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Italia-Germania, la vittoria più bella

  • 5 luglio 2006

Germania-Italia 0-2 (dts)
Reti
: Grosso al 12’ sts, Del Piero al 15’ sts
Germania (4-4-2): Lehmann; Friedrich, Mertesacker, Metzelder, Lahm; Schneider (38’ st Odonkor), Kehl, Ballack, Borowski (27’ st Schweinsteiger); Podolski, Klose (5’ sts Neuville). All. Klinsmann
Italia (4-2-3-1): Buffon; Zambrotta, Cannavaro, Materazzi, Grosso; Pirlo, Gattuso; Camoranesi, Totti, Perrotta (14’ pts Del Piero); Toni (29’ st Gilardino). All. Lippi
Arbitro: Archundia (Messico)
Ammoniti: Borowski, Metzelder, Camoranesi
Note: 65mila spettatori

Avete preso impegni per domenica prossima? Bene, annullateli, perché l’Italia giocherà la finale di questo campionato del mondo 2006 di Germania. La finale, sì, quella alla quale non credeva nessuno, quella tanto sognata ma tanto lontana, quella che adesso è alla nostra portata. Un traguardo conquistato al termine di una partita epica (come sempre sono state le partite con i tedeschi), contro i padroni di casa, nello stadio dove non hanno mai perso, in un clima incandescente a seguito delle continue offese subite come popolo e come squadra. Ed è una vittoria conquistata sul campo, strameritatissima, alla quale non si può fare nessun appello.

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E come in tutte le battaglie epiche che si rispettino ci sono i cavalieri più forti, quelli che hanno lottato fino allo stremo, quelli che hanno saputo dare il colpo di grazia, quelli che non hanno mollato mai. Come il cavaliere Cannavaro, un gigante in difesa, onnipresente, puntuale, elegante, insuperabile; come il cavaliere Buffon, ben coperto dalla sua difesa ma sempre pronto ad abbassare la saracinesca della porta quando viene chiamato in causa; come il cavaliere Zambrotta che macina chilometri sulla fascia destra, presente sia in fase difensiva che in fase offensiva; come il cavaliere Gattuso, combattente per natura, che ha corso come un disperato e, sebbene stuzzicato dagli avversari, non ha mai reagito, per paura del cartellino che gli avrebbe tolto la finale; e come il cavaliere Grosso, colui che non ti aspetti e che si inventa un gol al 118’, un gol da attaccante puro. Praticamente una partita che passerà alla storia.

La gara è stata bella, bellissima, al cardiopalma, giocata a viso aperto da entrambe le squadre, una partita di quelle in cui può succedere di tutto. Il primo tempo i tedeschi partono spavaldi ma gli azzurri escono bene, impongono il loro gioco e per 10 minuti ci siamo solo noi in campo. La partita sembra alla nostra portata. Nella ripresa i padroni di casa, spinti dal pubblico incandescente, cercano di venire fuori e la partita si fa equilibrata. Si collezionano emozioni a non finire, si ha l’idea che chiunque potrebbe segnare. Ma in Germania sembra essersi eretto un altro muro, ed è quello della difesa azzurra che concede poco, e quel poco viene vanificato dall’ottimo Buffon.

Lentamente ci si avvia ai supplementari ed è a questo punto che Lippi fa le sue mosse più azzeccate. Consapevole della stanchezza in campo, sia dei nostri giocatori che dei nostri avversari, sostituisce Toni con Gilardino. Poi ai supplementari rischia il tutto per tutto, facendo entrare prima Iaquinta e poi Del Piero. Sembra una mossa azzardata ma Lippi non vuole arrivare ai rigori e con tre attaccanti freschi può avere la meglio. Nei primi minuti del primo tempo supplementare l’Italia intera si mette le mani nei capelli. Prima Gilardino si rende protagonista di una bella azione, arriva sul fondo, supera Ballack con un dribbling, rientra al centro e sorprende Lehmann con rasoterra che però colpisce clamorosamente il palo. Un minuto dopo ci riprova Zambrotta con un tiro dalla distanza che si infrange sull’incrocio dei pali. Sembra una porta stregata.

Saltano tutti gli schemi, si gioca per vincere, nessuno si risparmia. E a due minuti dalla fine, quando lo spettro dei rigori sembra materializzarsi, ecco che l’Italia mette a segno il colpo del k.o.: Pirlo, al limite, non riesce a trovare lo spazio per tirare. Tutti temono che ancora una volta perderemo inutilmente palla in una zona pericolosa del campo ed invece il nostro regista vede Grosso in area completamente solo, lo serve e l’ex terzino del Palermo, passato da poco all’Inter, si inventa un sinistro a girare imprendibile. È il gol più bello ed il più meritato, e mentre Grosso comincia a correre ed urlare come Tardelli nel ‘82, tutti i compagni, compreso Buffon, corrono ad abbracciarlo e a sommergerlo. È praticamente fatta, i tedeschi non hanno il tempo per riprendersi.

Anzi arriva il gol del 2-0, merito di Gilardino che in contropiede arriva al limite e serve l’accorrente Del Piero (che con Dortmund sembra avere un feeling particolare) e mette in rete il pallone che da all’Italia la vittoria piena. Finisce qui la partita, tra gli abbracci degli azzurri in festa e le lacrime dei tedeschi, bravi e combattenti fino all’ultimo. La gioia degli azzurri in campo è la gioia dei tifosi italiani che hanno invaso le strade fino al mattino, perché questa è stata una finale anticipata, perché l’Italia ha dimostrato al mondo intero di essere una grande squadra, perché i nostri ragazzi sanno essere umili, si sanno sacrificare, giocano con il cuore e stanno ripulendo l’immagine del calcio sporcata dai recenti avvenimenti. Comunque vada per noi questa è una vittoria, la vittoria più bella.

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