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Grandi nonostante tutto

  • 18 aprile 2006

E’ venuto il momento del bilancio finale, o quasi, della seconda stagione rosanero in Serie A. Che siate d’accordo o no, la stagione che si chiuderà tra meno di un mese per lasciare spazio ai mondiali è stata migliore della precedente. Mai come in questa stagione il tifoso palermitano, quello vero e non della "nouvelle vague", ha vissuto tante emozioni e tante soddisfazioni sportive. Magari l’obiettivo della seconda qualificazione in Coppa Uefa non sarà raggiunto, come fece il Palermo di Guidolin lo scorso anno, ma come sottovalutare le belle quanto sfortunate sfide in Coppa Uefa contro il quotato Shalke 04 o la semifinale di ritorno di Coppa Italia recentemente persa per un soffio allo Stadio Olimpico contro la Roma? Come sottovalutare la forza e l’abnegazione di una squadra che ha inseguito e, virtualmente, ancora insegue un posto valido per la zona Uefa con la bella rimonta in campionato targata Papadopulo?

Queste domande le vorremmo rivolgere a quanti, nell’ultima giornata di campionato contro la Roma alla fine del primo tempo e, per la cronaca, sullo 0-3 a favore dei giallorossi, hanno abbandonato lo stadio. Ci siamo chiesti se tanta premura fosse dettata da preparativi per l’imminente festa pasquale o verosimilmente per mancanza di amore e riconoscenza verso la loro squadra (ammesso che lo sia, visto il pullulare di tifosi occasionali o convertiti alla ragione rosanero per moda, ma bianco-rosso-azzurro e nero nell’anima). Diceva un distinto signore presente in tribuna che “nella vita occorre sempre guardare avanti ed aspirare a cose migliori“ ed in parte siamo d’accordo. Diciamo in parte, perché della storia occorre farne sempre tesoro e la storia degli ultimi decenni per i fans rosa è stata triste. Una storia amara piena di episodi negativi, dalla radiazione a mediocri campionati di B e retrocessioni in C, di squallidi personaggi che frequentavano le stanze dei bottoni in società, di mediocri giocatori ed allenatori che si sono esibiti all’ombra del Monte Pellegrino e dove i momenti di esaltazione collettiva erano le promozioni in B e la conquista della coppa Italia di C.

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Ma, ritornando alla frase del distinto signore di tribuna, non si deve vivere solo di ricordi. Il Palermo attuale ha in rosa nove elementi nel giro delle rispettive nazionali ed un bilancio da far invidia a società più quotate sotto l’aspetto sportivo e tecnico. Da questa base occorre programmare per tempo strategie e porsi degli obiettivi. Zamparini è un uomo istintivo e discutibile per certi comportamenti, ma nessuno può mettere in dubbio che, da quando si è insediato alla presidenza, non abbia mantenuto le promesse. Ricordiamo che prese una società in B, senza giocatori e gravata da un pesante passivo in bilancio, e già allora parlò di consolidamento societario e come prospettiva indicò la serie A in tre anni ed un Palermo modello Sampdoria del compianto presidente Mantovani. A questo punto, si direbbe, alzi la mano chi si senta preso per i fondelli dai proclami iniziali del presidente. Il Palermo è andato non solo in A ma ha ben figurato in competizioni di prestigio internazionali e nazionali. Gli ispettori Coavisoc, certificatori dei bilanci societari, ne tessono le lodi per l’oculatezza tra entrate ed uscite, frutto di una sana gestione. Il Palermo attuale possiede un parco giocatori, alcuni dei quali appetiti da grossi club nazionali ed esteri.

A questo punto un abile scacchista non dovrebbe fare altro che muovere abilmente le proprie pedine, rilanciando abilmente sui traguardi da raggiungere (zona Champions per intenderci), scambiando qualche big secondo necessità tecniche e pescando abilmente tra giocatori che militano in tutte le serie, anche minori, di tutti i campionati nazionali ed esteri. Non occorre ripetere un altro caso Toni, grande errore imputabile a Zamparini ed al suo staff. Provate ad immaginare i gol fatti da Toni in campionato nell’anno in corso e trasportateli idealmente nel Palermo attuale. Provate ad immaginare la posizione di classifica che occuperebbe il Palermo in questo momento. Ma l’errore non si è rilevato solo da un punto di vista squisitamente tecnico. Pensate al Toni, indiscusso centravanti della nazionale e tra i bomber più forti in circolazione, come “uomo immagine” del Palermo e di un’intera città. Pensate a tutti quegli adolescenti innamorati delle sue gesta calcistiche che hanno perso un punto di riferimento, un uomo squadra come lo sono Totti nella Roma o Maldini nel Milan. Che rabbia sarà vederlo tra meno di un mese con un’altra maglia e che rabbia ci fa vederlo esultare domenicalmente con una maglia diversa da quella rosa.

Ma nemmeno il Toni fiorentino merita fischi, come quelli ingenerosi che subì con la maglia azzurra e che Toni non avrà di certo dimenticato. Perché non bisogna dimenticare i 50 gol in due stagioni siglati in maglia rosa ed il suo impegno costante profuso in rosanero e come unico terminale d’attacco che non si è mai risparmiato in campo, ricevendo e dando botte e scendendo in campo anche in condizioni di salute precarie. Ma chi fischierà (e saranno in tanti purtroppo), siamo certi lo farà per un misto di rabbia ed amore, per quello che è stato e non sarà più e per averlo perso in maniera balorda ed ingiustificata. Ultima nota di calcio giocato: si parla sempre e troppo delle solite tre, delle loro crisi e dei loro impegni, dei singoli campioni che ne compongono la rosa ma una menzione doverosa merita il Palermo-Roma visto al Barbera. Un tre a tre di rara bellezza, due bellissime squadre, con l’esaltazione delle componenti di questo sport come la tattica, la tecnica ed il “cuore”. Chi ama il calcio non dovrebbe perdere tempo a seguire i soliti discorsi sulle crisi di Adriano e sull’ennesima rifondazione dell’Inter o sulle moviole pressanti ed insopportabili, ma farebbe bene ad assistere a tanti Palermo-Roma.

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