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L'Aquila condanna gli scienziati. E Messina?

Ricordando i 120mila morti di Messina: che si possa dare una valenza retroattiva alla sentenza del Tribunale così da non lasciare impunite - chissà - quelle morti?

  • 25 ottobre 2012

Se fino ad oggi siamo stati abituati a credere, chiromanzia a parte, che il terremoto fosse frutto di potenti e improvvise vibrazioni del suolo, e di oscillazioni imprevedibili della crosta terrestre, e dell’improvviso spostamento di una massa rocciosa nel sottosuolo, probabilmente ci toccherà ricrederci. A smentire, infatti, ciò che finora scienza in primis, e poi storia e cronaca ci hanno insegnato, sembra pensarci il Tribunale de L’Aquila che, abbracciando la tesi dell’accusa, ha condannato gli scienziati italiani della Commissione Grandi Rischi, colpevoli, secondo quanto stabilito dal giudice di prime cure, di aver sottovalutato il pericolo del sisma che sconvolse il capoluogo abruzzese nell’aprile del 2009. Aspettiamo curiosi di conoscere la motivazione del suddetto provvedimento, per stravolgere la nostra atavica credenza.

Una sentenza che crea un’abissale frattura tra scienza e diritto. Una frattura che si configura addirittura come più profonda rispetto a quella che potrebbe causare il più temibile dei terremoti. Mano alla coscienza e via alle riflessioni su un dibattito che sta animando gli scienziati e la giurisprudenza divisi a metà su una sentenza che sta facendo il giro del mondo e che pare smantellare fin nelle viscere - per rimanere in tema - il significato stesso di “prevedibilità e imprevedibilità”, come definito dal più comune dizionario della lingua italiana e dal codice penale stesso.

Un’esasperazione del concetto di prevedibilità che farebbe accapponare la pelle allo stesso Plinio il Vecchio, noto cronista dell’antica Roma, che dinanzi alla forza della natura chinava il capo in segno di ossequio e, con penna e calamaio, raccontava di fiamme e fumo che guizzavano al cielo. Che prendesse in considerazione quei segnali premonitori come le luci telluriche, le nuvole in fiamme, i lampi improvvisi - e così anche gli ululati dei cani e il cinguettio ininterrotto degli uccellini - prima della scossa?

Che i sismologi di oggi dopo questa sentenza, comincino ad astenersi dal comunicare pubblicamente analisi e stime, temendo magari contraccolpi legali (e del resto il direttore della Commissione ha già lasciato l’incarico, dimettendosi)? E ancora, ricordando i 120mila morti di Messina: che si possa dare una valenza retroattiva alla sentenza così da non lasciare impunite - chissà - quelle morti? Provocazioni, forse. Ma certo la sfilza dei punti interrogativi - ed esclamativi - innescati dal giudizio de L’Aquila sembra ben più lunga, almeno a giudicare dall’eco che la notizia sta suscitando in tutto il mondo, compreso quello scientifico.

Omicidio colposo e lesioni colpose. Questi i reati per i quali sono stati condannati i sei membri della Commissione Grandi Rischi, rei di non aver previsto il sisma o di aver sottovalutato il pericolo. C’è chi è pronto a vederci un indizio di giustizialismo a tutti i costi, chi una svista. Chi, come il presidente della Camera Fini, chiede addirittura che la sentenza venga modificata. Tutti i reati, i crimini e gli eventi stessi della natura, potranno dunque “vantare” un responsabile da adesso in poi come auspica chi nei fatti è leso e offeso, oppure ciò che effettivamente “viene mandato” da Madre Natura - sia esso terremoto, tsunami o diluvio universale - deve continuare ad essere ascritto ad una categoria di eventi inaspettati e improvvisi?

Se nell’antichità, tra miti e leggende, si parlò di animali con una dimora sottoterranea come ratio primordiale dei terremoti, ma anche degli otto elefanti Indù, definiti pilastri della terra insieme ad una tartaruga come causa fondamentale dei movimenti del suolo, oggi i "perchè" sembrano essere più scientifici e meno fantasiosi. La Sicilia, una delle zone a maggior rischio sismico grazie anche alla sua natura vulcanica e alla presenza dell’Etna, sarà oggetto di allineamento del Sole e di altri pianeti, insieme alle stelle, nonché di ribellione degli Dei?

Una cosa è certa: con questa sentenza viene esteso il concetto di responsabilità penale a titolo di colpa secondo quanto sancito dal codice del nostro legislatore, nonostante e indipendentemente dalla condotta stessa dei puniti. Infatti, vengono per la prima volta considerati rei comportamenti che non possono essere ascritti come “negligenti, imprudenti e imperiti” - caratteri che abbracciano la definizione di “colposo” - in quanto imprevedibili dal punto di vista temporale, ma anche geografico. I Maya probabilmente avevano ragione. Sia forse che la fine del mondo, come profetizzato dagli stessi, bussa alle porte preannunciando la nostra prematura e apocalittica fine?

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