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Il Vangelo a fumetti, l'impresa di due autori siciliani

  • 12 febbraio 2007

Rendere a fumetti quella che è probabilmente una delle storie più note e complesse, ossia il Vangelo? La responsabilità è stata affidata a due autori siciliani. A rispondere alla chiamata Marco Sonseri, sceneggiatore con all'attivo collaborazioni con l'Eura Editoriale e su riviste come l'americana Heavy Metal, insieme al disegnatore Alessandro Borroni, attivo nel campo dell'illustrazione e della pubblicità nonché fondatore del collettivo di artisti siciliani Golem Studio. Per ultimare Gesù di Nazaret (Edizioni San Paolo, 2006, pp. 180, euro 24,00) i due hanno impiegato quasi tre anni colmi di passione per il tema trattato e per il medium usato. Al centro della vicenda, vita, morte e resurrezione di Gesù, per un'opera destinata non solo ai più piccoli. Abbiamo incontrato i due autori.

Marco, come è nata la collaborazione con la San Paolo edizioni?
Marco Sonseri: «Da un’idea; l’idea di raccontare la vita e le opere di Gesù attraverso il fumetto utilizzando un linguaggio moderno, chiaro ed accattivante. E dall’esigenza, anche, di testimoniare con la propria vocazione – nel mio caso, quello di sceneggiatore – l’amore per la figura di Cristo. Sono state queste le due spinte che mi hanno portato a contattare le Edizioni Paoline inoltrando un progetto dettagliato sulle intenzioni e sulla “filosofia” dell’eventuale opera che avrebbero potuto pubblicare qualora interessati. Tre giorni dopo, quell’ “eventuale” è divenuta possibilità concreta di poter scrivere un Vangelo a fumetti su… un uomo scomodo».

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E infatti il titolo del libro è proprio “Gesù – la storia di un uomo scomodo”. Di certo non sarà stata “comoda” anche l'ambiziosa idea di raccontare parte della storia attraverso la voce di Cristo. Come ti sei posto il problema? E oltre che con le parole dalla bibbia, come hai integrato il resto del racconto?
MS: «Il progetto si divideva in tre parti che, in fase di sceneggiatura, sono state tutte rispettate. Nelle prime due è Gesù che parla direttamente al lettore, per coinvolgerlo in prima persona e “ricordargli” che il suo messaggio non può che essere davvero universale poiché tocca le corde del cuore e quindi della vita di tutti i giorni. Entrando velocemente nello specifico, nella prima parte Cristo parla dell’importanza del silenzio e della pazienza. La seconda parte, invece, è un modo diretto per raccontare il tempo in cui Cristo viveva. La terza parte è il Vangelo vero e proprio. Qui il linguaggio è fortemente cinematografico, lento o veloce a seconda dei momenti. La narrazione non è didascalica come i “classici” Vangeli a fumetti e la didascalia, invece, completa il testo e il disegno quando è necessario. Marco e Matteo sono state le mie fonti ufficiali ma per un certo tipo di narrazione mi sono rifatto ad un grande maestro del fumetto americano, Frank Miller, utilizzando una narrazione asciutta soprattutto nella passione. Il richiamo è velato ma c’è sicuramente. Il problema più grande che invece ho incontrato, proprio in fase di lavorazione, è stato quello di districarmi con il tempo narrativo, visto che poche volte nei Vangeli si dice effettivamente il tempo che trascorre da un capitolo a quello successivo. Spero davvero di aver fatto un buon lavoro».

Alessandro, che tipo di fonti iconografiche o ispirazioni grafiche hai usato per raffigurare Gesù, gli apostoli, e gli altri protagonisti?
Alessandro Borroni: «Fin dall'inizio l’idea è stata quella di raccontare la storia in modo molto drammatico e cinematografico e per far questo non conosco migliore soluzione che adottare uno stile realistico. Quel che amo del fumetto è soprattutto uno stile di disegno che oltre a saper raccontare, deve anche racchiudere in se le regole fondamentali. Insomma un disegno classico, in mancanza di altri termini. Tra le mie fonti di ispirazione e documentazione cito il bellissimo materiale tratto dal film di Zeffirelli, che credo più di altri abbia saputo raffigurare le persone e il mondo che compongono questa immortale storia. Ho cercato di mostrare scene di massacri, crocifissioni e stragi di infanti con un certo buongusto. Non voglio provocare il lettore, la mia idea di quest’opera è quella di rendere giustizia al fumetto storico-religioso che salvo alcuni rari casi, è stato sempre relegato a freddi racconti didascalici e da cartolina. Ho quindi voluto rendere Gesù un uomo e non l’immagine beata della tipica iconografia dei santini, un uomo che ha vissuto una breve vita fatta di sofferenze, privazioni e botte prese e che quindi inevitabilmente ne porta i segni. Penso di esserci riuscito».

Il volume è elegante e di grande formato, segno di un grosso sforzo editoriale da parte delle edizioni Paoline. Sei soddisfatto della resa grafica?
AB: «Sono molto soddisfatto dal formato che è esattamente quello delle tavole sulle quali ho lavorato. La carta e la qualità della stampa, sicuramente valorizzano l’opera. Ovviamente ci sono cose che potevano avere un risultato migliore, come i colori ad esempio. Ma la cosa che non mi rende contento è sicuramente la copertina. Avevo progettato una copertina diversa da questa che è stata pubblicata, avrebbe dovuto essere in un elegante bianco e nero, anche per la filosofia che sta dietro questi due colori estremi. L'impaginazione e il font avrebbero dovuto essere di ben altra fattura (come si può vedere nel mio sito: http://www.alessandroborroni.com/vangelo.html). La casa editrice ha invece preferito fare il lavoro a parte con i propri grafici interni. Il risultato è secondo me poco efficace e purtroppo dona al libro un look infantile in netto contrasto con l’opera stessa che non è proprio pensata per i più piccoli. Insomma la copertina è secondo me il punto debole del volume, che però si riscatta e valorizza appieno con le 140 pagine che compongono la storia».

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