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Intossicazione da tonno rosso: emergenza a Palermo

Tanti i casi di "sindrome da sgombroide" registrati nelle ultime ore a Palermo: la causa è da rintracciare nella cattiva conservazione del tonno rosso pescato

  • 28 maggio 2013

Ricordate il morbo della mucca pazza? Ricordate la psicosi collettiva che l'"encefalopatia spongiforme bovina", secondo la definizione clinica, generò qualche anno fa? Nessuno mangiava più carne e il consumo precipitò esponenzialmente. Oggi il “killer” del cibo sembra abbia un nuovo volto e provenga dal mare. Si tratta del tonno rosso che, nell'ultimo fine settimana, ha messo ko una serie di persone tra Palermo e provincia, “ree” di aver fatto una gran scorpacciata di pesce. Si tratta della "sindrome da sgombroide".

Nella giornata di martedì 28 maggio la Guardia Costiera ha sequestrato a Porticello 400 chili di tonno, contenente elevati livelli di istamina, sostanza altamente tossica rilasciata dal pesce in decomposizione; altri 2.500 chili di tonno in stato iniziale di decomposizione, inoltre, erano già stati sequestrati a Cefalù. Al momento i veterinari dell'Asp e i carabinieri del Nas stanno effettuando controlli nelle pescherie di Palermo.

E c'è chi ha pure provato a fare il furbo. Nel mercato di Ballarò, infatti, sono stati sequestrati dai Nas e dalla Guardia Costiera, dodici tonni, dal peso complessivo di duemila chili. I pesci, da 150 chili l'uno, erano accatastati in un magazzino improvvisato, destinati alla vendita direttamente nella casa diroccata. Adesso i veterinari dell'Asp stanno verificando se i siano commestibili e se, nel circondario, siano presenti altri “negozi fai da te”. Oltre a mettere sotto setaccio il mercato, i cinquanta, tra poliziotti, militari della GC e i carabinieri del Nas, hanno scoperto che la cella frigorifera nella quale si trovavano “gli incriminati”, era allacciata abusivamente alla rete pubblica.

Secondo le prime stime dei medici, i colpiti dalle intossicazioni sarebbero circa 200, tra grandi e bambini. E tutti con gli stessi sintomi: difficoltà di respirazione, tachicardia, senso di nausea, irritazioni cutanee. Le cause del malessere sarebbero da rintracciarsi nella presenza dell'istamina, una sostanza che si produce nel tonno in seguito all'azione batterica di alcuni microrganismi. Questo batterio è stato riscontrato in alcune specie ittiche, soprattutto a carne rossa, come il tonno appunto, ma anche lo sgombro, la sardina, l'aringa e la lampuga.

Scampato il pericolo shock anafilattico, sfiorato il rischio di avvelenamento collettivo, gli inquirenti sospettano che a far da nemico alle intossicazioni sia stata un'unica partita di tonno rosso, venduta a differenti pescherie della città. Dai mercati storici di Palermo, come Vucciria, Ballarò e il Capo, alle pescherie di Monreale, Villabate e via Belgio. Difficile dunque localizzarne la provenienza e tracciare la derivazione dell'"arma letale", ma è intenzione delle squadre della scientifica individuare i “pescatori” incriminati.

Pescherecci sospetti, banchine a luci spente forse pronte ad attendere un grande carico di pesce, hanno dato il “la” al blitz delle autorità. Ma non solo. I tonnaroti, pur di sviare i controlli di capitaneria di porto e polizia, nascondevano parte del carico sott'acqua, rendendolo individuabile attraverso delle “boe segnaletiche”.

Questa manovra fa non poco riflettere. Dalla questura sospettano che gli equipaggi di altre imbarcazioni, dopo aver saputo dei controlli a tappeto, abbiano deciso di abbandonare il carico pescato illegalmente, aspettando che le operazioni di polizia e capitaneria di porto terminassero. Per questo tolleranza zero per chi mette a rischio la salute con cibo contaminato. Obiettivo adesso è quello denunciare i responsabili e garantire la provenienza di prodotti. Parola d'ordine: controllati e di qualità.

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