Modena City Ramblers, il nuovo cd a Palermo
Aggiungete testi di impegno politico, in stile "combat-rock", e avrete la ricetta dei Modena City Ramblers una band che ormai da tempo ha varcato i confini italiani conquistando anche il pubblico europeo. Il "combat-folk" dei Modena City Ramblers sarà di scena a Palermo, venerdì 13 aprile alle ore 22 al Bier Garten (Viale regione siciliana 6469) per presentare l'ultimo disco "Dopo il lungo inverno". L'ingresso al conerto, organizzato da Associazione Musiche, Exodus Agency e Terza Riva, costa 13 euro ed è possibile acquistarlo in prevendita presso Box Office Ricordi, Ellepi dischi, Master dischi, Diskery (Palermo), Tata Blue (Mondello), Cartoleria Agorà (Sferracavallo), Daniro Viaggi (Cefalù), Cerere Viaggi (Termini Imerese) e Insel Viaggi (Bagheria). Infoline 091.335566 o 091.525631.
I Modena City Ramblers nascono nel 1991 come gruppo di folk irlandese, innamorati della musica e delle tradizioni dell’isola di Smeraldo. Dopo lo storico demotape "Combat Folk" (MCR, 1993), nel 1994 esce per l’indipendente romana Helter Skelter il primo album, "Riportando tutto a casa", un disco con cui i Ramblers rivendicano la loro identità meticcia, fatta di Irlanda ed Emilia, dei racconti sulla Resistenza e gli anni Settanta, di viaggi e di lotte. Nel 1996 arriva nei negozi un secondo album, "La grande famiglia" (Black Out/Mercury): il suono comincia a cambiare e il folk (fin dall'inizio suonato con attitudine punk) a indurirsi, contaminandosi col rock. A tredici anni di distanza dal loro esordio i Modena City Ramblers ritornano con un nuovo album dal titolo "Dopo il lungo inverno" (l'ottavo in studio),che segna il ritorno della band sul mercato discografico a un anno dall’abbandono del loro storico cantante solista "Cisco" Bellotti e a dieci mesi dall’entrata nella band delle nuove voci Davide "Dudu" Morandi e Elisabetta "Betty" Vezzani.
Il titolo den nuovo album metaforicamente evoca l’idea di una nuova stagione, di un nuovo ciclo che si preannuncia. Dalla copertina realizzata, passando per i sedici brani inclusi e fino ai tre frammenti che ne costituiscono il momento inziale, centrale e finale, tutto il disco risulta permeato da questa forte suggestione, che muovendo dagli evidenti rimandi alla cultura contadina, dipinge un multiforme quadro di “rinascita": personale, politica, ideale, quasi come se l’attualità che ha segnato la storia d’Italia e del mondo globalizzato nel 2006 venisse a intrecciarsi con le vicende private della band e con i sogni, le scelte di vita e le aspirazioni dei suoi singoli componenti. In un’epoca di musica sempre più "consumata" in modo frammentario, superficiale e veloce, i Ramblers realizzano un disco lungo, studiato, ponderato, eclettico e meticcio che costituisce innanzitutto una risposta "politica" a una scena discografica e ad una cultura monodimensionale che impone, o vorrebbe imporre, un suono e una canzone, sempre la stessa rassicurante nenia per palati addomesticati. Un disco che vuole per questo essere un grande ponte tra la band e il suo pubblico, che ne ha decretato la popolarità e il successo proprio perché nei Ramblers vede dei compagni che nella musica cercano le stesse semplici, ma meravigliosamente grandi, cose: la condivisione, il divertimento, la passione, la militanza, la gioia e l’affermazione di valori etici e politici.
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