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“Goool, Luca Toni gol…”

E quando, accompagnato dall’olé, Toni entra finalmente in campo, la partita cambia volto. E i tifosi cantano: “E Luca Toni facci un gol”.

  • 7 settembre 2004

C’era il pubblico delle grandi occasioni sabato 4 settembre allo stadio “Renzo Barbera” di Palermo. Si trattava del primo incontro del girone di qualificazione ai mondiali del 2006 della Nazionale Italiana di calcio contro la Norvegia. Una partita importante, apparentemente uguale a tante altre. Eppure questa volta a suscitare l’entusiasmo del pubblico palermitano non è stato il richiamo dei grandi nomi, quali Totti e compagni, bensì la convocazione in azzurro di quello che, senza falsi entusiasmi, può essere considerato il più grande centravanti che la squadra rosanero abbia mai avuto. Stiamo parlando di Luca Toni che forse, quando lo scorso anno dal Brescia passò al Palermo, accettando di scendere di categoria, nemmeno lontanamente poteva sognare questo giorno così bello e indimenticabile. A lungo si è temuto di non vederlo in campo. La coppia d’attacco di partenza era formata dal più rinomato Miccoli e dal tanto chiacchierato Gilardino. Per tutta la settimana c’era stato il timore di trovarlo addirittura in tribuna. Invece era lì, in panchina, dove lo scorso anno non è mai stato, avendo saltato una sola partita per squalifica. Chi è abituato a seguire gli incontri casalinghi del Palermo di sicuro avrà notato la differenza fra gli stati d’animo negli spalti. Dopo la solenne interpretazione dell’inno nazionale il pubblico ha seguito con compostezza le fasi dell’incontro: qualche “Italia, Italia…” di tanto in tanto, qualche grido di incitamento, qualche coro riadattato per l’occasione, ma nulla in confronto a quanto siamo abituati. Solo quando viene invocato il nome di Toni le voci di tutti gli spettatori si uniscono in un solo coro di incitamento.

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Le emozioni non sono mancate, specie nel primo tempo: al gol a freddo di Carew risponde il debuttante De Rossi. Poi tante azioni, tanti tiri, ma niente più gol. Il povero Gilardino non solo si scontra col muro formato dagli alti e possenti difensori norvegesi, ma subisce i malumori del pubblico che sottolinea i suoi errori con un: “Ah, se c’era Toni!”. E Toni continua a guardare la partita dalla panchina. Nella ripresa il risultato continua a non schiodarsi. Si scaldano Corradi, Diana e Blasi e allora il pubblico si fa insistente: “Dai Marcello fallo entrare”. E Lippi sembra quasi ascoltare. Si avvicina a Toni, gli dice qualcosa. Toni si alza e va verso la curva a scaldarsi con gli altri. E’ il tripudio. Nessuno ha mai seguito con tanto interesse le fasi di riscaldamento di un giocatore, come se si stesse guardando un’altra partita. Chi l’ha vista  alla televisione si sarà chiesto il perché di tanto clamore in fasi spente della gara. Allo stesso modo i pittoreschi e simpatici tifosi norvegesi avranno seguito piuttosto impauriti le fasi di preparazione di questo giocatore a dir poco osannato. E quando, accompagnato dall’olé, Toni entra finalmente in campo, la partita cambia volto. Ogni suo movimento, ogni suo tocco, ogni sua azione, sono seguiti con l’apprensione e la gioia di una mamma che vede il proprio bambino muovere i primi passi. Da un suo preciso colpo di testa nasce un assist che né Corradi né Diana riescono a trasformare in rete. E i tifosi cantano: “E Luca Toni facci un gol”.

Al 79’ succede quello che tutti avevano sognato ma avevano considerato fin troppo bello per potersi realizzare: assist dell’inesauribile Zambrotta, tocco di esterno di Toni, proprio quel tanto che basta per togliere il tempo al portiere e, come un immagine a rallentatore, ognuno osserva quella palla che scivola tranquilla verso la rete. E’ il gol che tutti sognavano. Toni scatta verso la curva nord, sotto lo striscione “Toni segna per noi”, e alza le braccia verso tutti i suoi sostenitori. Il pubblico è impazzito: chi si abbraccia, chi balla, chi salta, chi ha i brividi addosso. E immancabile arriva l’ormai collaudato coro: “Goool, Luca Toni gol…”. Al triplice fischio finale tutti corrono ad abbracciare il centravanti rosanero che, quasi intimidito da tanto ardore, saluta il pubblico con affetto prima di finire negli spogliatoi assieme a tutti gli altri. Sono pochi i giocatori che possono vantare nella loro carriera di avere avuto uno stadio che non avesse occhi che per loro. Certo è che questo “figlioccio” palermitano continua a scrivere la storia: dopo il record di gol della passata stagione, ora è diventato il primo giocatore rosanero ad avere segnato con la maglia della nazionale (gol tra l’altro decisivo e che vale 3 punti), proprio il giorno di Santa Rosalia, e proprio davanti al suo pubblico. Dicono che le favole non esistono, ma quanto è accaduto è fin troppo bello e perfetto per essere figlio del caso!

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