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Marlene Kuntz, idee, tour, dischi: tra la musica e la rete

Intervista ai Marlene Kuntz, che dopo il concerto al Teatro Mediterraneo Occupato di Palermo e in pieno tour estivo parlano del disco "Nuova Luce" e della musica italiana

Ancora sulla cresta dell'onda, i Marlene Kuntz sono pronti a spiccare il volo per il nuovo tour estivo. Il loro nome è uno dei pochi ad aver resistito per vent'anni nell'ambito della musica indipendente. Le canzoni dal suono riconoscibile e dai testi ricercati, hanno portato fin dagli esordi i cuneesi Cristiano Godano, Riccardo Tesio e Luca Bergia ad essere apprezzati in tutt'Italia e ad essere considerati una delle band di culto della scena indipendente nazionale. Li abbiamo incontrati e intervistati.

Proprio in questo periodo l'album d'esordio “Catartica” ha festeggiato il ventennale uscendo su vinile, e nel frattempo continua il tour dell'ultimo disco “Nella tua luce”. Dopo nove cd, questo è il primo interamente prodotto da voi. Da cosa è nata questa volontà di “fare da soli”?
Abbiamo sempre avuto un grande ruolo nella produzione, ma non la responsabilità totale sulla registrazione, sui suoni e sui dettagli. Abbiamo dimostrato di avere le capacità per gestire queste cose e siamo arrivati al nuovo disco con questa voglia. Abbiamo investito di questo onore e onere il nostro Riccardo Tesio che con noi ha seguito passo passo tutta la produzione del disco.

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“Nella tua luce” è un disco carico di energia e comprende tutto il suono dei Marlene, dai brani più impetuosi a quelli più morbidi. Avete mantenuto vivo il vostro stile, rinnovandolo musicalmente e con cose nuove da dire. In che modo?
Abbiamo trovato una giusta sintesi. Ogni disco riflette un momento preciso del proprio percorso, ci sono stati momenti in cui ci sentivamo disillusi, passato quel periodo di riflessione, abbiamo riconquistato una rinnovata energia, siamo ripartiti e ci siamo un po' riaperti a tante cose, ad esempio nei confronti della rete.

Dove, dopo lo scetticismo, siete diventati molto attivi.
Adesso tutto passa attraverso la rete. Sarebbe idealistico e anche un po' stupido non utilizzare quei mezzi per far conoscere la propria musica. Abbiamo affrontato la rete in questo senso, anche pubblicando i momenti di cazzeggio durante le fasi di registrazione. Poi tramite Facebook abbiamo trovato un nuovo modo di comunicare con i nostri ascoltatori e siamo riusciti a costruire una bella comunità di persone che partecipano in modo attivo.

I testi di “Nella tua luce” sembrano meno ermetici rispetto ad altri dischi. Cristiano, è stato un percorso naturale oppure è legato ad una volontà precisa?
Credo sia l'esito di un percorso di naturale crescita. L'esito di una certa soluzione dei problemi che l'autore si pone ogni volta che "apre" una sua nuova opera. Se il tipo di "semplicità" che arriva dopo tanto tempo è causato da questo miglioramento - che in fondo ha a che fare con la maturità - allora si può dire che l'autore sia arrivato a concepire delle soluzioni eleganti e semplici ai suoi difficili problemi iniziali. Considero questo un esito affascinante e artistico.

“Adele” e “Catastrofe” raccontano tematiche sociali di grande attualità: lo stalking e la triste realtà dei senzatetto. Cosa ti ha spinto ad affrontare questi argomenti?
Una forma di inerme sensazione empatica. Forse scrivendone mi sembra di lavarmi un po' la coscienza, irrimediabilmente sporca, di individuo che sa che si dovrebbe e potrebbe far qualcosa ma che non fa nulla per milioni di motivi, quasi tutti necessari e plausibili.

L'edizione in vinile pubblicata per il ventennale di “Catartica” è andata esaurita in pochi giorni, avete un pubblico numeroso e tanti riconoscimenti anche da parte della critica, ma "Marlene Kunz" è, forse, ancora un nome di nicchia. Voi che rapporto avete col successo?
In Italia ci sono delle dinamiche che non hanno fatto bene a noi né allo sviluppo di una scena rock. Potremmo avere meritato di più, ma riusciamo sempre a esprimerci, a fare tanti concerti, abbiamo un pubblico molto numeroso e siamo molto orgogliosi di questo, è un privilegio che ci siamo guadagnati.

La scena musicale di cui siete stati fra i pionieri è quasi sparita, siete tra i pochi nomi che sono riusciti a creare una carriera e mantenere quello stimolo artistico di cui parlavamo prima. In generale perché non ha funzionato?
Le ragioni sono tante. Principalmente noi italiani non siamo esattamente un popolo rock e spesso i media, anche quelli di settore, anziché sostenere la crescita di questa scena, la demoliscono. Questo è nocivo, infatti siamo tornati indietro di vent'anni. Infine si è aggiunta l'esplosione dei talent e chi vuol fare un proprio progetto musicale, magari un po' più ricercato, utilizzando come linguaggio il rock incontra troppe difficoltà.

Ai vostri concerti insieme ai fans di vecchia data c'è un pubblico molto giovane. E' importante avere ascoltatori nuovi?
Si, significa anche riuscire a comunicare a più livelli, riuscire a stimolare l'immaginazione di persone che si affacciano adesso alla vita e all'ascolto. Si può contribure a creare dei nuovi ascoltatori, formarli in maniera un po' più ampia e quindi immaginare che ci sarà un futuro per la buona musica che non passi necessariamente attraverso un tipo di televisione.

È da poco terminato il tour invernale e siete già in pieno tour estivo. Oggi chi fa musica vive praticamente solo di questo, è vero?
Ormai funziona così, nel senso che purtroppo gli anni di internet sono stati una grande illusione per chi vive di musica: la discografia sta morendo, l'oggetto CD non ha più mercato. Quindi anche le poche risorse che venivano dalle vendite dei dischi sono scomparse; per una band le risorse principali sono quelle del live, però bisogna considerare che se tutte le band italiane hanno questo tipo di problema non c'è nessuna domanda in grado di soddisfare un'offerta di concerti così enorme.

Quindi non c'è via d'uscita?
Noi - spiega Luca Bergia - siamo dei creatori di contenuti, di oggetti artistici e idealisticamente desidererei che i grandi contenitori come Google, Facebook ed altri, riconoscessero la giusta parte a chi crea la “materia prima”. Gli stessi provider forniscono la banda larga a persone che scaricano film e musica e, poiché noi creiamo ciò che viene offerto, sarebbe giusto che ci fosse riconosciuto qualcosa, perché è un lavoro vero, anche faticoso e senza creatori di contenuti non ci sarebbero così tanti visitatori.

Vorrei concludere chiedendovi: qual è il luogo di Palermo che vi piace di più? E perché?
Visto che parliamo di spettacoli, è la Chiesa dello Spasimo. Mi affascina molto forse perché è un luogo sacro ma completamente sventrato, quindi c'è questa idea di bellezza ma anche di decadenza che è un po' la summa di Palermo: ci sono delle cose bellissime vicino ad altre cose degradate. È bello che sia uno spazio dedicato anche all'arte, alla poesia, alla musica. Poi a noi piace Ballarò, la Vucciria, ci piace girare nei vicoli con le madonnine, con la gente fuori che mangia, chiacchiera o gioca a carte. Ce ne sono tantissimi, Palermo è davvero una città che non ti lascia indifferente...

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