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“L’Arciduca”, omaggio a Paolo Borsellino

La pièce, accompagnata da musiche originali e costumi dell’epoca, è proposta in una veste rivisitata da Antonio Giordano, compagno di scuola e amico del magistrato scomparso

  • 8 giugno 2004

Un dramma di Giuseppe Antonio Borgese, “L’arciduca”, andrà in scena martedì 8 e mercoledì 9 giugno alle 21 nell’Auditorium ‘Piraino-Leto’ del Centro Paolo Borsellino di Palermo (via G. Lo Verde 9/23). Lo  spettacolo, realizzato dall’associazione culturale “Scena aperta”, nasce come un vero e proprio omaggio in memoria del giudice Paolo Borsellino. La pièce a metà strada tra il dramma sentimentale e la storia, accompagnata dalle musiche originali e dai costumi dell’epoca, è proposta al pubblico in una veste rivisitata da Antonio Giordano, compagno di scuola e amico del magistrato scomparso. Sulla scena si potrà partecipare dell’amore difficile ed infelice tra l’arciduca Rodolfo d’Asburgo, figlio di Francesco Giuseppe d’Austria, e della baronessa Maria Vetzera. Nessun gioioso coronamento, infatti, è toccato ai due amanti, ma la storia degli innamorati si è conclusa tragicamente: con la loro morte. In questo dramma, inoltre, l’autore ha ipotizzato la scoperta di un complotto contro gli austriaci, imbastito dal nevrotico arciduca. Borgese, scrittore ed autore poco noto (scrisse solo due pièces, “L’arciduca” e “Lazzaro”) è invece da considerare insieme a Svevo, il creatore del personaggio dell’inetto in letteratura.

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«Rappresentare quest’opera – sottolinea Antonio Giordano - non è solo un ulteriore atto di amicizia nei confronti del martire palermitano, ma anche e soprattutto una forte testimonianza necessaria in questi ultimi tempi. Questo dramma è costruito con un linguaggio letterario, ma la polpa di quest’opera presenta, ad un uomo di teatro che vi voglia penetrare dentro, spunti interessantissimi per far tornare in superficie caratteri e personaggi che vivono di vita, con spessori umani di grande rilevanza». L’adattamento di Giordano si è diviso su due fronti: quello dei personaggi e quello della drammaturgia. È stata eliminata, infatti, la folla dei piccoli personaggi per farne risaltare quattro emblematici: Maria Vetzera, mite fanciulla dalla volontà e tenacia di ferro; Rodolfo con il suo  autoritarismo innato e la singolare capacità di amare; Filippo di Coburgo, gaudente e serioso, un principe bonario, spiritoso, ma anche cosciente dei problemi di Rodolfo; Loscek, il furbo servitore tutto fare, capace di destreggiarsi tra segreti ed intrighi. Fanno parte del cast: Claudia Falcone (Maria Vetzera), Angelo Cincotta (Rodolfo d’Asburgo), Fabio Zummo (Filippo di Coburgo), Daniele Davì (Loscek). L’ingresso allo spettacolo è libero.

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