opinione comune, il timore della morte, teorizzata dal filosofo stoico sia nei suoi scritti che nella sua biografia.

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Cipolla non si limita ad illustrare ma fa da contraltare pittorico al pensiero senecano, cogliendo in alcuni fotogrammi non privi di ironia la visione del mondo, della natura, dell’esistere di quest’ultimo. Lo iato tra il pensiero di Seneca e la società in cui viveva si esplicita, ad esempio, in alcune immagini in cui la romanità, intesa come Stato, politica, potere (ricordiamo che la più grande sconfitta di Seneca fu avere come allievo l’imperatore Nerone, per cui scrisse e a cui dedicò anche il "De Clementia", che tracciava una figura di principe illuminato, guidato da principi di equità e saggezza...) viene simboleggiata da monumenti celebri come il Colosseo, statue, archi di trionfo, colossi scolpiti, che incombono minacciosi sul protagonista. Cipolla li coglie mentre stanno lì lì per crollare, vittime anch’essi di terremoti e sommovimenti di una natura vista in termini di cataclisma, terremoto, inondazione, vento e tempesta, capace di destabilizzare il reale e di porsi come perpetua minaccia e memento alla caducità dell’esistere. La liberazione dal pensiero e dalla paura della morte, condizione essenziale per vivere liberi, ritorna in tutta la sua evidenza nella serie "A proposito della brevità della vita", dove Cipolla, pur con l’alleggerimento dato dalla tecnica a spruzzo, che quasi polverizza i colori (preparati dall’artista rigorosamente a mano) rendendoli aerei come un soffio, pone il personaggio Seneca accanto alla tinozza che lo cullerà nella morte, entro prospettive claustrofobiche di stanze minacciose, tra rossi infuocati di sangue, senza fargli mai perdere, però, la fierezza del lottatore.

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