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Il migliore cielo notturno è in Sicilia: entro il 2018 un Osservatorio internazionale

Un progetto che ha entusiasmato Margherita Hack, l’Agenzia Spaziale Italiana, l'Onu e la Nasa. Sorgerà sulle Madonie, entro maggio 2018, un Osservatorio internazionale

  • 3 maggio 2017

Entro maggio 2018 verrà completata l’installazione di un telescopio “a grande campo” sulle Madonie, precisamente sul Monte Mufara (Wild-Field Mufara Telescope - WMT), così dopo immani lungaggini burocratiche, per l’Osservatorio Astronomico si profila finalmente un futuro importante e radioso.

Ma facciamo un passo indietro nel tempo e cerchiamo di capire da dove nasce l’interesse della comunità astronomica internazionale per le Madonie, viste come punto di osservazione preferenziale del cielo notturno.

Durante la metà del secolo scorso, la comunità astronomica italiana decise di realizzare un Osservatorio Nazionale. Gli studiosi avviarono così uno studio sistematico delle condizioni di “osservabilità” dei cieli italiani, che risultarono eccellenti soltanto in Sicilia: in particolare l’interesse ricadde su Piano Battaglia, non solo per il bassissimo inquinamento luminoso, ma anche per le particolari condizioni meteorologiche ed atmosferiche.
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Negli anni Novanta, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) e la Regione Siciliana finanziarono uno studio di fattibilità per la progettazione di un centro astronomico divulgativo da realizzare nell’area madonita. Nacque così il GAL Hassin, Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche con sede ad Isnello, il cui progetto iniziale prevedeva anche la costruzione di una batteria di telescopi per l’osservazione notturna del cielo, poi non realizzata.

Dopo circa quindici anni, nel novembre del 2009, il CIPE comunica finalmente lo stanziamento di 7,5 milioni di euro per il completamento dell’osservatorio astronomico madonita: un centro divulgativo con planetario ad Isnello ed una batteria di telescopi comandati a distanza sulla cima di Monte Mufara (1865 m).

Il centro divulgativo apre nel settembre del 2016 ed è un successo di visitatori, con migliaia di presenze in pochi mesi. Un planetario di 10 metri di diametro, un laboratorio solare dove osservare in diretta l’attività della nostra stella, una terrazza osservativa con 12 telescopi aperta a tutti (il sabato sera), un museo con esposizioni permanenti e temporanee (tra cui un interessante modello per capire come gli studiosi scoprono e studiano i pianeti extra-solari), queste e altre interessanti attrazioni situate nella grande struttura alle porte dell’abitato di Isnello.

Ma il vero gioiello del polo scientifico verrà realizzato entro maggio dell’anno prossimo ed è proprio il telescopio che sarà situato sulla cima della Mufara. Il Wild-Field Mufara Telescope, robotico e fruibile in remoto, sarà a grande campo (7 gradi quadrati) e avrà uno specchio primario di 1 metro di diametro.

Sarà uno strumento unico nel suo genere a livello europeo e servirà principalmente a individuare asteroidi di medie e piccole dimensioni potenzialmente minacciosi per il nostro pianeta (near-Earth asteroids) e dunque a caratterizzare le loro orbite per scopi scientifici e di sicurezza.

Lo strumento verrà utilizzato anche per incentivare le ricerche nel campo dei gamma-ray bursts, dei pianeti extra-solari, delle sorgenti di onde gravitazionali e dei neutrini. Un progetto che ha entusiasmato luminari del calibro di Margherita Hack e Donald Yeomans e a cui hanno manifestato interesse l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’Action Team on Near-Earth Objects dell’ONU, il Near-Earth Objects Program Office (JPL-NASA), giusto per citarne alcuni.

Il telescopio, la cui installazione avverrà tra marzo e maggio del 2018, sarà comandato in remoto da una sala controllo allestita in Contrada Mongerrati, dove troveranno spazio anche i laboratori scientifici e le foresterie per accogliere ricercatori e studenti.

Appuntamento dunque alla primavera prossima per dare il via a questa splendida avventura e per chiudere una lunga storia da cui si esce soltanto oggi per andare “a riveder le stelle”.
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